19. Infermeria

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Al suono della campanella esco subito dalla mia classe e mi fiondo verso quella di Jimin, sperando di trovarlo lì o almeno nei paraggi. In tutto ciò prego di non incrociare Yugyeom, passiamo troppo tempo insieme a mio avviso e più ne trascorriamo più mi cerca.
Sarebbe anche una cosa carina se solo non si infastidisse per ogni persona che ci guarda o che prova a parlarmi. È molto, troppo, possessivo e questa cosa è sbagliata perché così facendo ci sta isolando in una bolla, lontano da tutte le altre persone a cui vogliamo bene o che quotidianamente vediamo a scuola.

Chiunque all'infuori di noi due è da allontanare secondo lui.

Non ce la faccio più, per colpa sua mi sono allontanato tantissimo dal mio mochi e posso perfettamente capire come si senta messo da parte in questo momento, ci rimane male per questo genere di comportamenti, se fatti dal suo migliore amico poi...
Sto per svoltare l'angolo in direzione della classe del mio hyung, ma appena vedo la persona da cui sto disperatamente scappando appoggiata agli armadietti circostanti mi appiattisco contro il muro, in speranza che non mi abbia notato.

Che cosa ci fa lui davanti alla classe di Chim? Cosa vuole da lui?

Lo osservo per qualche minuto in cerca di spiegazioni, si guarda intorno continuamente con fare agitato e nervoso e se piazzandosi lì davanti ha sperato in qualche modo di incontrarmi gli faccio i miei complimenti, mi conosce già abbastanza a quanto pare.

Peccato che a questo giro sia stato più furbo io.

Sto per tornare indietro quando improvvisamente mi sento afferrare dal polso. Non riesco a trattenere un urletto poco virile per lo spavento che viene però subito bloccato da una mano, la stessa mano che poi mi afferra dal polso e mi porta chissà dove. Non riesco a opporre resistenza, avviene tutto così in fretta che a malapena riesco a riconoscere i corridoi della mia stessa scuola.

Dopo qualche minuto io e il mio rapitore arriviamo in bagno e, senza avere nemmeno il tempo di riprendere fiato, vengo preso di forza e chiuso in una cabina.
Rimango qualche secondo con gli occhi chiusi, troppo impaurito da chi possa trovarsi davanti a me, ma poi mi decido ad aprirli per concludere il prima possibile e tornarmene in classe.

Quasi non mi strozzo con la mia stessa saliva.

«Jimin!?» urlo, aspettandomi chiunque davanti a me fuorché il mio migliore amico. E invece è proprio lui, chioma rosa tutta scompigliata, faccino cute tutto rosso dovuto alla corsa e il solito sguardo dolce. Un po' scombussolato ma è il mio Chim.
«Finalmente riusciamo a stare un po' soli senza che si impicci quel Yugyeom, non lo sopporto ti giuro!» sbotta ancora affaticato e proprio non riesco a trattenermi dall'abbracciarlo forte, gesto che viene subito ricambiato.

Mi è mancato tanto il mio mochi e sembra pensarla anche lui così.

«Mi sei mancato Jiminie» ammetto contro il suo petto, lui invece ridacchia e insinua una sua manina tra i miei capelli per accarezzarmeli.
«Anche tu pabo» dice stringendomi maggiormente al suo corpicino tonico. Avrei così tante cose da dirgli, così tante scuse da rivolgergli a causa dei sensi di colpa che mi logorano dal profondo, ma non riesco ad emettere una sola parola.

È un momento perfetto così com'è, silenzioso ma allo stesso tempo ricco di parole a cui non daremo voce, non sentendone il bisogno.
Sappiamo già benissimo i pensieri l'uno dell'altro, quindi perché rovinare l'atmosfera tranquilla e rilassante che si è creata?

Restiamo così per qualche minuto, fino all'udire il fastidioso suono della campanella. Ci stacchiamo, e dal suo sguardo serio deduco che abbia qualcosa di importante da dirmi, sicuramente una ramanzina me la becco, poco ma sicuro. È quando però il suo sguardo si fa preoccupato che non so più che cosa aspettarmi da lui, nonostante lo conosca da tanti anni questo batuffolo rosa rimane imprevedibile.

ᴍɪɴᴇ ᴏʀ ɴᴏᴛ? || ᴛᴀᴇᴋᴏᴏᴋDove le storie prendono vita. Scoprilo ora