𝟎𝟖

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La notte calò come una coperta azzurra.

Taehyung sospirò e si sistemò sulla sedia, stava lavorando ai suoi disegni dal pomeriggio per noia e abitudine come faceva a casa. 

Vivere a palazzo era la cosa più noiosa dell'Universo, non parlava molto con le sacerdotesse del luogo ed i suoi compiti, benché interessanti, erano minimi: doveva imparare l'arte e le attività occulte. 

Sua madre non c'era mai, era una dea piena di impegni o almeno questo era ciò che si diceva per riempire il vuoto nel suo cuore.


Tutti in casa dormivano, guardò alla sua sinistra e trovò il ragazzo dai capelli castano scuri con gli occhi ben chiusi, nonostante stesse dormendo i suoi lineamenti avevano ancora una maschera di amarezza, si chiedeva quali segreti contenesse quel cuoricino. Più ferito del suo?

Si alzò tranquillamente dalla sedia e prese la sua giacca, non avevano una regola rigida sulle uscite, quindi non trovò nulla di sbagliato nell'uscire per una passeggiata notturna. Camminò a passo lento e silenzioso per i corridoi, tolse le protezioni delle porte e uscì dal vicolo, tutto era in completa oscurità e faceva freddo, ma questo non gli impedì di continuare a camminare.

Quando uscì dalla via principale osservò con gli occhi il ​​disastro dei giorni precedenti: alcuni edifici erano in totale rovina, le strade bagnate dalle piogge leggere che non si erano fermate dall'inizio del disastro, anche la gente aveva il coprifuoco, infatti c'era una piacevole calma, il freddo gli gelava il corpo, perché non era ancora abituato alle nuove sensazioni che l'essere mortale provava, gli dei non avevano quelli che vengono chiamati "bisogni di sopravvivenza" come il freddo o il caldo, non potevano morire di ipotermia o disidratazione.

I suoi piedi si mossero, non sapeva bene dove volesse andare, ma continuava a camminare e allo stesso tempo cercava di memorizzare la via del ritorno. Passò attraverso diverse parti della città, c'erano edifici in condizioni terribili che erano le rovine di quelli che un tempo erano grandi posti dove gli umani erano soliti bighellonare, c'erano segni mezzi bruciati, le finestre erano rotte e un cattivo odore di la morte emerse dall'interno.

Continuava per la sua strada furtivamente, a volte doveva fermarsi e nascondersi dietro un muro quando vedeva uomini in divisa carichi di armi pericolose per fare la loro solita ronda di notte.

Sospirò con pesantezza nel sentire la densità dell'ambiente, l'aria che una volta pensava fosse pura ora era carica di una nuvola di fumo nocivo che ti brucia solo respirando. Il vento soffiava sibilando canzoni cupe che scuotevano gli alberi da una parte all'altra. L'esterno era poetico, non dolce e affascinante, ma carico di emozioni dolorosamente tormentate, ma per lui il dolore era qualcosa di bello, una sensazione carica di sapore amaro che ha una reazione specifica nel corpo e nella mente. Gli esseri umani sono stati così fortunati ad avere un così grande repertorio di sentimenti ed emozioni molto diversi dagli Dei che nel tempo si erano consolidati, credendosi superiori e dimenticando le proprie creazioni alla deriva.

Arrivò a quello che sembrava essere un molo, secondo BamBam a quel tempo si trovava un luogo chiamato Busan che ai suoi tempi era famoso per il suo bel mare. Preferiva di gran lunga i luoghi caldi, ma stare lì, prostrato sul bosco umido a guardare la calma dal mare dopo le avversità di pochi mesi fa, gli diede un'insolita tranquillità. 

Annusò l'aria e nonostante la densità e il pizzicare delle sue narici, riuscì a identificare quell'odore di vaniglia, che lo aveva cullato la notte prima, portandolo fuori dalla realtà.

𝖊𝖗𝖊𝖉𝖎 𝖉𝖊𝖑𝖑'𝖔𝖑𝖎𝖒𝖕𝖔Where stories live. Discover now