19

2K 231 51
                                    


 

“Entrerete nell’arena a gruppi di tre. Cercherete una piccola scatola di legno e uscirete nel minor tempo possibile. Non importa se si tratta di una simulazione, voglio la stessa serietà di una vera missione, chiaro?”

I Dodici risposero di sì come un tutt’uno.

Stavano attraversando la strada principale del regno e il popolo sbucava da tutte le parti per ammirarli. Un paio di bambini gli si erano accodati dietro, ridevano, giocavano, ma loro non si scomposero. Avrebbero anche potuto farlo. Adrian era il primo ad aver preso una bimba in braccio.

Era da minuti interi che Jungkook provava a superare Ridge (sì, faceva parte dei Dodici), ma quello era invalicabile. Doveva avercela con lui. Di solito non gli avrebbe impedito così esplicitamente di affiancare il generale.

Strano ma vero, quei due si andavano a genio. Non si erano mai parlati prima del torneo, ma da quando erano nei Dodici avevano trovato l’uno nell’altro lo sfidante senza scrupoli che cercavano. Quell’ostilità era una novità e Jungkook credeva di sapere a cosa fosse dovuta.

Il ragazzo si era legato i capelli. Si doveva accontentare di un codino ridicolo, ma era la prima volta in assoluto che ci riusciva da quando Bertha glieli aveva tagliati. Pelato com’era, Ridge doveva essere geloso di come la chioma gli stesse ricrescendo in fretta.

Adrian frenò e i Dodici finirono tutti uno contro l’altro. L’arena era già in vista.

“Io vi lascio qui. Al mio ritorno voglio essere messo al corrente di ogni problema. Omettere informazioni solo per fare bella figura non vi sarà d’aiuto quando ad Ophidia vi troverete in difficoltà.”

Il generale si congedò. Fece dietrofront con una piroetta e la bimba che teneva in braccio si aggrappò al suo mantello prima di scoppiare in una risata.

I due tornarono ad attraversare il regno, gli uomini iniziarono a dividersi in gruppi e a decidere l’ordine d’entrata. Il loro parlottio fu interrotto da una voce lontana.

“Scusate il ritardo! Sono qui!”

Allo stesso modo in cui una singola mosca può dar noia a decine di persone, i Dodici si voltarono tutti nella stessa direzione. Il principe stava correndo verso di loro. Teneva il mantello tutto fra le braccia e la corona gli pendeva su un occhio.

Ecco, la solita palla al piede. I Dodici tornarono a camminare, come se far finta di niente fosse abbastanza per liberarsi della scocciatura, ma dovettero schivare Jungkook. Il ragazzo si era fermato sul posto. Non andava incontro al principe, ma aspettava che lo raggiungesse.

“Cosa ci fate qui?”

“Mi hanno detto di partecipare alla simulazione. Sai, con il mio piccolo esercito. Devo integrarmi nella squadra.”

Avere la gola secca non impediva a Taehyung di far dell’ironia. Rallentò la sua corsa e si mise a camminare insieme a Jungkook, ma quest’ultimo rimase palesemente sconcertato dal suo aspetto.

C’era qualcosa che non andava. Aveva gli occhi gonfi, la pelle chiazzata.

Jungkook guardò il suo principe come se gli dovesse delle spiegazioni. Taehyung gli tirò il codino.

“Altezza, in che gruppo preferite stare? Sono tutti da tre.”

Taehyung non fece in tempo a vedere chi gli aveva posto la domanda. Lui e Jungkook avevano raggiunto l’arena e si erano riuniti ai Dodici.

“Quello in cui sta Jungkook va bene.”

“Allora è con noi.”

A parlare era stato un uomo che non conosceva. Aveva l’aspetto di un lupo di mare e un sorriso bonario. “Io sono Bennet, lui è Ridge.”

THE SLEEPLESS KING (Libro 1) (BTS FanFiction - Taekook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora