𝟐𝟒

764 55 1
                                    


-Se mi dici cosa sta succedendo, prometto  che ti regalerò una bellissima bambola- sussurrò Jimin vicino alla bambina.

Da quando erano arrivati ​​alla capanna era tenuta nel limbo, all'inizio credevano fosse per lo spavento della battaglia, ma il tempo passava e lei sembrava sempre più distante.

-Sto bene- rispose, ma i suoi occhietti tristi gli dicevano qualcosa di completamente diverso.

-Perché cerchi di prendermi in giro? Mi fa male vedere la tua tristezza

Lei ha negato con la testa -Va tutto bene, lo è davvero

-Hai visto qualcosa che non ti è piaciuto?- aspettò, ma non ha avuto risposta.

Jimin aveva sviluppato una strana affinità con la bambina dal primo momento in cui l'aveva vista. Sporca, affamata e spaventata tra le braccia di Hoseok, aveva voluto prenderla e tenerla in una scatola di vetro, per proteggerla. Lei gli ricordava il suo passato, una crescita piena di  solitudine. è venuto al mondo senza madre e con un padre assente a cui mancava il calore . Il suo più grande desiderio era quello di incontrare sua madre o almeno avrebbe desiderato tanto che qualcuno gli dicesse chi era sua madre e dove si trovava, ma la paura verso suo padre gli aveva impedito di farlo per più di un'occasione. Domande che non avevano risposta gli venivano in mente come raffiche di vento e gli stavano opprimendo il suo cuore. Avrebbe potuto volerla un giorno? Perché è stato abbandonato alla nascita? Chi era la donna che gli aveva dato la vita?


Tutto quello che faceva era dovuto all'incertezza di non conoscere le sue radici, conosceva suo padre, più dalle storie che gli raccontavano che dalla convivenza familiare. Apollo era un uomo forte, capace, con un carattere formidabile, con il potere della cura, ma anche dalla malattia, e del sole stesso. Sua zia Artemide, la dea della caccia, lo aveva allevato per gran parte della sua infanzia, lei, a differenza di suo padre, era più affabile, ma allo stesso modo aveva uno strano modo di mostrare affetto, non le dicevano mai che lo amavano, non glielo dicevano mai, si abbracciavano solo quando era strettamente necessario, fin dall'infanzia doveva mantenere la calma e inghiottire le sue emozioni, ecco da dove veniva la sua vasta instabilità emotiva. Solo Yoongi, SeokJin e Sana erano riusciti a perforare il suo guscio duro.

-Se succede qualcosa me lo dirai? non importa cosa sia, voglio che tu sappia che sarò sempre qui per sostenerti, ti proteggerò con la mia stessa vita se necessario

Sana lo abbracciò forte, voleva trasmettergli un senso di sicurezza, gli baciò la fronte e gli sorrise.

-Jimin non sei solo, non lo sei mai stato- non sapeva perché diceva quelle parole e tanto meno il significato che portava dietro, ma per la prima volta da molto tempo il suo cuore poteva essere in completa pace -E ti dirò se succede qualcosa

Lui annuì e poi le baciò i capelli biondi e si alzò sgomento ma soddisfatto, andò in soggiorno a cercare Taehyung che guardava pensieroso la finestra.

-È tutto a posto?- chiese in modo indeciso, non condividevano un rapporto stretto, avevano parlato almeno tre volte e non erano mai stati da soli insieme.

-Sì. Va tutto bene con Sana?- la sua preoccupazione era tangibile, e non c'era da meravigliarsi dato che quella ragazzina aveva conquistato il cuore di tutti, anche per Yugyeom che sembrava essere il più stoico e distante.

-Non vuole dirmi cosa sta succedendo, la verità è che sono preoccupato, le avevamo promesso che l'avremmo protetta, ma alla fine sembra che abbiamo causato più danni

Taehyung sospirò profondamente -Le cose non vanno bene e sebbene sia piccola si rende conto di tutto, immagino che il cattivo rapporto in casa la stia influenzando

𝖊𝖗𝖊𝖉𝖎 𝖉𝖊𝖑𝖑'𝖔𝖑𝖎𝖒𝖕𝖔Where stories live. Discover now