Capitolo 1 ~ Il deserto che mi circonda

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Il caldo la opprimeva come se qualcosa le stesse schiacciando il petto, maledicendo chiunque avesse scordato i riscaldamenti accesi. Cercò di ricordare quel sogno strano prima di aprire gli occhi: un furgone, delle casse, il freddo, una pistola... una serie di sensazioni e fatti che non riusciva a ricollegare. Tutto questo avvenne in un lasso di tempo molto breve, in quell'attimo fuggevole tra quando si inizia a percepire le sensazioni della veglia a quando effettivamente ci si accorge di essere sveglio. Provò a muoversi ma la sua posizione era strana, scomoda e dolorosa inoltre sentì un odore acre, pungente e sgradevole. Aprì gli occhi e capì che il sogno non era affatto un sogno. Aveva i polsi legati ed era stata messa a pancia in giù su... un cammello? Si guardò intorno spaesata. Il sole batteva pesantemente sulla sua pelle che aveva iniziato a bruciare, così come i suoi occhi accecati dai raggi che rimbalzavano sulla sabbia.

«Non può essere... »

«Oh, la principessina si è svegliata»

La ragazza cercò di guardare il proprietario della voce ormai tristemente familiare ma non riusciva ad alzare la testa abbastanza da vedere oltre le sue gambe.

«Dove mi avete portata?»

«Atlad»

«Che cavolo è Atlad?»

L'uomo rise.

«Il posto da cui non andrai più via. Non hai modo di tornare a casa, non senza il nostro aiuto e noi non vogliamo. L'Ordine pagherà bene per te, bambina»

Miriam non riusciva a comprendere nulla, non afferrava le informazioni che le stavano dando... sentiva il corpo in fiamme, forse si era presa un'insolazione.

«Non ce la faccio più...»

«Il tuo è un paese per lo più freddo e, anche quando fa caldo, non raggiunge le temperature di questo posto. Quando arrivate qui siete troppo intontiti anche solo per capire come vi chiamate e questo ci facilita il lavoro. In ogni caso puoi riprenderti un attimo ora, facciamo una pausa.»

L'animale si fermò e qualcuno aiutò Miriam a scendere. Sentì le gambe cederle ma qualcuno la tenne in piedi finché non riacquistò l'equilibrio. La ragazza si accorse di avere i piedi liberi e c'erano solo altre due persone con sé. Pensò che avrebbe potuto provare a scappare, avrebbe incontrato qualcuno per forza, un poliziotto, una macchina, un camion... qualsiasi cosa. Senza pensarci troppo, abbassò la testa e si mise a correre più veloce che poteva.

«Perché ci provano tutti? Possibile che non si guardino attorno prima?»

L'uomo la rincorse, raggiungendola quasi subito ma Miriam cadde a terra ancora prima che la raggiungesse. Sentiva la gola in fiamme, le forze l'avevano abbandonata e la testa le stava scoppiando.

Quando alzò lo sguardo rimase sconvolta.

«No, principessina... non sei a casa. Sei tanto tanto lontana da casa. E non ci sarà nessun principe a salvarti...»

Con le mani ancora legate, sollevò la sabbia su cui era caduta e la lasciò scivolare tra le dita. Attorno a lei vedeva distese di sabbia, dune che si muovevano in un paesaggio sempre diverso ma comunque sempre uguale a se stesso.

L'uomo la sollevò come se non ne sentisse il peso e se la caricò a sacco sulla spalla. Miriam non fece resistenza, dove avrebbe potuto scappare in quelle condizioni?

«Ora vedi di bere qualcosa. Non ti abbiamo portata qui per farti morire disidratata... merda»

L'uomo si mise a correre, cercando di raggiungere il luogo in cui si erano accampati. Miriam provò a guardare nella direzione del suo rapitore ma senza appigli non riusciva a sollevarsi e a guardarsi attorno. L'uomo la lasciò a terra senza preoccuparsi troppo, dove sarebbe potuta andare del resto?

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