30. Incubi e rimedi

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Kookie's pov

Non riesco a credere ai miei occhi, credo di star impazzendo.

È da un po' ormai che faccio fatica a distinguere la fantasia, i desideri impossibili da realizzare, dal vero ed in questo momento non so proprio cosa pensare. Ho paura che le sagome davanti a me siano solo frutto della mia immaginazione, come è già successo tante, troppe volte.

Per anni ho sperato di vederli rientrare dalla porta di casa, dopo l'ennesimo giorno passato a salvare vite. Rimanevo seduto all'ingresso con lo sguardo fisso sulla maniglia fiducioso che prima o poi l'avrei vista venire abbassata. Finivo sempre con l'addormentarmi a tarda notte risvegliandomi col pavimento a qualche centimetro di distanza dalla faccia e il cuore sempre più crepato.
Avevo perso la speranza di poterli rivedere, di poter avere una vita normale affiancato e sostenuto dalle due persona che più amavo in tutta la mia vita, ben detto 'amavo'. Più passava il tempo e più non si facevano sentire, non mi inviavano lettere, stavo iniziando a dimenticare come fossero fatti; avevo talmente tanta paura di perdere anche loro che ho persino creduto fossero morti ad un certo punto, ma a quanto pare a loro non interessava altrettanto di me.
Hanno preferito dedicare la loro vita a salvare degli estranei, senza neanche accorgersi che l'unico figlio che gli era rimasto stava per cadere in un baratro di solitudine e nostalgia dal quale non sarebbe più riuscito a uscire.

Ho vissuto un incubo per tre lunghi anni, convinto che a nessuno importasse più di me a parte Jimin, e loro hanno la faccia tosta di tornare a casa solo quando hanno rischiato di perdere anche me. Dovevo davvero morire per farli rendere conto di quanto avessero sbagliato a trascurarmi per così tanto? Forse avrei dovuto, ma come avrei scacciato i sensi di colpa a quel punto? Beh, loro non mi sembra ne abbiano avuti....



«E-eomma, A-ppa?» domando più a me stesso che ai due adulti difronte a me, ma mi rendo conto di non star sognando solo quando vedo i loro occhi riempirsi di lacrime e sento i loro singhiozzi forti e chiari, essendo a pochi metri da me.
«A-amore mio...» sussurra mia madre tentando di avvicinarsi a me ma ottenendo solo altra distanza da parte mia. Non li voglio vedere, non adesso che sono finalmente tornato sano e salvo a casa e posso recuperare le forze perse.

«N-no lasciatemi i-in pace» mi esce più come una richiesta disperata che come un ordine e mi accorgo solo adesso di star piangendo anch'io.

Vedo Taehyung guardarmi preoccupato e gli rivolgo un piccolo sorriso per tranquillizzarlo, lui sa tutto riguardo ai miei genitori e mi ha sostenuto fino ad ora dicendomi di non preoccuparmi perché prima o poi si sarebbero resi conto del loro errore.
E a quanto pare aveva ragione.

«Jungkook» mi richiama mio padre «Sappiamo di averti ferito e ci pentiamo davvero tanto di non averti rivolto le attenzioni che meriti. Noi volevamo solo aiutare il prossimo ma così facendo abbiamo ferito te ed abbiamo permesso che ti succedesse tutto ques-»
«Voi non sapete proprio un bel niente! Non sapete quanto vi ho aspettati, quanto vi ho desiderati al mio fianco, quanto volessi abbracciarvi nei momenti di bisogno! Non avete idea di quanto ogni sera vi ho aspettati senza ricevere nemmeno vostre notizie! Sono rimasto per tre anni solo come un cane, solo al mondo se non fosse stato per Jimin!» gli urlo contro con tutta la voce che ho stupendoli anche parecchio viste le loro facce scioccate. Sono un ragazzo tranquillo solitamente e non ho mai alzato la voce contro nessuno, figuriamoci contro ai miei genitori, ma in questo momento ne sentivo veramente il bisogno. Mi sono finalmente liberato di tutta la frustrazione che mi sono tenuto dentro e nonostante l'abbia fatto contro di loro non me ne pento neanche lontanamente.

Devono capire quanto ho sofferto a causa loro.

Sono tornati solo quando gli ha fatto comodo, mi sento usato, usato e buttato via esattamente come ha fatto Yugyeom.

ᴍɪɴᴇ ᴏʀ ɴᴏᴛ? || ᴛᴀᴇᴋᴏᴏᴋWhere stories live. Discover now