Capitolo 17 ~ Alleanze e rivalità (prima parte)

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Il trasloco presso le rovine fu veloce. Miriam si impegnò notte e giorno per aiutare i suoi compagni a trasportare i bagagli con Elil, finché un giorno Stein non iniziò ad allenarla sul serio. Non si trattava di semplici lezioni su come sparare, come tenere l'arma o come difendersi. Le stava insegnando ad uccidere. Aiutandosi con alcuni libri, l'uomo mostrava alla ragazza dove colpire per fare più male, i metodi per spezzare una mente sfruttando dolore fisico, le tecniche di interrogatorio più efficaci. Bastarono poche lezioni affinché Miriam crollasse.

«Io non voglio imparare a torturare! Non lo voglio fare!»

Evitava di indossare l'armatura o di evocare la lancia, specie durante l'addestramento, e ora aveva ricominciato a usare vestiti dal suo mondo che aveva recuperato da una tribù che si scontrava regolarmente con l'Ordine. Stein sospirò, cercando di mantenere la calma. Chiuse il libro di anatomia su cui stavano lavorando e osservò la ragazza.

«E allora dovresti fare ciò che ti ho detto all'oasi»

Miriam continuò a camminare su e giù per la stanza della casa.

«Non voglio scappare...»

«No, Miriam. Ora basta. Quando parliamo di decisione che devi prendere, è questa. Vuoi fare il soldato e combattere là fuori? Benissimo! Ma io non voglio mandarti al macello, devi andarci preparata e devi sapere cosa fare in determinate situazioni. Quelle persone non avranno riguardi per te, tu devi saperti difendere. È una guerra, non un gioco. Se decidi di andare avanti sai anche tu qual è il prezzo da pagare! Mark ha avuto millenni per imparare e tu hai qualche giorno! Vuoi metterti contro di lui? Benissimo! Ma non hai tempo! Non ce l'hai Miri, e devi imparare tattiche, allenarti all'uso della lancia, capire come usare il tuo potere attaccando! E, cosa più difficile, devi imparare a uccidere»

Miriam capiva quelle parole ma allo stesso tempo non le accettava. Avrebbe davvero dovuto uccidere? Non poteva trovare il modo di non farlo? Usando la magia almeno. Poteva essere come uno di quegli eroi che non uccideva? Era possibile farlo?

«Ascolta, sapere queste cose non significa che tu debba necessariamente usarle in battaglia, ma potrebbe farti capire cosa succede a chi viene catturato. Sapere cosa possa aver provato un soldato che è stato liberato dalla prigionia, può farti capire com'è meglio approcciarsi a lui, aiutarlo a guarire da ferite non solo fisiche»

Miriam rimase in silenzio per qualche secondo fissando il pavimento.

«È difficile»

«Lo so. Però deve esserti chiaro cosa ti aspetta e secondo me non lo è»

«E allora spiegati, per favore. Fammi capire perché io ho paura. Ho paura di morire, ho paura che... che sia Mark a uccidermi, ho paura che tu, Mike, Soraya e tutti gli altri facciate la fine di Eoin e Frey. Tu non hai paura?»

Stein guardò la ragazza immobile in piedi, con il volto corrucciato dalla paura.

«Ovvio che sì, ma devo difendere questo mondo che Sara amava, l'ho promesso»

Passarono altri secondi di silenzio in cui Stein prendeva coraggio di dirle ciò che aveva saputo.

«Selian ha detto che ti accoglierà. Ora, dopo, quando vuoi. Elil è robusto, è in grado di portarti fino a Draken. Va da lui»

Di nuovo. Stein la voleva convincere a scappare, ad abbandonare tutti.

«Ascoltami Miriam, lascia tutto finché sei in tempo perché se inizia una qualsiasi battaglia, tu rimarrai invischiata in una brutta situazione»

«Di cosa stai parlando?»

«Tu sai di avere un grado più alto di Soraya? Non esiste un altro armatura, tu sei l'unica ad Atlad. Ti seguiranno e sarai il capo. Cosa succede se vinci? Ovviamente bisognerà ricostruire il tutto seguendo una guida. E quella guida sarai tu. Poi arriverà la pace e allora... allora sarai la straniera che è al potere, una probabile nuova Mark. Se resterai, verrai accusata. Se te ne andrai, ti accuseranno di aver abbandonato un popolo a cui serviva un guida. Ora nessuno sa chi sei, sei ancora in tempo»

Il segreto riaffiorò. Stein non le stava dicendo tutto.

«E tu cosa mi stai nascondendo invece?»

«Qualcosa che è meglio che tu sappia lontano da qui. Non sei in grado di schermare la mente, saresti solo un pericolo per te stessa»

Questa era la verità.

«Non servirà a convincermi ad andare via e ad abbandonarvi»

«E allora resta, ma devi imparare a fare la guerra, non solo a combattere. E devi prepararti a una guerra peggiore dopo la vittoria. In ogni caso, io non ti abbandono»

Miriam si rimise a sedere di fianco a Stein, sperando di riuscire a fare ciò che gli altri si aspettavano da lei.

***

Soraya era intenta a scrivere trattati in quella che era stata adibita a sua tenda personale. Come maestra del tempio non avrebbe dovuto abbandonarlo, ma la questione era troppo delicata. Non aveva intenzione di lasciare andare tutto allo scatafascio quando la questione sarebbe stata chiusa: questa volta Atlad sarebbe dovuta rimanere unita anche dopo la guerra, o almeno le tribù legate da un patto di alleanza.

Mike l'aiutava e, nel tempo libero, si esercitava con le armi da fuoco insieme al suo gruppo. Inoltre aveva iniziato a osservare i vari membri delle tribù, iniziando a suddividerli in varie squadre di cinque o sei membri con capacità simili, in modo da poter iniziare a esplorare le varie zone. Alcuni occhi viola stavano organizzando le difese, riattivando e modificando quelle di Eoin, cosa che causò fastidio a coloro che lo avevano conosciuto, ma del resto andava fatto. Non gli interessavano i nomi delle tribù, ma aveva finito per impararne alcuni poiché Soraya ripeteva ad alta voce ciò che scriveva, riadattandolo e sistemandolo. L'odio per Miriam era andato scemando: aveva parlato con Stein e sapeva a cosa andava incontro quella ragazza. Soraya e Selian erano convinti che avrebbe dovuto comandare lei, ma come avrebbe potuto farlo un ragazzina di sedici anni? Come avrebbe potuto aizzare un esercito contro la persona che amava? Togliendo ovviamente il fatto che sembrava non avesse molta voglia di prendere il comando.

«Mike, dovrebbero essere arrivati i nomadi dell'oasi, potresti vedere cos'hanno da dire?»

Mike lasciò perdere i fogli che stava sistemando e andò a vedere cosa volessero i nomadi, uno dei pochi gruppi che credeva nell'esistenza dell'Ordine. Non li sopportava, erano tutti un "ve l'avevamo detto, ora avete bisogno di noi, siete legati alle nostre spie". Sì, certo. A loro interessavano solo gli oggetti sottratti all'Ordine per rivenderli, e in questo non erano molto diversi dal gruppo di Mike. Il loro capo aveva il volto bardato da una pesante stoffa, totalmente inutile all'interno dell'area protetta dalle difese ideate da Eoin. Il vocione roco e gracchiante dell'uomo ebbe l'effetto di infastidire ancora di più il ragazzo che già era poco predisposto ad ascoltare.

«Abbiamo osservato a lungo i sottoposti di Mark, e siamo giunti alla conclusione che le vostre, di conclusioni, sono errate. Mark sta distruggendo i portali»

«Cosa? Stai scherzando?»

Mike si voltò a guardare l'uomo a bocca spalancata. Se fosse stato vero, tutte le teorie fatte sul perché Mark volesse Miriam non avrebbero retto.

«Perché lo starebbe facendo?»

«Non ne ho idea, non è mio compito elaborare teorie e piani, siamo esploratori» concluse irritato l'uomo.

«Magari avete spie, sai com'è...» gli ringhiò contro il ragazzo.

«Non abbiamo una squadra spia, potreste crearla però. Una squadra suicida capace di infiltrarsi nell'Ordine» cantilenò l'altro, ma Mike non pensava più all'uomo. Si voltò diretto verso la casa, questa volta Miriam avrebbe dovuto dargli spiegazioni. Entrò in casa sbattendo la porta e si diresse a grandi passi verso il salotto, dove Miriam e Stein parlavano di qualcosa indicando le pagine di un libro. Si voltarono entrambi a osservare l'uomo con aria interrogativa.

«Qualcosa non va Mike?»

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