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Charlotte bestemmiò così forte che il suo angelo custode diede le dimissioni.

Le vetrate della cappella tremavano tutte. Le pareti si passavano l’un l’altra un fragore di tuoni e persino il crocifisso di legno faticava a stare sul suo piedistallo. Si sarebbe detto un terremoto, ma Charlotte sapeva bene di cosa si trattava. I terremoti non si ripetevano allo scoccare di ogni ora.

Maledetto suo padre. Maledetto suo padre che aveva fatto piazzare delle campane sul soffitto di una cappella. Le torri campanarie le avevano inventate alte e distanti per un motivo, no? Era così difficile da intuire? 

Il lato positivo (l’unico) era che le campane sovrastavano qualsiasi imprecazione. La cosa si rivelava utile, soprattutto quando Charlotte cercava di tenere segreta la sua presenza. Quando beveva il vino da benedire, quando si appartava in sagrestia con un uomo…

O quando origliava le confessioni. Esattamente come in quel momento.

La ragazza era nascosta dietro a un confessionale. Aveva il vestito tutto stretto fra le gambe e se ne stava il più rannicchiata possibile. Origliare le aveva sempre dato quel brivido che cercava, ma quel giorno in particolare era eccitatissima.

Jungkook dei Dodici era sbucato dal nulla. Aveva attraversato le porte della cappella e aveva chiesto di essere confessato seduta stante, senza alcun preavviso.

Charlotte non lo conosceva di persona, ma non erano poche le ragazze che andavano dietro al giovane soldato. Un uomo in divisa faceva sempre effetto, in più questo aveva una faccia serissima e i riccioli di un bambino. Un connubio irresistibile.

Da quel che ne sapeva, però, il ragazzo aveva un unico, tragico difetto: non si sapeva niente di lui. Se ci si provava a parlare non raccontava niente di sé, era un disco rotto.

Voglio diventare cavaliere, era la prima cosa che diceva.

Voglio diventare cavaliere, urlava il modo in cui camminava.

Voglio diventare cavaliere, voglio diventare cavaliere!

Sì, insomma, che voleva diventare cavaliere lo aveva capito il regno intero. Ora era arrivato il momento di scoprire qualcosina di più. 

“Padre, mi perdoni perché ho peccato.”

Charlotte sillabò ogni parola del rito. Imitò la faccia lunga del prete quando recitò la sua parte.

“Quali sono i tuoi peccati, figliolo?”

“Sono sempre stato un perfetto cristiano, padre, lo giuro. Frequento la chiesa da quando ero in fasce, prego il Dio padre ogni sera, ma- E’ da quando sono tornato da una missione che-”

“Va avanti, figliolo, ti ascolto.” 

“E’ da quando sono tornato da questa missione che succedono cose che non mi fanno onore. Cose irrazionali. Il mio corpo agisce per i fatti propri.”

La cosa si faceva interessante. Charlotte avrebbe dato di tutto per vedere la faccia con cui Jungkook stava parlando.

Nella voce del prete si percepì il disprezzo. Altro che figura magnanima. “Hai fatto un cattivo uso delle armi che il Re ti ha concesso?”

“No, no. Non è quel genere di situazione.”

“E allora che genere di situazione è?”

Silenzio. Charlotte si stropicciò tutta la gonna, curiosa.

“Figliolo, che genere di situazione è? Di cosa stai parlando?”

Jungkook lo disse con un sussurro, come il mare che gratta le conchiglie a riva.

“E’ piacevole.”

Charlotte si ficcò una mano in bocca. Affondò i denti nella carne, euforica.

“Oh.” fece il prete. Era completamente preso alla sprovvista. Certi argomenti lo mettevano a disagio solo a menzionarli. “E fai qualcosa per contrastarlo?”

“Non so neanche come fare, ad essere sincero. Credo sia impossibile.”

“Allora, se non lo hai impedito ti sei… toccato?”

“Dovrei?”

Tra un po’ Charlotte si strappava le guance dalla voglia di gridare. Era presto, il padre non aveva ancora iniziato a concludere la confessione, ma lei non ce la faceva più, doveva andarsene. Se fosse rimasta un secondo di più avrebbe aperto lo sportello del confessionale e avrebbe tuffato la faccia tra le gambe del ragazzo.

Con le scarpe in mano per non fare rumore, prima Charlotte si allontanò dal confessionale piano piano, poi corse fuori dalla cappella. Era tutta un bollore ed era pronta a spettegolare con ogni ragazza, a scambiare risatine complici ed opinioni. Di sicuro Jungkook e i suoi peccati avevano una musa ispiratrice e bisognava assolutamente scoprire di chi si trattava. 

Charlotte avrebbe fatto tutto questo con sorelle e amiche, ma non trovandole nell’immediato si dovette accontentare.

“Bertha!” esclamò. “Bertha, devo assolutamente raccontarvi una cosa!”

“Non adesso, Charlotte.”

La donna se ne stava ritta in mezzo ai corridoi, l’aria affaccendata. Charlotte fece per raggiungerla, ma dovette frenare di colpo quando un uomo le passò davanti. Dopo di lui ne passò un altro e un altro ancora. C’era un’intera fila di uomini pronti a tagliarle la strada, tutti con le braccia cariche di tende, viveri, borracce. Bertha li stava spedendo tutti di stanza in stanza, come un generale.

“Vi prego, Bertha, la mia è una notizia bomba! Il pettegolezzo del secolo!”

“Il trono di vostro padre è stato rubato, bambina. C’è un contrattacco da preparare, l’esercito partirà in giornata.”

“Ma chi se ne importa del trono di papà, quello che ho da raccontarvi è più importante! Bertha!”

 

 

THE SLEEPLESS KING (Libro 1) (BTS FanFiction - Taekook)Where stories live. Discover now