Capitolo 10 ~ Forza di volontà (seconda parte)

4 1 0
                                    

Passata una settimana da quando Miriam era stata riportata alle rovine dopo il rapimento, Melanie e Jacob erano riusciti, grazie anche alla magie di Eoin, Frey e Miriam, a far guarire quasi completamente i feriti. La sera prima della partenza Mark e Miriam si trovavano nelle rovine per fare le ultime foto che servivano a Eoin e Frey per studiare nei momenti morti che pensavano ci sarebbero stati.

«Secondo te torneremo mai a casa?»

La voce di Mark era tranquilla e pacata ma celava una certa insicurezza di chi vuole essere rassicurato su ciò che avverrà.

«Non lo so. Da quando sono qui prendo il tempo per come viene: non faccio progetti e aspetto, del resto non so neanche come ci sono arrivata qua»

Miriam appoggiò la mano su una colonna di pietra e la sentì ruvida sotto al suo tocco. Era una delle più rovinate e la stessa stanza sembrava in realtà come spezzata, come se ne mancasse un pezzo: le pareti levigate diventavano un tutt'uno con la pietra con cui sembravano essersi fuse.

«Se però sconfiggessimo quest'ordine potremmo scoprire come fare, no?»

Miriam respirò profondamente prima di rispondere, scegliendo le parole da dire.

«Se dovessi schierarmi contro l'ordine e far partire una guerra contro di loro preferirei farlo per una ragione più forte, magari per evitare che continuino ad alimentare quel loro dio»

Miriam si sentì nuovamente sprofondare e iniziò mentalmente a darsi la colpa: se mai avesse deciso di combattere quella guerra lo avrebbe fatto per evitare che altri provassero dolore.

Mark, quasi leggendole nella testa, le si avvicinò e l'abbracciò, appoggiandole la testa sulla sua: era abbastanza alto per poterlo fare.

«Non ricominciare, non è colpa tua»

Le baciò dolcemente i capelli castani e poi continuò: «Nessuno potrebbe mai dartela. Secondo me hai la stoffa per diventare un eroe, uno di quelli che tutti seguono per lealtà. Devi solo prendere coraggio per dire ciò che pensi»

La ragazza tirò indietro la testa per guardarlo negli occhi.

«Per diventare uno di quei protagonisti che tanto ti piacciono?»

«Certo. Però non Sailor Jupiter, più... mmmm... te»

«Ti hanno raccontato anche quello? - chiese imbronciata - Che vuoi dire con: "più te"?»

Lui ridacchiò e rispose: «Sì, me lo hanno detto. Voglio dire che devi essere te stessa, non qualcun altro. In questo modo sarai grande per quello che sei e non per chi assomigli»

Mark strinse un po' più forte la ragazza che si abbandonò del tutto all'abbraccio.

«Torniamo a casa, Mi? Inizia a fare freddino»

La temperatura si stava abbassando velocemente e nelle rovine il freddo si percepiva molto di più rispetto a fuori. Tenendosi per mano rientrarono in casa dove i membri rimasti stavano sistemando le loro borse, Eoin stava spegnendo quasi tutti i suoi macchinari per poter alimentare solo il sistema di sicurezza, Frey preparava il pranzo per il giorno dopo e Stein faceva la cernita di libri e oggetti vari che avrebbero potuto servirgli.

«Ho un brutto presentimento... che ne dite se domani usassimo i grifoni in volo? Vorrei arrivare il prima possibile»

Chi aveva parlato era Ragnar, un omaccione dall'accento russo così marcato che si sentiva nonostante il dono, come se volesse urlare al mondo la sua provenienza. Aveva parlato così poco che Miriam avrebbe faticato a riconoscerne la voce se non fosse stato per il modo di parlare.

AtladDove le storie prendono vita. Scoprilo ora