49. Un'amore ufficiale

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«Cazzo» sussurro tra me e me all'ennesimo ticchettio provocato dalla lancetta del piccolo orologio.

Sono a scuola e sto aspettando con ansia il termine dell'ultima ora di lezione, che la mia classe sta trascorrendo facendo individualmente uno stupido esercizio di matematica, inutile trovata della professoressa giusto per non lasciarci tranquilli gli ultimi minuti di lezione.

Sono passati cinque giorni da quando io e Taehyung abbiamo chiarito e ci siamo messi insieme e oggi, come promesso, mi verrà a prendere a scuola. Non nascondo di essere davvero agitato di scoprire a cosa si riferisse quando mi ha citato quella famosa 'sorpresa', non me ne ha mai fatta una e adesso come adesso non so proprio cosa aspettarmi da lui che ne pensa cento e mille ne fa.

Continuo a scarabocchiare disegnini sul quaderno, disinteressato da qualunque cosa o persona che non siano l'orologio appeso dietro la cattedra e che non ho smesso un attimo di guardare da stamattina.

«Signorino Jeon» mi richiama la prof, uno sbuffo annoiato esce dalle mie labbra. So già cosa mi sta per dire...

«Sì?» rispondo svogliato.

«Trova l'orologio così importante da non svolgere l'esercizio assegnato o l'ha forse già finito vista la sua brillante media nella mia materia?» mi rimprovera con la sua irritante voce da cornacchia, non si può sgarrare un minimo che ti deve fare la predica e deridere davanti a tutta la classe. Sono sempre stato lo studente modello ma sinceramente mi sono un po' rotto le scatole di stare sempre zitto ad incassare i colpi, ora mi sente 'sta stronza!

«Veramente, sì» faccio spallucce sorprendendo sia la diretta interessata che i miei compagni di classe, abituati a sapermi un ragazzo sempre educato e pacato.

«È forse questo il modo di rispondere, signorino!?»

«Perché, come le ho risposto?» faccio il finto tonto, sento in sottofondo delle risate ad incoraggiarmi.

Forse quest'ora non è poi così noiosa.

«Maleducazione, ecco cos'è quella che sta assumendo!»

«È perché mai? Lei mi ha posto una domanda e io le ho risposto...ora se vuole scusarmi» controllo un'ultima volta l'orologio prima di sentire forte e chiaro il suono assordante della campanella, butto in malo modo la mia roba nello zaino e, salutando con un cenno di testa i miei compagni e la professoressa, mi fiondo fuori dalla classe di corsa.

Corro letteralmente giù per le scale e lungo l'ultimo corridoio a separarmi dal mio ragazzo, che non appena esco dall'edificio, cerco con lo sguardo come un pazzo.

Scendo gli scalini difronte all'ingresso e tra la già enorme folla di studenti cerco di scorgerlo, provo ad avvicinarmi al cancello ma nulla, non lo trovo.
Un po' demoralizzato e preoccupato continuo a cercarlo, magari non si è sentito bene e non è qui per questo..

«Ma dov'è?» mi ripeto mentre scruto velocemente il volto di tutte le persone intorno a me, cercandone uno ambrato e luminoso come il sole.

Mi sembra tanto di essere tornato indietro di qualche mese, quando lo cercai senza conoscerne il volto e lo trovai senza nemmeno accorgermene, poiché ne rimasi così ammaliato che fu difficile per me distogliere lo sguardo.
Ora che però conosco tutto di lui a memoria ed il suo aspetto fisico lo potrei descrivere ad occhi chiusi, non riesco a trovarlo e questo non fa altro che far crescere in me una sensazione di sconforto e agitazione.

Ho aspettato con ansia questo momento ed ora lui non c'è, cosa dovrei fare adesso?



Dopo una decina di minuti, stanco e avvilito, trovo posto a sedere in una delle panchine poste difronte all'entrata e osservo uno dopo l'altro ogni studente che mi passa davanti. Inutile dire che ne avrò visti centinaia con i capelli castani e la pelle più scura rispetto alla media coreana, ma nessuno di quelli si è avvicinato neanche lontanamente al mio amore.

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⏰ Last updated: Sep 08, 2020 ⏰

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ᴍɪɴᴇ ᴏʀ ɴᴏᴛ? || ᴛᴀᴇᴋᴏᴏᴋWhere stories live. Discover now