Capitolo 11 ~ La pioggia che cade (seconda parte)

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Miriam camminava per i corridoi illuminati del tempio cercando qualcosa da fare. I suoi passi riecheggiavano sul pavimento e, nel silenzio quasi tombale, sembravano quanto di più rumoroso potesse esistere. Il suo lungo vestito bianco ondeggiava sul suo corpo leggero e lei si divertiva a camminare in modo tale da accentuare quel movimento ma stava già iniziando ad annoiarsi: aveva saltato la lezione ma se ne stava già pentendo. Praticamente erano tutti fuori a eseguire commissioni e lei era rimasta sola.

Arrivò al porticato che dava sul cortile interno e lì vide, attraverso gli archi scolpiti per ricordare alberi, Aickley seduto sul bordo della fontana centrale. Miriam guardò dove fosse l'ingresso al cortile ma, appurato che fosse troppo lontano per la sua pigrizia, si avvicinò all'arco davanti a sé che terminava su un muretto alto neanche mezzo metro il cui unico scopo era fare da vaso decorativo per dei cespugli colorati. La ragazza si mise in piedi sul muretto, alzò di poco la gonna per evitare che rimanesse impigliata nei rami e saltò nel cortile. Si sedette accanto ad Aickley distendendo una gamba davanti a sé, alternandola poi all'altra nella pallida imitazione di un qualche esercizio ginnico.

«Non mi hai più parlato» disse offesa.

L'uomo la ignorò ma lei continuò imperterrita: «E neanche hai parlato a Mark»

A questo punto l'uomo si voltò a guardarla e, corrucciando la fronte, le chiese: «Perché avrei dovuto parlare con Mark?»

«Perché è sicuramente più esperto di me in videogame, andreste d'accordo»

«Oh certo, il classico tipo perfetto in tutto, capace in tutto, amato da tutti i professori...»

«I professori lo odiano e a ragione. È gentile e affabile con tutti tranne che con loro: "Dovete dare l'esempio, che esempio date se fumate? Prima voi rispettate noi, poi noi potremo rispettare voi" cose così, cose che fanno incavolare i prof. Quella amata dai prof. per qualche ragione sono io»

«Voi due siete strambi»

A quelle parole Miriam sorrise guardando Aickley.

«Sì, ci siamo trovati. Credo»

«Non dovresti essere a lezione?»

«Mi annoiavo: date e date e nomi e nomi...voglio usare la magia io, mica sorbirmi altre lezioni di storia»

Aickley ridacchiò sommesso e alzò lo sguardo al cielo, osservando i raggi di sole che si scomponevano suddividendosi alla sua vista affaticata dalla forte luce. Strinse il bastone e si tirò su. Non si era accorto che Aliat lo aveva ferito alla gamba, Melanie aveva provato a sistemare il danno ma lui sentiva ugualmente dolore, forse provocato più dal ricordo che da un vero problema fisico.

Miriam imitò l'uomo e insieme iniziarono a camminare per i corridoi, finendo inconsapevolmente per recarsi verso l'ingresso del tempio.

«Dove sono gli altri?» chiese Aickley.

«In giro per Koliat, commissioni o cose simili. Sai, ho guadagnato qualcosina aiutando alcuni profes... maestri, andiamo a prenderci qualcosa a quel baretto?»

«Ci sto»

Miriam guardò davanti a se e sorrise radiosa prima di mettersi a correre con le braccia distese in avanti pronte ad avvolgersi attorno al collo di Mark che l'accolse felice.

«Ma non dovresti studiare ora?» la rimproverò bonariamente Mark.

«Noia! – cantilenò lei di risposta – andiamo al bar tutti assieme?»

«Mark ha ragione però, dovresti stare con un maestro ora» le parole di Stein risultarono molto più perentorie di quelle del ragazzo.

«N-O-I-A! Noia! Tante date inutili che tanto non ricordo»

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