Capitolo 15 ~ Dal Damnat io ti evoco, [...](prima parte)

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Titolo completo: Dal Damnat io ti evoco, lancia della folgore demoniaca 


Cercando di non pensare ai visi dei membri dell'ordine, Miriam si sedette nel centro. Non era del tutto convinta di quello che stava per fare, soprattutto perché l'ultima volta era rimasta tre giorni nel Damnat e stavolta non c'era nessuno pronto a richiamarla in caso di bisogno.

«Non devi entrare nel Damnat. Se lo facessi, non potresti comunicare con loro. Devi, invece, cercare un contatto a metà strada, una zona di mezzo in cui il tuo dono sia ancora attivo, poi pensa: perché ti serve l'arma?»

«Bella domanda... a che mi serve?» Miriam appoggiò un gomito sulle sue gambe e cercò una ragione valida per la quale le servisse l'arma. Aprì il palmo della mano e guardò il cristallo che le permetteva di parlare con Selian. Il cristallo scelto da Frey. Le si strinse il cuore e le sue dita si richiusero sul cristallo.

Frey. Eoin.

Chiuse gli occhi e li asciugò col dorso della mano, sentendo dolore dove aveva conficcato le unghie: aveva serrato la mano sul cristallo troppo forte.

«Selian, se entro nel Damnat per sbaglio tu mi tiri fuori, vero?»

«Certo, piccola strega del tuono. Avviserò anche Soraya di mandare qualcuno a prenderti»

Miriam, più sicura di sé, cercò di rilassarsi.

Le era stato detto che gli spiriti erano il tramite che permetteva alla magia di arrivare su Atlad, quindi dovevano esserci anche nel mondo materiale, doveva solo trovare il modo di vederli.

"Se la magia si serve degli spiriti, la magia li richiamerà"

Evocò una piccola saetta nella mano e osservò cosa succedeva effettivamente.

Vide un raggio di luce bianca sprigionarsi dal suo palmo per unirsi a un secondo raggio, partito da un punto indefinito nell'aria, la loro unione generò un piccolo botto simile a quello che aveva già sentito quando aveva messo un caricatore rotto nella presa di corrente. Non sapeva nulla di come funzionasse un meccanismo elettrico e cosa fosse esattamente un fulmine; l'aveva sempre associato a energia pura che vagava nell'aria, ma lì, sotto, a chissà quanti metri di terra, non ne era più convinta. Mise via la gemma e continuò a generare fulmini sperando di vedere qualcosa. Sentiva il calore nascerle da dentro e fuoriuscire attraverso i palmi. Osservava, sperando di notare qualcosa di diverso, ma non accadeva nulla.

«Selian, cosa devo fare?»

«Ad essere lì ti aiuterei. Non lo so con esattezza, a Draken la magia non è considerata come attività in solitaria, almeno fino all'ottenimento dell'attestato. Viene usata e studiata in gruppo, supervisionata da uno o più maestri. Ma ad Atlad sei sola, nonostante Soraya abbia il grado di maestra, nessuno evoca armi su quel continente. Devi parlare con gli spiriti»

Miriam creò un globo di fulmini nelle mani e disse ironica: «Salve, signori spiriti. Avrei bisogno di un'arma. Non so cosa sia, probabilmente non so neanche usarla, ma mi serve per uccidere il mio ragazzo. Sapete, un tizio immortale che è stato scambiato, o è, non l'ho capito, per un dio della guerra e che abitava questo posto quando era ancora integro e Atlad non esisteva»

Il silenzio calò come una cortina sulla stanza non appena smise di parlare.

«Non funziona.»

Atlad esisteva già da prima della creazione dei piani e della sconfitta dei demoni. Chi è che è riuscito a svegliarmi, attirando la mia attenzione?

«Selian, cos'è?» chiese spaventata la ragazza.

Il tuo amico non può sentirti, piccola strega del fulmine. Sei al cospetto di Ba'al. Al suono, alle parole... sì insomma, stai parlando con Ba'al.

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