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Taehyung era confuso.

Tanto confuso.

Così confuso che si sentiva tranquillo.

Forse non era tranquillo, forse si era solo arreso al proprio destino. Era da quando aveva tentato la fuga che si sentiva così, in pace con sé stesso.

Lui e Jungkook erano tornati al castello come nulla fosse. Domenico per poco non gli era saltato in braccio dalla gioia di rivederlo e Bertha lo aveva rimproverato così tanto che se ne era stupito. Di tutte le persone che pensava si sarebbero disperate, quei due erano gli ultimi della lista.

Taehyung aveva ripreso a fare le cose che faceva sempre: litigava con i familiari, partecipava alle simulazioni dei Dodici, si allenava. Una parte di lui gli urlava dietro, gli diceva di non stare con le mani in mano, l’altra voleva solo respirare un po’.

Gli allenamenti erano un ottimo modo per respirare. Si doveva concentrare al massimo per non farsi fare a fette e quando terminava si sentiva la testa più leggera. Taehyung era quasi arrivato al punto di non vedere l’ora che arrivassero.

Aveva addirittura smesso di fare a gara a chi si presentava più tardi. Jungkook poteva arrivare anche in anticipo, Taehyung sarebbe già stato lì, perso in un qualche libro.

Come in quel momento, d’altronde.

Era pomeriggio tardi, fuori dalle grandi finestre piovigginava appena. Taehyung aveva ignorato completamente gli sgabelli e si era andato a sedere in un angolo polveroso della stanza, infreddolito. Era interessato al libro che stava leggendo, ma quando sentì i pavimenti scricchiolare rizzò la schiena. Si mise a fissare la porticina, intenso.

Domenico comparve sullo stipite, ansimante. Taehyung abbacchiò la schiena.

“Altezza, il vostro allenatore non verrà. I Dodici sono partiti in missione.”

“In missione?” Taehyung chiuse il libro. “E quando faranno ritorno?”

“Non si sa.”

“E’ una missione pericolosa?”

“Il Re vi sta attendendo nella sala del trono, Altezza.”

“Sono molto lontani da qui? Sono fuori dal regno?”

“Il Re attende.”

Taehyung chiuse la bocca. Conosceva Domenico, se non rispondeva alle sue domande non era per crudeltà. Destabilizzato dalla situazione, si alzò in piedi e lo seguì.

La sala del trono era vuota come lo era stata per l’elezione dei Dodici. Re Quentin e Re Gerard sedevano ai rispettivi troni mentre Adrian camminava avanti e indietro ai piedi delle scale. Era qui che un uomo era stato messo sulle ginocchia, caviglie e polsi legati. Aveva un trio di soldati alle spalle, pronti a saltargli addosso.

“Dov’è il baule che hai rubato?” chiese Adrian. “Lo hai consegnato a qualcuno?”

Al posto di rispondere alla domanda, l’uomo alzò il suo sguardo vuoto su di Taehyung. Il ragazzo si era appena chiuso dietro una delle porte e si sentì raggelare.

Adrian spinse giù la testa dell’uomo, Taehyung tornò libero di muoversi. Salì la scalinata e un inserviente si propose di andargli a prendere una sedia, ma lui preferì stare in piedi.

Aveva già visto l’uomo che suo zio stava interrogando. Quella faccia grezza, quei capelli brizzolati. Doveva essere uno dei tanti con cui si era battuto al torneo. 

“Di che regno fai parte? Sei del regno di Magnolia? C’è un collegamento tra il baule e l’incendio?”

“Incendio?” sussurrò Taehyung.

“Ieri sera una casa ai confini di Chestnut è stata messa a fuoco.” gli spiegò Re Quentin. “Ho già mandato i Dodici a indagare, ma ci siamo mossi troppo tardi.”

“Era un avvertimento, un diversivo o un attacco?” insisté Adrian. Il traditore si beccò una ginocchiata nel petto.

Taehyung si mise le mani sui fianchi, distratto. Si era sentito indolenzito per giorni interi nel punto in cui Jungkook lo aveva afferrato per metterlo a cavallo, invece adesso non provava alcun fastidio. Era strano. Come se non fosse quella la sua condizione normale.

“Allora? Ti degni di rispondermi o no?”

Adrian colpì l’uomo in faccia. Se si ostinava a non parlare le cose sarebbero andate per le lunghe.

Taehyung non capiva come dovesse prendere la cosa. Il castello era in pericolo? I suoi abitanti erano in pericolo? Quelli di Magnolia avevano già scoperto dell’esistenza dei Dodici? C’era qualcosa che Re Gerard potesse fare?

Forse era l’unico a farsi tanti problemi. Ovvio, suo padre non era esattamente il ritratto della felicità, ma sembrava piuttosto tranquillo. Magari al castello certe cose erano all’ordine del giorno.

Taehyung si strinse i fianchi più forte. Cercò i lividi tra la carne, ma non li trovò.

 
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THE SLEEPLESS KING (Libro 1) (BTS FanFiction - Taekook)Where stories live. Discover now