Oppugno

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18

Hermione si era seduta sugli spalti e , anche se in ritardo, aveva assistito a quasi tutta la partita. Ron era raggiante e quindi tutta la partita lo era.
Quella Felix faceva davvero miracoli, doveva ammetterlo. Certo, era stato imperdonabile usarla per una partita, era come copiare durante il compito.
Ciò nonostante era felice per i suoi amici che si potevano godere questi brevi istanti di normalità.
<< Vai Rooooon >> il suo tifo quasi non si sentiva, tutti i Grifondoro gli facevano i cori, cosa che lo avrebbe sicuramente mantenuto nel buonumore.
La partita era finita e le urla dei Grifondoro erano le più potenti che si fossero mai sentite.
Hermione si avvicinò ad Harry una volta che lo vide solitario.
<< Devo parlarti, Harry >>
Harry però era di distratto, scocciato dalla sua richiesta, probabilmente immaginava che lo volesse rimproverare ancora e quindi fu quello che fece, perché non vedeva più traccia dell'amico dalle lunghe chiacchierate notturne.
Aveva altro per la testa.
<< Non avresti dovuto farlo, lo sai, Lumacorno ci aveva avvertiti, è illegale >>
<< E l'Hermione dell'anno scorso dov'è finita? È eccitante infrangere le regole >>
<< Sì, ma non per scopi personali >>
<< Lo so, certo, bastava un Confundus non è vero? >>
<< Smettila Harry! È diverso! Erano le selezioni, questa è una partita vera! >>
Harry le mostrò la boccetta nella tasca, ancora piena.
Hermione buttò fuori un lunghissimo sospiro di sollievo.
<< Quindi non ce l'hai messa! Ron lo ha solo creduto >>
Si era avvicinato anche Ron e vedendola il suo viso ospitò differentissime espressioni in meno di un minuto: stupore, incredulità, orgoglio, strafottenza.
<< Visto Hermione? So giocare bene anche senza aiuto >>
<< Ron, io non ho mai detto il contrario! >> Inutile urlarlo, si era già allontanato, beandosi nel tifo costante.
<< Potevi anche dirmelo subito, Harry >> Lo rimproverò Hermione
<< Tu quante cose non mi racconti ultimamente? >>
Hermione stava per ribattere quando i suoi occhi si posarono su due tentacoli che avvinghiavano il collo di Ron.
In un primo momento pensò che qualcuno lo stesse soffocando, ma poi vedendo la calma altrimenti insensata del ragazzo, si convinse che non fosse nulla di male, si convinse che quella era l'immagine di Ron che semplicemente baciava qualcuno che non fosse lei.
Che colpa gli poteva dare?
Forse solo quella di sbatterglielo in faccia.
Chi era veramente in errore fra i due?
Hermione seppe solo che non poteva certo stare lì a guardare quella scena.
Cercò in fretta una classe vuota e vi buttò tutta la sua frustrazione nell'aria.
Si consumò in fretta, e appassì come un fiore sul pavimento freddo.
Si rialzò a fatica dopo un tempo indefinito, il tempo del dolore, e si sedette sulla cattedra.
Dalla cattedra un insegnante riesce a vedere tutto:

Riesce a vedere quella testa rossa che dorme in seconda fila e cerca l'approvazione di una classe di sconosciuti che non ha mai avuto dalla famiglia, nella quale si sente solo un numero.

Riesce a vedere una chioma i capelli neri sparati sempre verso il soffitto, attento, ma impacciato, sulle cui spalle pesa il mondo intero.

Riesce a vedere il biondo con un ghigno rubato al padre, che vuole portare onore alla sua famiglia con ogni mezzo necessario, perché non si è mai chiesto cosa veramente volesse, quel ghigno che con gli anni aveva lasciato posto a un sorriso triste, di chi ha capito che a nessuno importava cosa volesse e che nulla avrebbe potuto cambiare il suo destino.

Riesce a vedere anche quella ragazza dai capelli sempre elettrizzati come il suo spirito, che voleva imparare quanto più possibile, perché più sai più sei utile e più sei utile più sei necessaria.

Una Sanguesporco necessaria al mondo magico.
Da qualche parte, ne era certa, c'era un Draco Malfoy che aveva avuto un brivido lungo la schiena.

Harry entrò dalla porta cigolante e per un attimo Hermione non capì se fosse ancora parte della sua immaginazione oppure no, anche perché si sedette esattamente doveva l'aveva immaginato poco prima.
<< Hermione! >> Questo la ridestò un po' di più e si rese conto di aver applicato l'incantesimo da poco imparato a trasfigurazione: aveva fatto apparire degli uccellini.
<< Harry! Io... mi... stavo esercitando... >> Hermione si pulì in fretta i residui di lacrime e andò al posto che si era immaginata di ricoprire.
<< Sì, sono venuti proprio bene Herm, complimenti >> Lo disse con un tono imbarazzato, di chi sa di aver scoperto qualcosa che non vuole approfondire.
Silenzio.
Da quando non riuscivano nemmeno a fare un discorso che durasse più di tre frasi?
<< A quanto pare Ron si sta godendo i festeggiamenti. >>
<< Davvero? Io... Ehm... >>
<< Oh, non fare finta di non averlo visto, anche perché non stava neanche provando a nasconderlo >>
Silenzio.
Hermione gli si avvicinò, stremata.
<< È tutto un casino, Harry >>
Iniziò a singhiozzare nella sua spalla.
Harry l'abbracciò senza esitazioni, complici di un dolore impronunciabile.
<< Cosa provi tu quando vedi Ginny fra le braccia di Dean? >> Harry sembrò bloccarsi a quelle parole, la fissò serio, anzi, paralizzato.
<< Lo so Harry, vedo come la guardi, ti conosco, sei il mio migliore amico >>
E lei lo era per lui? Non ne era sicura.
Provò, imperterrita, a continuare quello che sembrava più un monologo che un dialogo, le faceva bene avere qualcuno che ascoltasse.
<< Ci sono cose che semplicemente pensi andranno in un certo modo e quando realizzi che fossero solo nella tua testa, ecco... >>
Forse piangeva più per la rottura di un'idea perfetta, che per Ron.
Non ebbe il tempo di approfondire questa ipotesi perché in quel momento entrarono nella stanza, di soppiatto, Ron e Lavanda, come chiamati dalla conversazione.
<< Ops... mi sa che il posto è già occupato >> Lavanda scivolò fuori dalla porta più in fretta di com'era entrata, con un sorrisetto che faceva intendere perché cercasse un posto il più appartato possibile.
<< Harry! Mi chiedevo dove ti fossi cacciato! >> Ron non guardò nemmeno Hermione, quasi non la vedesse, quindi lei glielo impose.
Hermione si raddrizzò a mento alto.
<< Non dovresti lasciare Lavanda fuori ad aspettarti >> pronunciò quelle parole con la calma di un serial killer << si chiederà che fine hai fatto >>
Avanzò lentamente verso la porta, lui mandò giù la saliva, guardando in basso.
<< Oppugno >> fu un attimo, un sospiro, che fece turbinare il vento dallo spostamento violento degli uccellini, contro Ronald.
Strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche.
Hermione seppe che questa era la fine di un'era.
Ma.
Non gliene importava nulla.
Per il momento poteva togliere Ronald Weasley dai suoi pensieri.
Chiuse gli occhi e inspirò l'aria fredda che soffiava dalla finestra.
La luna splendeva nel cielo e le illuminava il viso.
Era ora di andare nella torre di Astronomia.

CLIMAX - THE SECRET (Dramione)Where stories live. Discover now