Capitolo 5

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30 novembre 2001
Stamford, Connecticut
Pov. Triple H
L'ascensore arriva dritto al piano, sono quasi negli uffici e ho tutti i documenti dentro alla mia borsa. Cerco di pesarmi sulle stampelle, la gamba mi fa ancora un po' male nonostante io riesca finalmente a camminare e non voglio affaticarmi adesso dato che dovrò mostrarmi guarito davanti a Vince ed è meglio conservare le energie per camminare. Oggi vedrò Steph e non so se esserne preoccupato dal momento che non mi ha nemmeno chiamato per farmi sapere se ha ricevuto la mia lettera di scuse. Gliel'ho fatta recapitare subito dopo il discorso di suo padre e spero che voglia mettere da parte la vicenda altrimenti la mia vita lavorativa diventerà un inferno. Spero di trovarla in condizioni migliori rispetto a quando ci siamo lasciati, l'ultima cosa che volevo era che soffrisse e mi preoccupa ciò che ho saputo da Vince. Scendo dall'ascensore all'ultimo piano,  la porta dell'ufficio di Vince è ancora chiusa e penso che lui sia dentro perché non fa mai tardi ad una riunione soprattutto quando si tratta di soldi. È un miracolo che mi abbia chiamato per rinnovare il contratto dopo ciò che ho fatto a sua figlia, non voglio assolutamente sprecare questa opportunità. Ricominciare altrove significherebbe portare alla luce uno scandalo, fortunatamente Jo non si è ancora espressa in pubblico riguardo alla rottura e voglio solo riprendere in mano la mia carriera da dove ho lasciato. Mi sono perso molte cose in questi mesi: l'ufficio di Stephanie ora si trova accanto a quello di suo padre, hanno ristrutturato qui e una targhetta dorata luccica accanto alla porta: "Stephanie Marie McMahon, direttrice del team creativo". Non credevo che avesse ereditato l'ego da suo padre e che potesse arrivare a tanto. Mi siedo su una delle sedie fuori in corridoio, la ferita mi fa un po' male oggi ma sto per tornare e sono motivato a farmi vedere in forma quando sento la porta dell'ufficio di Stephanie aprirsi: "Ciao Steph". La saluto subito appena varca la soglia e rimango stupito dal suo cambiamento: è molto dimagrita dall'ultima volta che l'avevo vista,  si è fatta crescere i capelli quasi a metà schiena e soprattutto il suo seno non entra quasi più nella camicia. Cerco di non sembrare inappropriato ma non posso fare a meno di notarlo, ha fatto l'intervento di cui mi aveva parlato tempo fa e sono convinto che non ne avesse bisogno ma ora sembra più sicura di sè. "Ah, mio padre non è qui" sbuffa con tono annoiato per poi sedersi a due sedie di distanza dalla mia. "Ho un appuntamento,  dici che arriverà a breve?" Le domando per sciogliere il ghiaccio ma lei mi precede senza nemmeno guardarmi negli occhi: "Lo so, anch'io lo sto aspettando. Arriverà a momenti". Riprende a guardarsi attorno nel corridoio e controlla ripetutamente il suo orologio, la sua indifferenza mi lascia sorpreso e sono convinto che non abbia aperto la mia lettera. Riesco a sentire il suo profumo, non è cambiato dall'ultima volta e cerco di non pensare a quando siamo stati insieme ma tutto qui dentro mi ricorda noi. Prendo coraggio e mi avvicino di un posto, Steph mi guarda male mentre scivolo sulla sedia accanto e la distanza tra noi adesso è diminuita: "Ti trovo bene..." affermo a bassa voce per cercare di fare conversazione con lei, vorrei tanto che smettesse di ignorarmi per un momento ma ha ripreso a fissare l'orologio. Alza per un attimo la testa innervosita dal mio sguardo su di lei e afferma: "Io no, sei diventato secco". Mi sento insultato dal suo commento ma cerco di non peggiorare la situazione: "Il cibo dell'ospedale fa schifo". "Già...". Risponde voltandosi dall'altra parte. Ha incrociato le gambe e muove il piede nervosamente, percepisco che mi vuole parlare ma qualcosa la sta trattenendo. "Steph" affermo prendendo un respiro profondo, se non le parlo ora non avrò mai tempo di sistemare le cose davanti a suo padre: "Dimmi solo una cosa: hai ricevuto la lettera?". "Intendi quel patetico foglio con una leccata di culo di dieci righe in cui hai scritto quanto tu fossi dispiaciuto? Sì, l'ho letto". "Stephanie, ti prego: parliamone". "Non ho niente da dirti. Ho letto le tue scuse, non sono obbligata ad accettarle hai scritto. Quindi no: non le accetto. Hai riavuto il lavoro comunque, tanto è mio padre che decide. Avresti potuto risparmiarti tutto questo". "Stephanie, io non l'ho fatto per questo". "Ah no? Per favore... taci, ci fai più bella figura". Non sopporto i suoi capricci: noi dovremo lavorare insieme, non credevo che avrebbe fatto ancora la bambina. "No,adesso basta: guardami,cazzo". La guardo negli occhi intensamente finché non si sente costretta a girarsi: "Che hai da dirmi adesso? Parla, tanto qualsiasi cosa uscirà dalla tua bocca sono solo parole al vento. Io non ti credo più: potrai far fesso mio padre con i tuoi piani per il rientro ma per me ora sei come un pezzo della scenografia, al di fuori del ring non voglio sentirti parlare". "Stephanie, ascoltami: so che sei arrabbiata-". Mi interrompe subito con un gesto della mano: "Arrabbiata? Arrabbiata è dire poco. Paul, tu mi hai tradita! Mi avevi promesso che ci saremmo sposati! Non mi hai solo fatta arrabbiare, mi hai spezzato il cuore! Ma tu non te ne rendi conto, pensi solo a te stesso". "Perché tu pensi a me invece? Steph, tuo padre mi ha detto di te: ti ho chiamata diverse volte e ti ho anche scritto una lettera, mi ha detto che sei tornata in terapia e-". "Questi non sono affari tuoi". Si alza in piedi di scatto prendendo la sua borsa e avanza a passo affrettato verso l'ufficio di Vince: "Papà!" Esclama bussando più volte: "Paul è qui, facciamo in fretta". Vince apre subito la porta affacciandosi e mi lancia un'occhiata severa: "Ah... fallo entrare". Stephanie entra in ufficio prima di me, accomodandosi nella sedia accanto alla mia. Cerco di camminare senza appoggiarmi, oggi mi sento un po' male probabilmente per la tensione ma devo convincerlo a tornare. "Buongiorno Mr.McMahon ". "Buongiorno. Vedo che sei ancora un po' ammaccato" sbuffa vedendomi appoggiare le stampelle alla scrivania. "No, sono solo per non sforzare il muscolo. Riesco a camminare adesso". Rispondo sorridendogli, Stephanie mi guarda perplessa quando tiro fuori tutta la documentazione dei medici: " Ho il certificato, tra un mese sarò guarito". Passo il documento a Vince che lo analizza attentamente come se già non conoscesse ogni fase del mio infortunio e si perde a guardare le ecografie della mia gamba mentre Stephanie tiene gli occhi fissi su suo padre. "Impressionante..." sbuffa leggendo l'ultimo referto, la ferita si è completamente rimarginata e sto già facendo esercizi per tornare in forma al contrario delle sue aspettative e Stephanie non sembra contenta di ciò. "Sei stato fortunato ragazzo. Però ora stacci attento, non ti andrà di culo due volte". Mi porge il tanto atteso contratto, la validità è prevista per gennaio e cerco di contenere la mia gioia quando Stephanie interviene: "Davvero? Papà stai scherzando vero? Gli stai dando un contratto per la Royal Rumble?". "Hai qualcosa in contrario Steph?" Le domanda Vince severo. "Non sono io a dirlo, guardalo tu stesso: cammina con le stampelle! Non ce la farà mai ad essere pronto in due mesi!". Vince la sta guardando malissimo e mi fa cenno con la testa di firmare i fogli: "Stephanie, non ricordavo avessi studiato medicina. Ha un referto medico, ha il certificato e tutto quello che serve. Avrei preferito non toccare direttamente questo argomento, ma se mi costringi a farlo...". "Ok, ve lo dico sinceramente" strilla Stephanie: "Io non voglio più avere a che fare con lui. Mi ha tradita! Paul, non credevo che avresti avuto il coraggio di ripresentarti qui". "Che cosa? Steph, io ti ho cercata per mesi! Ti ho chiesto scusa! Quello che provavo per te era vero, perché ce l'hai con me?" "E me lo chiedi anche? Io ho sofferto per colpa tua, lo sai? È tutta colpa tua! Le tue scuse sono inutili, scopavi con me mentre vivevi con un'altra!". "Ok, adesso basta!" Esclama Vince alzandosi in piedi e battendo un pugno sulla scrivania così forte da far tremare tutto: "Sei tornato Paul, ma ci sono delle condizioni per tutti e due". Riesco a intravedere le vene sul suo collo, è così arrabbiato che Stephanie si è ritirata spingendosi indietro sulla sedia. "È evidente che qui i rapporti tra tutti noi si siano deteriorati e che tutta questa situazione ha preso una brutta piega. Ma siamo tutti adulti, e in quanto tali sono convinto che possiamo essere in grado di mettere da parte l'accaduto per poter lavorare seriamente. Stephanie, se un giorno vorrai sederti da questo lato questo non è il comportamento giusto da tenere. Gli affari sono affari e dovrai ingoiare molta altra merda prima di poter dire di essere una business woman. Mentre tu, Paul: se dovessi scoprire che hai osato un'altra volta rivolgere una sola parola a mia figlia al di fuori di queste mura sappi che non ci sarà una seconda occasione. Mia figlia è sempre mia figlia e in quanto tale la devi rispettare". "Sì, è chiaro" rispondo a bassa voce. "E le lettere non valgono ". Aggiunge Stephanie ridendo sotto i baffi. "Ho detto niente rapporti con mia figlia. Steph non può uscire con i wrestler, lo sa benissimo e se dovesse ancora trasgredire a questa regola lei sa che punizione avrà. Sappi che non ho perdonato, ho solo chiuso un occhio: ti sei comportato da vera merda, non finirà qui con te. Spero che tu abbia letto bene il tuo contratto". Abbasso lo sguardo e leggo velocemente i fogli: il mio stipendio è stato praticamente dimezzato e ho perso qualsiasi potere decisionale sul mio personaggio. "Che cosa? Non potete trattarmi così! Io ho lottato con un quadricipite strappato!". "Paul, sono io a fare le regole!" Urla Vince battendo un altro pugno alla scrivania. "Ringraziami di averti ripreso a lavorare per me dopo che hai trattato mia figlia come una puttana! Avrei potuto consegnarti ai media, ringrazia il tuo pubblico per questo. Adesso non sei proprio nella posizione di contrattare, vedi di firmare tutto prima che io cambi idea". Vince è tornato calmo e ho firmato tutti i moduli, sto cercando di trattenere la mia rabbia ma è evidente che tutto questo sia stato organizzato come vendetta nei confronti di Stephanie. Me lo sono meritato, sono stato uno stronzo... "E per quanto riguarda mia figlia te lo ripeto l'ultima volta, apri bene le orecchie: stalle lontano". Si rimette comodo nella poltrona: "Pretendo più serietà in questo lavoro da parte vostra. Paul, io so cosa è il meglio per mia figlia quindi non farti strane illusioni: Stephanie non sposerà un wrestler, te lo posso assicurare. Non avrete mai la mia benedizione,  te lo puoi scordare. Dopo ciò che le hai fatto non osare più rivolgerle la parola". Mi alzo in piedi in fretta con l'appoggio delle stampelle, Stephanie sembra seguirmi subito dopo ed è così arrabbiata che non sembra nemmeno guardare suo padre in faccia. Chiudo la porta dietro di me facendo passare Steph, la quale ha iniziato a piangere e si è ritirata nel suo ufficio.  La inseguo prima che possa chiudere a chiave e mi faccio strada, sono stanco dei suoi comportamenti e ora mi deve spiegare che cosa ha contro di me: "Steph! Ti prego, ascoltami. Mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto. Mi dispiace, non so più come dirlo. Io sono stato egoista. Non avrei mai dovuto trattarvi così, entrambe avete più che ragione ad odiarmi e io mi rendo conto che non posso cambiare le cose. Ma adesso siamo colleghi. Vorrei solo che tu accettassi la mia presenza qui. Io non voglio ostacolarti e vorrei che tu facessi lo stesso con me. Non ti parlerò più, chiamerò solo in ufficio o ti manderò un fax, una e-mail e ti cancello da MSN sempre se capirò mai come si usa così non avrai più traccia di me al di fuori del lavoro. Non so più come dirtelo Steph: mi dispiace. Quando ho saputo che avevi ripreso a stare male per colpa mia mi sono sentito una merda. Io non volevo farti del male, volevo solo che tu fossi felice con me e avevo paura di affrontare la verità perché non volevo perderti. Ogni volta che ti salutavo e ti vedevo piangere per me mi ripetevo che sarebbe stata l'ultima volta,  che avrei smesso di prenderti in giro per sempre ma avevo paura. Avevo paura che tu non mi capissi, di fare del male a Jo e di affrontare tuo padre. Mi dispiace per come sono andate le cose, tuo padre ha ragione. Non parlarmi più, volevo solo sapere se tu stessi bene ma a quanto pare sei ancora più bella di prima e questo mi rende felice. Ciao". Faccio per andarmene definitivamente, trattengo una lacrima perché vedo Vince passare in corridoio ma subito Stephanie mi blocca: "Paul! Aspetta...". Si avvicina per chiudere la porta, finalmente ha capito di dover chiarire e sta per esprimermi ciò che prova: "Ho sofferto troppo, ti prego. Ho capito il tuo punto di vista, ma io devo proteggere me stessa adesso. Non puoi ritornare dal nulla dopo sei mesi e dire di tenere a me. Io ho pianto per questa relazione, mi sono resa conto di aver avuto le mie colpe perché tutto questo era sbagliato in partenza e... va bene così, non possiamo cambiare il passato. Ho ripreso la terapia è vero, ma mi è servito per rendermi conto di tante cose. Non ero davvero guarita,  perdendo tempo dietro ad un uomo che aveva tradito la sua compagna per me sapevo che non stavo facendo niente di buono e speravo che tu un giorno potessi rendermi felice. Mi sbagliavo, io sto meglio senza di te e per la prima volta nella mia vita io sto bene senza un uomo. Non voglio più nessuno per un po' questa storia mi ha fatto male ed è inutile continuare a ripeterlo. Adesso siamo colleghi, accetterò anche questo pur di dimostrare a mio padre la mia fiducia ma non sarà più nulla come prima. Mi hai fatta soffrire troppo, lui era l'unica persona che c'è stata per me quando piangevo e glielo devo. Lui ha visto qualcosa in te e se mio padre dice ciò io devo rispettarlo. Però, per favore, non chiamarmi mai più. Ciao Paul". Mi accompagna alla porta chiudendola lentamente dietro di me, i suoi occhi sono pieni di lacrime e vorrei tanto poterla consolare ma non posso aggiustare ciò che ho rotto io. Ho preso il suo cuore e l'ho frantumato in mille pezzi, Stephanie ha ragione: non posso romperlo di nuovo, ci ha messo sei mesi a ripararlo dopo tutte le volte che già era stato frantumato e se lo rompessi ancora farei solo un danno peggiore. Mi sento male, mi sento solo un nodo in gola e sentirla singhiozzare al di là della porta contribuisce solo a farmi ancora più male: mi merito tutto ciò, vorrei tanto non averle mai fatto del male poter tornare indietro nel tempo per trattarla meglio e rispettare i suoi sentimenti ma nulla può cambiare. Premo il pulsante dell'ascensore, Vince esce dalle porte squadrandomi e afferma tra i denti: "Spero che abbiate chiarito per sempre perché non avrai altre possibilità ", per poi dirigersi verso l'ufficio di Stephanie. Entro in ascensore e rimango voltato verso lo specchio, intravedo il riflesso di Vince intento ad abbracciare sua figlia in lacrime e spero solo di non farle più del male dovendola vedere ogni giorno al lavoro. Mi chiedo ancora perché Jo non mi abbia più richiamato, dopo aver chiarito con Steph mi sento più leggero ma so dentro di me che devo chiedere scusa alla persona che ho ferito di più. Prendo la lettera che le ho scritto,  c'è una buca non lontano da qui e ho corrotto Sean per farmi dare il suo nuovo indirizzo e finalmente prendo coraggio ma un SMS mi distrae dal mio obiettivo: "Il numero del mio ufficio: da oggi chiamami solo qui". Stephanie mi ha inoltrato il fisso del suo ufficio, non posso credere che lo abbia fatto veramente ma probabilmente il mio numero ora è già in lista nera ed è inutile che io risponda. Metto via il cellulare,devo imbucare quella lettera se voglio che Jo torni a fidarsi di me. Mi è mancata da morire, vorrei solo poterla rivedere e confessarle che non ho mai smesso di amarla.

The Game is over (She never recovered parte 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora