6. Casa Jeon

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Jiminie's pov

Apro lentamente gli occhi e vengo immediatamente accecato dalla luce proveniente dalla finestra. Sbatto un po' le palpebre per adattarmi al drastico cambiamento di tonalità di luce e sbadiglio in cerca della mia voglia di alzarmi.
Mi fermo a guardare il soffitto e solo adesso mi rendo conto che non è quello color crema della mia stanza, ma bensì quello bianco panna di Taehyung. Il mio ragazzo è infatti steso vicino a me con la testa appoggiata sulla mia spalla ed un braccio ad avvolgermi la vita.

È incredibilmente bello pure mentre dorme.

Avendo bisogno di contatto con lui pure in questo momento, gli schiocco un dolce bacio sulla fronte dopo il quale intrufolo la mano con cui fino a poco fa lo circondavo nella sua folta chioma bionda, per poi accarezzarla e odorarne l'intenso profumo di vaniglia che mi fa sempre impazzire.

Rimango così per un bel po', perdendo totalmente il senso del tempo.
Sposto distrattamente lo sguardo per tutta la stanza osservando anche i nostri vestiti a terra, segno della notte infuocata e passionale trascorsa dopo tanto tempo, ed un altro sorriso si fa spazio sul mio volto.
È sempre bello sentirsi amati dalla persona che ami.

Continuo a fissare ogni cosa intorno a me finché il mio sguardo non si posa sulla sveglia digitale posta sul comodino accanto a me.

- 8.00 AM -

Spalanco occhi e bocca e sento l'agitazione iniziare poco per volta ad impossessarsi del mio individuo.
Sono in ritardo, ancora, e se non mi muovo non arriverò in tempo per le lezioni. Non che l'idea di balzare e rimanere a coccolarmi nel letto con il mio fidanzato sia male –anzi– ma così rimarrei indietro e dovrei preoccuparmi di recuperare gli argomenti trattati e, sinceramente, non ne ho proprio voglia anche perché adesso ho intenzione di passare il maggior tempo possibile con il mio tigrotto. Inoltre, devo assolutamente accertarmi che Jungkook stia bene.

Decido allora, seppur a malincuore, di svegliare il mio bimbo che ancora dorme beatamente. Lo scuoto leggermente e gli continuo a sussurrare "amore svegliati, devo andare a scuola" fino a che, pochi secondi dopo, apre lentamente gli occhi chiaramente infastidito dall'interruzione nel bel mezzo della sua dormita.
Mi guarda con un tenero broncio e si stropiccia gli occhi con le braccia per poi mettersi seduto a gambe incrociate.

«Si può sapere perché mi hai svegliato? Stavo dormendo così bene!» sbuffa in attesa di una risposta che non tarda ad arrivare.
«Devo andare a scuola, non ricordi? Inoltre devo vedere come sta Jungkook»
detto ciò a malincuore mi alzo dal letto caldo e raccatto i miei vestiti del giorno prima dal pavimento.

«Ti accompagno pabo»

Gli rivolgo un dolce sorriso ed iniziamo entrambi a prepararci.

Tae's pov

Vengo insistentemente scosso da qualcosa, o meglio, da qualcuno e decido allora di porre fine alla mia dormita. Mi stiracchio e mi siedo a gambe incrociate facendo vagare il mio sguardo in cerca del colpevole, che poco dopo trovo intento a fissarmi con un ampio sorriso.

«Si può sapere perché mi hai svegliato? Stavo dormendo così bene!» ammetto scocciato e voglioso di tornare a dormire avvinghiato al ragazzo qui difronte.
«Devo andare a scuola, non ricordi? Inoltre devo vedere come sta Jungkook»
Mi blocco all'udire quelle parole e sento il nervoso salirmi nelle vene, a quantità industriali.

Possibile che ogni suo pensiero sia sempre e solo incentrato su Jungkook!?

È da quando sono arrivato che non fa altro che menzionarlo e preoccuparsi di lui. Possibile che un cazzo di adolescente non possa tornarsene alla sua cazzo di casa senza avvisare sennò il suo migliore amico lo pensa morto!?
Non gliel'ho ancora detto a Jimin e non penso che lo farò ma mi da molto fastidio il fatto che pensi così tanto a quel ragazzetto, insomma, quando io ero a Daegu mi pensava così tanto?
E non voglio nemmeno pensare cosa possano aver fatto da soli per tutto questo tempo.

Mi ribolle il sangue dalla rabbia anche solo a pensarci.

Resta però il fatto che io mi fido ciecamente di Jimin e sono sicuro che se lui mi ha detto che sono solo migliori amici vuol dire che sono solo migliori amici.
È di questo Jungkook che non mi fido. Ammetto che è un ragazzo carino anzi, ad essere sincero, molto più che 'carino' e, da quel che ho potuto vedere, è timido e impacciato. Così è stato con me che sono uno sconosciuto, peccato che loro si conoscano dalle elementari e che siano quindi più che in confidenza.
Non so, ma il loro legame è davvero troppo profondo per essere una normale amicizia per i miei gusti.

Vuol dire che indagherò al riguardo.

Mi risveglio dai miei pensieri quando vedo che Jiminie si sta già vestendo. Non è il caso che lo lasci andare da solo se posso accompagnarlo io.
«Ti accompagno pabo» ed inizio così a prepararmi.

Nell'arco di 20 minuti siamo pronti e scendiamo, saliamo in auto e partiamo alla volta della sua scuola.

Impieghiamo più o meno 5 minuti ad arrivare e quando siamo finalmente davanti al cancello, il mio ragazzo esce dall'auto e mi sciocca un veloce bacio a stampo che non ho neanche il tempo di ricambiare che già quella testolina rosa si è immersa tra tutti gli studenti presenti all'entrata.

Sbuffo abbastanza offeso da questa mancanza, il che mi fa ripensare a quando eravamo ancora distanti: ogni gesto, contatto o parola conteneva un profondo significato e amore, ora invece e tutto così superficiale, tanto superficiale da poter sembrare persino noioso. Amo alla follia il mio piccolo mochi, ma proprio non sopporto quando, nonostante sappia quanto bisogno ho di contatto fisico e dimostrazioni d'affetto, da' tutto per scontato e lo rende così semplice e spoglio, privo di emozioni e sentimenti.
La cosa che non sopporto ancora di più è che tutta questa fretta, e quindi questa mancanza di attenzione nei miei confronti, è colpa di quel mocciosetto moro. Senza che neanche ne abbia una colpa già lo detesto: nessuno deve mettersi in mezzo tra me ed il mio fidanzato, nessuno.

Il suono della campanella mi risveglia da questo momento sfogo-riflessivo e mi ricorda che tra due ore esatte devo essere a lavoro. Sarebbe bello poter dire che devo iniziare ad incamminarmi ma non è così: bensì, la sede dello studio in cui lavoro è a 20 minuti da qui a piedi ed io sono già pronto.
Non ho idea di cosa farò in tutto questo tempo ma per prima cosa decido di tornare a casa per posare l'auto e farmi una doccia fredda per svegliarmi meglio.
Mio malgrado perdo solo mezz'ora così, rassegnato a dover raggiungere lo studio prima del solito, preparo la mia borsa ed esco di casa.

Mentre passeggio tranquillo con le mani nelle tasche mi guardo un po' intorno per memorizzare a pieno i tratti e le caratteristiche delle varie vie. Il quartiere in cui ora abito è forse il più bello e richiesto di Seoul: immerso nel verde con al suo interno graziose villette a schiera con qualche eccezione per qualche piccolo negozio. Questo clima mi rende sereno e mi mette di buon umore, proprio quel che mi serviva dopo tutto lo stress accumulato in questi giorni.
Concentrato a guardarmi intorno con occhi luccicanti non mi accorgo che manca davvero poco alla mia meta è che, ahimè, questo grazioso spettacolo durerà ancora per poco.

A più o meno 3 isolati dallo studio una villa attira la mia attenzione più delle altre. È una villetta a due piani color crema con un grande giardino e dei divanetti tipici estivi a vista. Nonostante non ci sia mai entrato mi sembra così familiare, ma per quanto mi sforzi a ricordare proprio non mi viene in mente nulla.

Possibile che conosca il proprietario?

Rifletto per qualche secondo e visto che sono ancora in netto anticipo decido di ficcanasare un po' e scoprire una volta per tutte se in qualche modo ho già avuto a che fare con questa abitazione.
A piccoli e silenziosi passi mi dirigo verso la porta d'ingresso ed una volta raggiuntala mi viene più che naturale controllarne il proprietario.
Quando lo faccio rimango un attimo sorpreso e ricordo immediatamente dove avevo già sentito citare questa casa e questa via.

Per avere l'ennesima conferma avvicino maggiormente il mio volto al campanello ma le scritte lì impresse rimangono sempre le stesse.

« JEON    LEE »

ᴍɪɴᴇ ᴏʀ ɴᴏᴛ? || ᴛᴀᴇᴋᴏᴏᴋUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum