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(Smut)


Yoongi sapeva il suo ruolo e posto nella vita, essendo il figlio di uno dei tre grandi Dei non aspirava altro se non a rimanere negli Inferi, prendendosi cura delle anime in pena e controllare i prigionieri del Tartaro.

Credeva di essere felice nelle profondità dell'inferno, la sua pelle, il suo corpo, la sua anima erano adattati solo al vuoto e all'oscurità. Crescendo però capì che era rimasto senza uno scopo, spesso si domandava: Perché fare qualcosa che aveva già?

Il suo calvario venne rinviato nel momento in cui qualcun altro gli ha messo la corda al collo, lo ha portato fuori da quella gabbia dorata che chiamava casa, dove il conforto e l'odore gli erano così familiari che l'aria fresca fuori lo faceva star male. Non capiva i rapporti umani, tanto meno quelli divini, il comportamento dei suoi genitori era discutibile, erano cresciuti invincibili, ma non erano altro che animali spaventati dalle proprie creazioni.

Jimin è stato fin dall'inizio la sua fuga perfetta, un ragazzino spaventato che teneva nascosto, sotto gli occhi d'oro, un essere vendicativo. Era la personificazione della natura intrinseca di ogni essere umano, la dualità della vita stessa: il bene e il male.

Un moccioso che con i suoi capelli dorati e le sue mani morbide entrava nel profondo del suo essere, lo indeboliva, e non gli importava chi veramente fosse perché lo accettava per quello che era. Yoongi accolse il calore e il freddo del suo cuore, amava quando sorrideva ed i suoi bei occhi scomparivano, come il più speciale dei gesti, si prendeva cura di Sana come se fosse parte di lui, ammirava le creazioni di Taehyung e confortava SeokJin quando sentiva la mancanza della sua casa, godeva dei piccoli ma potenti momenti al suo fianco, mentre si meravigliava della sua ferocia, della sua sete di potere, della sua possessività e della sua ossessione di stargli accanto, lo sapeva e lo capiva, Jimin era terrorizzato dall'abbandono.


Baciare quelle labbra rosa, la cui morbidezza e umidità era diventata per lui una dipendenza perfetta, risvegliava in lui gli istinti più custoditi e protetti. Muoveva la bocca accarezzandogli la lingua, assaporando l'elisir che lo faceva sudare, ed il suo cuore, ad ogni sua carezza tenera ma lasciva, esplodeva. Era completamente assorbito e sedato dalla forza dal movimento ritmico delle sue labbra.

Aveva delle mani, delicate, piccole e morbide, che al tatto bruciavano. Jimin non era un esperto, anzi la sua lussuria poteva essere paragonata a quella di un giovane in cerca di riconoscimento corporeo, di desiderio sessuale, ma era entusiasta di essere toccato, assaporato ed ammirato da Yoongi e quest'ultimo non vedeva l'ora di dargli quello che voleva.

Lo prese per la vita, accomodandolo vicino il suo corpo fino a quando non fu a cavalcioni sulle sue gambe ancora in posizione di meditazione, Jimin gli toccò teneramente le guance, la passione anticipata brillava nei suoi occhi, tirò fuori la lingua e si leccò lentamente le dolci labbra, provocandolo. Yoongi sorrise e senza preavviso unì le loro bocche per la disperazione, mordendosi il labbro inferiore fino a emettere un grugnito di piacere, Jimin voleva sentirlo ancora più vicino e con le mani dalla pelle lattiginosa gli tolse la camicia, esponendo il torso ben lavorato. Passò le mani sulle spalle tremanti per la loro fermezza, inclinò la testa e portò la bocca al collo dove leccò e morse dolcemente.

-Sei un gattino selvaggio- sussurrò Yoongi con voce soffocata, le sue parti intime dolevano per la tortura al collo che il più piccolo gli procurava, prese l'orlo della camicia larga del biondo e senza aspettare, gliela tolse. Jimin era veramente una bellezza divina e il bastardo lo sapeva, lo guardava con convinzione, sicuro di quello che aveva, la sua pelle bianca faceva il contrasto perfetto con il rosa dei suoi capezzoli.

𝖊𝖗𝖊𝖉𝖎 𝖉𝖊𝖑𝖑'𝖔𝖑𝖎𝖒𝖕𝖔Where stories live. Discover now