Capitolo 18 ~ Il fulmine mi guida (prima parte)

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Le zampe di Elil sollevavano nuvoloni di sabbia mentre Miriam, in groppa al suo fedele amico, si concentrava sui sentimenti dell'animale. Evitava quanto più possibile gli altri, aveva già abbastanza difficoltà a mantenere a bada la sua ansia, non poteva controllare anche quella di altre cinquanta persone.

«Qualcosa non va, Miri?»

Miriam si voltò di scatto, sperando di vedere suo padre. Miri era il nomignolo che usava quando era preoccupato per lei. Vedere Stein la riportò alla realtà.

«Sì. L'empatia sta diventando un problema.»

Nynas fece uno strano verso e diede una piccola testata ad Elil. Il grifone rispose felice e si strusciò contro l'amica, avvicinando i due cavalieri.

«Cosa intendi?» chiese il soldato.

«Sento... l'ansia degli altri. Già non è facile tenere a bada la mia, figuriamoci quella degli altri.»

Stein rise. Miriam si accigliò, sentendosi in parte offesa da quella risata.</span

«Non venirmi a dire che non sei nervoso, perché so che lo sei.»

«No, Miri. Non ridevo per quello. L'empatia si divide in attiva e passiva. In sostanza la passiva è la tua recezione dei sentimenti altrui. L'attiva, invece, è la tua capacità di trasmettere agli altri quello che provi. Alcuni la usano per calmare gli altri. È un processo lungo, molto lungo e difficile da imparare, ma qualcosa mi dice che tu ci metterai poco... »

«Non è barare? Insomma... posso far provare paura?»

«Non proprio. Puoi far sentire agli altri ciò che senti. Con una o due persone riesci a tenere separato ciò che provi tu da quello che provano gli altri, giusto? Ma perché lo sai. Gli altri non distinguono, per cui se sentono speranza, prenderanno coraggio. Non fai altro che passare in qualche modo il tuo potere.»

«Lo trovo comunque pericoloso.»

«Lo è, del resto potresti convincerli a combattere una battaglia suicida. In ogni caso ricorda che sono i tuoi sentimenti che sprigioni, se sono negativi verranno percepiti come tali.»

Miriam rimase in silenzio, prima di esporre uno dei dubbi che più l'attanagliava.

«Mike ... perché non è venuto? Sono io la causa?»

Stein respirò profondamente e pensò a un qualche tipo di discorso, infine, però, rispose solo: «No.»

«Stein, sento quando mi stai mentendo e non sei neanche capace di farlo.»

«Mike è a rischio corruzione, lo stanno addestrando a usare i suoi poteri e a non farsi sopraffare da essi. A differenza di te, ha bisogno di più tempo per prendere confidenza coi suoi poteri.»

Elil starnutì, facendo sobbalzare Miriam. Appena si ricompose, continuò: «Non risponde alla mia domanda, però.»

«Vero. Non posso sapere cosa pensa lui, tuttavia sì, è probabile che ti stia evitando. Non si fida totalmente di te e in parte ti ritiene responsabile. Se tu non fossi arrivata, tutto ciò non sarebbe successo. Almeno per lui, a mio avviso se tu non fossi arrivata, non avremmo neanche una minima speranza.»

«Mark... lui ha detto che posso diventare un eroe. Perché dirmi...» Miriam non riuscì a terminare la frase.

«Forse perché ne è convinto.»

«Convinto? Convinto di cosa? Che avrei combattuto?»

«Forse. O forse pensava che tu fossi destinata a essere grande, indifferentemente da tutto questo.»

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