39. A modo nostro

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Cinque giorni. Sono passati cinque giorni da quando ho implicitamente chiesto a Taehyung di non sentirci e giuro di non essermi mai pentito così tanto delle mie azioni in tutta la mia vita.

Sento di star impazzendo. Vedo il maggiore in ogni gesto quotidiano, come se fosse al mio fianco per tutto il tempo, mi sembra di sentire il suo inconfondibile profumo ovunque io vada e tutto questo mi sta mandando il cervello a puttane. Fa ancora più male sapere che queste mie allucinazioni sono dettate dal mio volere: il mio corpo, il mio animo, il mio cuore lo vorrebbero qui con me e la mia mente agisce di conseguenza. E più il suo volto angelico appare insistente, più sento la sua mancanza e il senso di colpa mi distrugge; sono consapevole di aver esagerato tanto quanto ha esagerato lui.


Mi rigiro per l'ennesima volta tra le mie coperte, scombinate a forza di rotolarci dentro come farebbe un maialino nel fango, emettendo l'ennesimo sospiro. Guardo il soffitto come se fosse chissà quale famosa opera d'arte, cerco di non pensare a lui ma mi sembra ogni secondo sempre più impossibile, una di quelle imprese colossali ed irrealizzabili. Accanto a me c'è il mio telefono, squillato chissà quante volte ed a cui non ho risposto mezza, non voglio sentire nessuno, non voglio esserci per nessuno.

Chiudo gli occhi cercando di prendere un po' di sonno, e quindi distrarmi da quanto io sia stato un deficiente a bidonare Taehyung in questo modo, ma il suono del campanello mi fa aprire gli occhi di colpo e mettermi seduto.

I miei genitori saranno di ritorno tra qualche ora, chi può essere?

Con ancora il dubbio in testa mi dirigo al piano di sotto e senza pensarci troppo apro la porta. Inutile dire che mi do' del babbeo neanche tre secondi dopo.
Davanti a me l'imponente figura di Taehyung che mi guarda tra il sorpreso e il severo; sicuramente non si aspettava che gli aprissi e ha ragione, se avessi controllato chi fosse all'occhiello prima di aprire l'avrei mandato via. Ma ormai è troppo tardi, dal momento che gli ho aperto devo affrontarlo.

«Taehyun-» non riesco nemmeno a terminare la frase che mi supera incazzato e chiude la porta alle sue spalle. Mi afferra poco delicatamente per le spalle e mi sbatte contro la superficie in legno attaccando le sue dolci labbra alle mie in modo violento e vorace.

In un primo momento cerco di staccarmi e allontanarlo, ma non appena le sue mani si poggiano sulla mia vita smetto di combattere contro me stesso e ricambio il bacio, sciogliendomi sotto alla sua presa ferrea. Più il bacio diventa bagnato, più il mio corpo si ritrova schiacciato tra il suo e la porta, i nostri bacini si scontrano e non riesco a trattenere un ansimo contro la sua bocca, ancora accanita sulla mia.
Le sue labbra si muovo esperte sulle mie, leccandole e mordendole sempre più forte, tanto forte da farmi gemere dal dolore e schiudere le labbra; subito infila la lingua nella mia cavità orale e incontra la mia, iniziando un continuo rincorrersi e scontrarsi.

Sento il mio corpo andare a fuoco e la testa totalmente da un'altra parte, sto cercando in tutti modi di mantenere il controllo ma mi viene così difficile con un Taehyung affamato e spalmato interamente sul mio corpo. È in momenti come questo che mi rendo conto di quanto io sia dipendente e completamente sottomesso al maggiore, ogni suo tocco e bacio non fanno altro che farmi diventare sempre più bramoso di lui, sempre più affamato. È come una droga, più ne assaggi, più non riesci a farne a meno e lui è decisamente la mia, di droga.

Ci stacchiamo dopo vari minuti passati a baciarci e a toccarci oscenamente, con uno schiocco, e mi accascio contro la parete alle mie spalle per non cadere a terra tanto le mie gambe sono molli. Rimaniamo a guardarci per non so quanto tempo mentre entrambi recuperiamo il respiro ancora irregolare, i nostri petti che si alzano e abbassano ritmicamente e i nostri sospiri che sono l'unica cosa udibile nella casa.

ᴍɪɴᴇ ᴏʀ ɴᴏᴛ? || ᴛᴀᴇᴋᴏᴏᴋWhere stories live. Discover now