Capitolo 9

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Pov. Chyna
"Pronto?" Non pensavo che papà avrebbe risposto a quest'ora della notte, domani deve lavorare e mi sento un po' in colpa a disturbarlo. "Ciao papà, sono io... Jo". "Oh, Joanie... se hai chiamato per lamentarti di tua madre metto giù. Và a dormire per favore". "Papà, è urgente! Ascoltami per favore, ti prego". Mi asciugo le lacrime velocemente, non voglio che mi attacchi il telefono. "Tesoro, stai male? Non dirmi che è ancora per quella faccenda... quante volte ti ho detto di prendere le medicine? Ti ho mandato dei soldi all'inizio del mese, spero che tu le abbia comprate almeno". "Papà..." affermo cercando di non piangere: "Posso venire a stare da te? Ti prego, non ce la faccio più". "Joanie, quante volte ti ho detto che devi avere pazienza? Tu vai ancora a scuola lì, e poi sei minorenne... non puoi vivere da me se tua madre non è d'accordo. Puoi venirmi a trovare nel weekend, adesso vai a dormire". "La mamma non mi vuole qui! Ti prego, fammi venire da te... vuole mandarmi in comunità! Non voglio andarci, per favore!". "Che cosa?" Riprendo a piangere, la valigia vuota sul pavimento sembra guardarmi in modo minaccioso e devo riempirla prima che lo faccia mia madre. "Papà, ti prego... domani mattina mi porterà, io non voglio finire rinchiusa!" Cerco di prendere fiato ma riesco soltanto a piangere, odio mia madre e per colpa sua dovrò lasciare la scuola e i miei amici... "Joanie, non andrai da nessuna parte. Prima di fare una cosa del genere mi deve chiedere il permesso. Rimani lì, domani mattina le parlo io". "Io non ho bisogno di andare in comunità! Non voglio andarci, sto prendendo tutti i farmaci e poi io non ho fatto niente, vuole solo liberarsi di me!". "Joanie, perché devo sempre sentire queste cose? Che hai fatto? Dimmelo, sono tuo padre". "Papà, perché non mi credi?". "Senti, lo so che non andate d'accordo e che anche tua madre ha problemi mentali ma ti vuole bene. Non ti vuole mandare via di casa, e poi tu hai bisogno di guarire". "No papà, lei vuole mandarmi in comunità... lei pensa che io mi droghi! Io non mi drogo, lo giuro! Mi ha trovato dell'erba, ho fumato qualche volta ma io non sono dipendente, scusa papà". Sento del silenzio dall'altra parte, spero che non mi urli come al solito. "Jo... mi stai dicendo la verità?". "Sì" rispondo a bassa voce, mi vergogno per ciò che è successo ma io odio stare qui. "Non ti darò più soldi d'ora in poi, sappilo. Quello che hai fatto è sbagliato Jo, è pericoloso fumare soprattutto mentre prendi antidepressivi". "Papà, mi perdoni? Mi dispiace, non lo farò mai più, te lo prometto". Sento dei passi sulle scale, mia madre sta salendo e riconosco il rumore delle sue ciabatte lontano un miglio. Resto subito in silenzio, non voglio farmi sentire ma mia madre sta venendo verso la mia stanza: "Jo!" Urla spalancando la porta. Allontano la cornetta dell'orecchio,  mi mette paura la sua voce severa e non voglio vederla in questo momento. "Lo sapevo che avresti chiamato tuo padre... avanti, lamentati pure di me! Io ti ho dato un tetto sopra alla testa, da mangiare nel piatto te lo metto ogni giorno, hai dei vestiti nuovi e ti faccio anche andare a scuola invece che spedirti a lavorare e tu ti permetti anche di lamentarti? Io ti ho dato tutto Jo, io vado al lavoro per non farti mancare niente e ho sempre fatto i servizi per te e i tuoi fratelli e tu ora ti perdi dietro a queste stupidate! Jo, tu domani vai in comunità! Mi sono stancata di te, che cosa ho fatto io per meritarmi una figlia drogata? Sei il disonore di questa casa,piangi pure quanto vuoi ma mi ringrazierai quando da adulta sarai, forse, una persona per bene". "Jo! Jo! Ci sei?" Mio padre mi sta chiamando e riesco a sentirlo dal telefono. "Passami tuo padre, avanti! Chissà quali bugie hai raccontato, dì pure che io sono cattiva... sei solo viziata, ecco cosa sei! Mio padre non mi ha mai dato un dollaro e sono cresciuta meglio di te, sempre a chiedere soldi per quelle droghe che ti prendi... questa storia deve finire! Ti cucino la cena e tu vomiti... perché mangi allora? Smetti di fare i capricci, è da quando eri alle scuole medie che hai iniziato con queste storie del cibo e poi come se non bastasse dovevi pure rovinarti le braccia in questo modo per poter avere l'attenzione di tuo padre". "Basta! Mamma, tu non mi vuoi bene! Non me ne hai mai voluto, non mi hai mai voluta! Vuoi solo liberarti di me. Ti odio!". "Passami tuo padre. Questa è l'ultima notte che passerai in casa mia. Domani te ne vai in comunità, quelle pillole te le scordi". Mi prende il telefono dalle mani, mio padre ha sentito tutto e spero che mi faccia stare da lui. "Joe, hai sentito? Io non la sopporto più! Non la voglio più in casa, si droga soltanto ed è solo un peso per me. In casa non c'è mai, non ha ancora fatto domanda per il college e ho trovato nel suo zaino della marijuana! È così che spende i soldi che le dai! Dovrebbe trovarsi un vero lavoro, quelle due ore al giorno che fa al bar non sono nemmeno un lavoro! Se vuoi occupartene tu mi fai un grande favore, lei non è più mia figlia". Esce dalla stanza lanciandomi addosso il telefono, non riesco nemmeno a respirare e la cornetta mi trema tra le mani quando la sento urlare dal corridoio: "Fai la valigia, domani te ne vai!". Mi sento un nodo in gola,  non riesco a respirare e mio padre dall'altra parte continua a chiamarmi: "Joanie! Jo! Rispondi". Mi sento soffocare ,porto il telefono all'orecchio e lo sento urlare preoccupato: "Joanie, amore, respira.  Non ascoltare tua madre, fai la valigia e prendi le tue cose. Ti pago un biglietto aereo, però ora non fare niente. Ho pensato a te ultimamente,  sto provando a smettere di bere... non volevo che tu venissi perché mi avresti visto ubriaco, ma ora sono sobrio da due settimane". "Papà,io non ti credo" rispondo cercando di non soffocare, non riesco più a respirare e mi sdraio sul letto affondando la testa nel cuscino. "Amore, devi credermi. Sarà diverso questa volta, vieni a vivere qui e vedrai che non ho più alcol in casa. Mi manchi, sei sempre mia figlia. So che ora non la pensi così e che ti ho fatto del male, tu mi hai chiamato solo perché non sai dove andare ma io davvero voglio vederti. Mi prenderò cura di te questa volta". "Non mi serve, me ne andrò quando avrò 18 anni. Non ti darò fastidio, te lo giuro. Non ti chiederò niente, però non mi picchiare per favore". "Perché non mi credi? Joanie, io ti voglio bene! Ero ubriaco quando è successo le altre volte". "Perché io vi do fastidio, per questo non ti credo! La mamma ha un'altra famiglia,  tu hai un'altra moglie e Sonny e Kathy sono via da tempo... io sono un peso per voi!". "No, non dire questo. Guarirai dalla tua depressione, stare lontano da tua madre ti farà bene". "Io non guarirò mai... papà, ciao". Vorrei solo sparire in questo momento, il sangue mi scorre di nuovo lungo le braccia ma non riesco più a sentire dolore. Non volevo tornare da mio padre, sono stanca delle sue promesse e so che mi farà del male ancora... "Joanie, no! Non farlo!" Ho macchiato le coperte, tutto è coperto di un rosso vivo e non riesco nemmeno più a muovermi quando mi chiama di nuovo: "Jo! Ti prego, non dirmi che lo hai fatto... amore, troveremo una soluzione te lo prometto". "Lasciami morire in pace". "No! No, non morirai". "È meglio per tutti". "No! Jo, domani vieni qui. Ti preparo la stanza, ti compro quello che vuoi: vestiti, mobili, ti metto il telefono e tutto quello di cui hai bisogno". "Ma tu non hai i soldi per me, papà.  Io devo morire, starete meglio". "No, non starò meglio. Io lavoro Joanie, sto andando tutti i giorni e sono già tre mesi che prendo lo stipendio e in qualche modo continuerò a pagarti le cure. Te lo prometto. Adesso dormi però, giurami che non ti sei fatta niente". "No" rispondo guardandomi il sangue scorrere, no! No! Io non voglio che gli altri soffrano per me, non voglio più restare qui a soffrire! Tutti mi odiano! Basta! Basta!"
"Joanie! Svegliati...". Spalanco gli occhi all'improvviso, Sean mi sta stringendo tra le sue braccia e mi sono ritrovata contro al suo petto. "Perché piangi? Stavi facendo un brutto incubo, mi sono spaventato". Cerco di prendere fiato, non riesco a smettere di piangere e mi sento profondamente triste. "Che succede? Che cosa sognavi di così brutto? Non piangere, sei al sicuro". Mi stringo forte a lui cercando di asciugarmi le lacrime, sono ancora nuda da ieri sera e non riesco a credere di aver dormito insieme a lui... perché è successo ancora? Non ero pronta a dirglielo, perché? "Jo, che cosa sognavi?" "Chi è Jo?" Gli domando confusa, perché lui è qui? "Dai... è stato solo un incubo, ti ho preparato una bella colazione. Hai sognato Hunter?" "Non me lo ricordo. Stavo sognando?" "Credo di sì... stavi dormendo. Adesso sei confusa, rimani lì". Mi prende la vestaglia dall'attaccapanni e mi copre, sono ancora nuda mentre lui si è rivestito. Ieri sera abbiamo fatto sesso, me lo ricordo... "Ti porto la colazione". Sean ha lasciato la stanza, non capisco perché abbia fatto il suo nome... io non sognavo lui, non può essere... ancora con questo incubo, perché proprio adesso? Mi guardo intorno, sono a casa mia e non ho motivo per cui piangere. "Ecco,un bel caffè e delle uova. Spero che ti piaccia, non so che cosa mangia Chyna per colazione... ". "Grazie, va benissimo" rispondo bevendo un sorso, non capisco che cosa sia successo e odio tutto questo. Perché mi ha chiamata Jo? "È la prima volta che fai un incubo così?" Mi domanda sedendosi accanto a me. "Non lo so... a volte mi sveglio piangendo, forse sono solo stressata. Il nuovo lavoro mi mette un po' d'ansia, hanno tante aspettative su di me". "Ti capisco... sono cambiate molte cose nella tua vita. Ma non sono tutte negative, ricordatelo". Mi bacia sulla fronte per poi iniziare a bere il suo caffè. Poso la testa sulla sua spalla, e lui ne approfitta per tirarmi a sè e abbracciarmi per rubarmi un bacio. "Eri così bella mentre dormivi..." "Mi hai guardata dormire tutta la notte?" Gli domando sorpresa mentre non riesco a non sorridergli. Sean è così carino con me, non sono abituata ad avere qualcuno al mio fianco quando mi succede di perdere la memoria ma lui non sembra giudicarmi... "Non ho resisito. E poi tu mi abbracciavi...". "Io? Se mi sono svegliata tra le tue di braccia". "Mi hai abbracciato mentre dormivi. Tranquilla, non lo dirò a nessuno". "Ti conviene". "Io voglio solo proteggerti" mi sussurra sfiorandomi di nuovo le labbra. "Lo so che ti senti sola, ma io ci sono per te. Non voglio sapere che piangi da sola in questo letto, ho sentito che dormi male questa notte e ti ho tenuta stretta... quando avrai bisogno di me io ti proteggerò, promettimi che mi chiamerai quando starai male". Mi stringo forte a lui, finalmente mi sento più tranquilla e mi sta passando la tachicardia, quando mi prende i polsi tra le sue mani: "Ogni volta che ti verrà in mente di farlo,chiamami". Afferma deciso. "Grazie" rispondo guardandomi la ferita, si sta quasi rimarginando del tutto e spero che possa essere l'ultima volta ma Sean prende la sua bandana dal letto per poi legarmela attorno al polso. "Finché non mi vedi non te la togli... così sono sicuro che mantieni le promesse". "Quindi non dovrei farmi la doccia per... non so quanto?" Gli domando ridendo, tra un po' andrò in Giappone e non so quando lo rivedrò, forse tra qualche mese... "Va bene, la doccia puoi fartela. Anche se non passerà molto a quando ci rivedremo, vero?" "Sono impegnata, lo sai. E anche tu lo sei, non devi lavorare?" Gli domando seriamente. "Sono un po' fuori dalle scene. Mi sono lamentato del contratto, sai Vince com'è... le sue punizioni sono ridicole. Da quando Stephanie è il capo del team di scrittura sfornano solo cagate da quell'ufficio". "Stephanie è il capo del team di scrittura? Sul serio? Non credevo che sapesse scrivere". "Infatti! È ciò che avevo pensato anche io, quando lavorava con Hunter era lui ad avere le idee... con tutto il rispetto, ma non è portata. Con la scusa di lasciarci maggiore libertà arrivano dei copioni con letteralmente il nulla sopra. Te lo giuro, l'ultima volta non era scritto nemmeno come dovevamo muoverci nel ring, io farei ciò che mi pare molto volentieri ma suo padre non è di questa idea... da quando è successa la faccenda di Hunter si è completamente rimbambita, non c'è molto spesso in giro e credo che stia sempre chiusa in ufficio. Shawn dice che si sta nascondendo, aveva un appuntamento per pianificare il suo ritorno ma lo ha ricevuto la sua segretaria. Ovviamente niente di buono, ha riferito che non hanno soldi per permettersi un'altra superstar. Quella compagnia sta fallendo senza Hunter, credo che mi abbiano lasciato a casa per una questione di soldi. I debiti della WCW sono enormi e dato che prima prendevo molto ora manco più quelli... idioti". Percepisco dalla sua ironia un po' di amarezza, ho fatto bene a lasciare quel lavoro. "Quindi lei e Hunter non stanno insieme?" "Ma no. Lei lo ha lasciato mesi fa, si sente ferita dal suo comportamento. Cazzo, eri l'amante! Che ti aspettavi? Vuole sempre essere la parte lesa in ogni discorso, così suo papà la accontenta dandole un ruolo dirigenziale... cretina". "Qualcosa mi dice che ci hai litigato". Rispondo iniziando a mangiare. "Ho chiesto un aumento, più volte... l'ultima volta c'era anche lei nell'ufficio del papi, mi ha detto che non mi avrebbe più rinnovato. Ero così arrabbiato che le ho detto che non era colpa mia se lei era dalla parte del torto... Ovviamente sono stato cacciato dall'ufficio, ma è stata una soddisfazione. Tutti le danno della troia appena la vedono passare, credo che si sia stancata di sentire le persone ridere e bisbigliare insulti su di lei. Hunter è stato fortunato a spaccarsi il quadricipite, devi sentire cosa si dice in giro su quei due... Eddie ha detto a tutti del test di gravidanza, il suo contratto è scaduto insieme al mio e credo che nessuno abbia più niente da perdere. Stiamo ricucendo io e lui, non è così male come in passato". "Quindi tu mi difendi davanti a tutti... Sean, non devi. Hai bisogno di un lavoro, i tuoi bambini hanno bisogno di soldi". "Non importa, me ne sarei andato io. Ho già detto che tra un po' sarò rilasciato, ho chiesto anche io alla New Japan. Lì si stava bene, non so perché ho lasciato". "Dì la verità, vuoi venire con me... ". "No... mi sei assolutamente indifferente, non mi piacerebbe lavorare nella tua stessa federazione...". "Che bugiardo! Quindi non è nemmeno vero che tu ed Eddie andate d'accordo?". "Dai! È vero questo, è un tipo a posto. Ci siamo fatti un paio di pasticche insieme, è stato divertente. Gli ho detto che gliela offrivo in cambio di qualche informazione ultra segreta sulla mia amica Chyna". "Hai drogato Eddie? Sul serio? Sean, lui ha problemi... ha famiglia!". "E dai... non dirmi che tu sei contraria! Non era niente di pericoloso, e poi anche tu hai usato la cocaina ed è molto peggio di una pillola magica". "Pillola magica? Sono le stesse che vendi ad Amy, vero?". "Ma perché sai tutto di tutti? Lei me le chiede, io gliele do. Quello che poi ci fa non sono affari miei. Le ho detto di non prenderne più di una alla volta e di non usarla al lavoro, se lei non mi ascolta non è colpa mia". "No, tu le hai detto di prenderla prima di wrestlemania! Che era quella roba? ". "Dai, non è niente. Stava avendo un attacco di panico! Vince stava per mandarla nel ring a calci in culo, direi che si è ripresa benissimo. È stato uno dei match migliori della sua vita! Volevo solo aiutarla, e poi non è roba pesante. Lei non è abituata, non fanno un grande effetto. Eddie era normale, ci siamo fatti una bevuta ed eravamo solo un po' allegri. L'effetto passa dopo un paio d'ore, dovresti provare". "Spero che tu non le abbia date ai tuoi figli!" Gli urlo alzandomi dal letto, ha drogato tutti i miei amici e ora vuole convincere anche me... "Dove vai?" Vado a sedermi un cucina con il mio piatto, non ho più fame e non lo voglio vedere. "Vattene da casa mia!". "Smettila, non usarle se non vuoi. Ma non ho fatto del male a nessuno, Eddie mi ha portato certa cocaina una volta che mi ha lasciato steso per due giorni! E poi anche tu la usi nel weekend, una volta ogni tanto non fa male. È come prendersi una sbronza. E no, non drogo i miei figli. Loro stanno bene, non hanno mai visto le pillole magiche. Ho visto Amy fumarsi una canna prima di un match diverse volte, Matt e Jeff usano cose che non ho mai avuto il coraggio di provare... è lei nei casini non sono io". "Perché le chiami le pillole magiche? È metanfetamina, non è una cosa sana". "Per caso sai anche cosa ci metto dentro? La ricetta è segreta". "Non mi interessa cosa ci metti, dovresti smettere di farle!". "Anche tu dovresti smettere di usare la cocaina". Mi abbraccia da dietro le spalle per poi darmi un bacio sulla guancia. Non lo sopporto. "Io non ricordo niente". "Non significa che tu non l'abbia fatto. Rena sa tutto di quella serata". "Tu non c'eri a quella festa, era qualcosa di riservato". "Non fare la morale a me. Amy si diverte e basta. Lei prova tutto, mica come te". "Non la voglio la tua pillola magica". "Non ne ho nemmeno una con me. Non le prendo quasi mai, solo alle feste. Quello che succede alle feste rimane lì, no? Anche io dovrei aver paura di te. Alla Playboy Mansion girava certa roba buona mi hanno detto". "Basta, ok? È stata solo una serata. Ma stai attento ad Amy per favore, lei non sa quello che fa". "Lo so che è stupida, non preoccuparti. Sono dosi molto basse, dovrebbe prenderne almeno 5 in una giornata per morire e io gliene do un paio alla volta. Anche se dovesse prenderle tutte e due farebbe solo un bel trip. E poi Matt e Jeff la controllano, al massimo le viene tanta fame dopo un po' di ore. È un po' come l'erba ma non ti rimbambisce. Io la prendo solo nei weekend e neanche tutti, quando ci sono i bambini non mi drogo". "Non farle del male, io le voglio bene. E non voglio che ti fai del male, stai attento per favore. È droga non è uno scherzo". Non voglio che Sean stia male, lui non sa quello che fa. "Ne ho abusato, so cosa succede. Ne prendevo ogni giorno, lo facevo solo per farmi del male. Ora le uso solo ogni tanto, quando sono in compagnia. Da quando me ne sono fatta una con Eddie qualche giorno fa non ne ho più prese, era da un paio di settimane che non la toccavo. So ancora controllarmi, non serve che ti preoccupi. È un po' come l'alcol, bere ogni tanto è divertente ma quando diventa abitudine è orribile". "Comunque io non mi drogo" rispondo mentre lui si siede sullo sgabello accanto a me. "Beh, puoi anche ammetterlo dato che il sottoscritto ti ha vista piangere una volta passato l'effetto". "È successo solo quelle due volte, e poi io non ricordo niente. Non lo farò più se ti da fastidio, i giorni successivi sono stata malissimo e non mi è piaciuto". "Oppure lasci perdere quella roba cara e di scarsa qualità e ti prendi con me una pillola magica... mi hanno detto che anche il sesso diventa magico". Si alza dalla sedia per venire a baciarmi, mi stringe per i fianchi per poi avvicinarsi alle mie labbra ma lo interrompo: "Non mi va... partirò per il Giappone tra poco e devo essere pulita, ho i test anti droga". "Ora del prossimo mese è passato tutto". "A me è piaciuto anche così". "Va bene... tanto sei bellissima comunque, me lo fai alzare pure al telefono". "Lo so... ho lavorato in una chat line". "Allora non ti chiamerò mai più quando ci sono i bambini in casa". "Facciamo che mi dici quando hai casa libera, così vengo di persona". "Va bene... vanno a letto presto comunque, se sei di passaggio sono sempre libero dopo cena". Mi cade l'occhio sull'orologio della cucina, avrei dovuto essere in palestra due ore fa e ho una riunione tra mezz'ora. "Ora devo andare al lavoro, devo incontrare Anthony per una serie TV e andare in palestra...". "Dai, stai qui con me. Ho solo un giorno". "Vorrei... ma devo anche riempire il mio conto corrente,il Giappone è costoso". "Va bene, allora me ne vado" afferma triste baciandomi un'altra volta. Mi alzo in piedi per accompagnarlo all'ascensore, premo il bottone e aspetto sulla porta mentre si mette la giacca e mi avvicino a lui per salutarlo un'ultima volta: "Mi mancherai" gli sussurro all'orecchio per poi baciarlo ancora, gli sfioro i capelli un'ultima volta per poi separarci dall'abbraccio. "Anche tu... tornerò presto. Non resisterò più di tre giorni senza di te". "Ti piaccio di più delle pillole magiche quindi" rispondo per provocarlo. "Ovvio" risponde strizzando l'occhio. L'ascensore si è aperto e non resisto a baciarlo ancora prima che se ne vada. "Chiamami stasera, altrimenti ti mando altre rose finché non ti fai sentire". "Io amo le rose, lo sai" rispondo cercando di non trattenerlo ulteriormente, vorrei tanto tornare a letto con lui ma il telefono ha iniziato a suonare. "Ciao Joanie" afferma mandandomi un bacio. "Ciao. Anthony sarà furioso" rispondo mentre le porte si chiudono davanti a lui, non avrei mai pensato che Sean potesse piacermi sul serio...

The Game is over (She never recovered parte 2)Where stories live. Discover now