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Taehyung entrò nella stanza del prete e chiuse la porta appoggiandocisi contro. Aveva le spalle in tensione, il respiro affannoso.

Era l’ora della sua caccia al tesoro giornaliera e lo si poteva dire anche solo dai suoi vestiti: non indossava il mantello, non portava la corona. I capelli gli penzolavano liberamente davanti alla fronte e lui era costretto a rinviarli dietro alle orecchie in continuazione. Il borsello di pelle che teneva di tracolla era vuoto, ma da lì a poco non lo sarebbe stato più.

Taehyung chiuse il chiavistello della porta e si mise a frugare per la stanza. Aprì le panche, sollevò il tappeto, guardò sotto il cuscino. Non c’era granché, come ci si aspettava da un prete, tranne la cosa che stava cercando. La trovò all’interno del cassetto di uno scrittoio e non appena la vide la riconobbe subito.

Taehyung sollevò una catenina e la piccola croce che c’era appesa si mise a roteare tutta, come una ballerina. A guardarla poteva quasi capire perché ragazzo-spia la volesse tanto. Il suo luccichio d’orato pareva inestimabile in mezzo all’umiltà di quella stanza.

In realtà ragazzo-spia glielo aveva anche già detto perché la volesse. Voleva qualcosa da tenere sotto i vestiti, qualcosa che lo proteggesse da ogni male e che lo facesse sentire sicuro in battaglia. Taehyung avrebbe potuto dirgli che per quello gli bastava l’armatura che gli aveva già fatto avere, ma ormai aveva smesso di contestare.

Taehyung infilò la catenina all’interno del suo borsello, il luccichio sparì. Stava per richiudere il cassetto quando i suoi occhi si soffermarono su una boccetta d’inchiostro. Era nascosta sotto un paio di missive e di fianco c’era anche un pennino da intingerci, nuovo di zecca.

Le mani di Taehyung si mossero prima che la sua coscienza potesse intervenire.

Il ragazzo uscì dalla stanza con il borsello e il petto più pesante del previsto. Il corridoio era vuoto, aveva già controllato, ma due voci in lontananza gli fecero gelare il sangue nelle vene.

Taehyung mise le ali ai piedi. Avrebbe smascherato la sua presenza in un attimo se si fosse messo a correre con il passo pesante che si ritrovava, per cui si costrinse a camminare svelto. Non gli pareva che le voci lo stessero seguendo, ma quando vide una porticina sul fondo di un vicolo cieco tirò comunque un sospiro di sollievo.

Le sue aspettative? Non ne aveva. Solo non si immaginava di finire all’aria aperta.

Era un giardino. Un giardino interno piccolo, abbastanza grande da ospitare tre carrozze in fila, erboso e pieno di alberelli. Pullulava di donne, tutte con il loro grembiule e la loro gonnona, e queste tagliavano verdura, cantavano, raccoglievano acqua da un pozzo. C’era anche qualche pianta da frutto e un paio di pulcini.

Meravigliato, Taehyung mosse qualche passo avanti, poi si fermò.

Forse era meglio andare via. Sembrava tutto così pacifico e lui era il principe. Se tutte quelle donne avessero smesso di cantare per inchinarsi ai suoi piedi si sarebbe odiato.

Taehyung girò i tacchi, ma si ritrovò a saltare dallo spavento. Una bambina gli stava a neanche un metro di distanza e lo fissava con occhi sgranati. Lui stava già per chiederle di non dire niente quando questa tirò fuori da un cestino un pezzo di pane.

“L’ho fatto io!”

Taehyung batté gli occhioni, perplesso. “Eh?”

“L’ho fatto io! Mamma mi ha insegnato.” 

“Ah, uhm. Splendido.”  

La bambina aspettò impaziente che lui le prendesse di mano il panino, poi scappò via. Taehyung si ritrovò a sorridere, stranito.

THE SLEEPLESS KING (Libro 1) (BTS FanFiction - Taekook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora