Capitolo 34

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Dal diario di Paul Levesque
"Non sapevo se Masahiro fosse davvero andato a letto con te oppure no, quando mi è giunta questa voce non lo credevo possibile. È stato difficile per me saperti tra le braccia di Waltman, ma lo avevo immaginato che sarebbe successo: tu gli sei sempre piaciuta, ha sempre detto solo cose positive su di te e fatto apprezzamenti pure mentre stavamo insieme, ero pronto a vederlo con te anche solo per farmi un torto. Speravo che un giorno lo avresti lasciato,  che saresti tornata con me... non so perché continuassi ad illudermi che tu saresti tornata a cercarmi, forse perché io non avevo più il coraggio di tornare da te, di ammettere di aver sbagliato. Incontrare Masahiro è stata una sorpresa per me: avevo accettato di recitare sotto consiglio di Stephanie, era lei la mia manager ormai e volevo a tutti i costi dimostrare al pubblico che nascondevo altri talenti. Steph è una donna intelligente, a soli venticinque anni dirigeva uno show tutto da sola: le sue ambizioni mi coinvolgevano, voleva a tutti i costi che io e lei fossimo una coppia anche in affari e tutto ciò non mi dispiaceva, al contrario mi lusingava. Ma quella situazione ha aumentato la mia ansia da prestazione, portandomi via ore di sonno prezioso ogni notte: lei era capace di tutto, aveva dimostrato di saper recitare ed essere una ottima heel, sapeva farsi ascoltare dagli altri wrestler senza dover mantenere il pugno di ferro, era l'orgoglio di suo padre tant'è che aveva iniziato a prendere qualche decisione importante per l'azienda, aveva fantasia nella scrittura e, come se non bastasse, ero anche riuscito a insegnarle i fondamentali del wrestling per poter disputare qualche match. Insomma, era la perfezione ai miei occhi, io che avevo preso il diploma grazie alla benevolenza del professore di educazione fisica non potevo non ammirare la sua intelligenza, soprattutto a quei livelli della mia carriera. Inoltre era ed è tutt'ora una bellissima donna. Scrivendo queste pagine, a distanza di anni, sto comprendendo i motivi per cui il me di tanti anni fa ha perso decisamente la testa per lei: Steph è semplicemente la donna da sposare, colei che tutti vorrebbero al proprio fianco nell'ottica di una carriera imprenditoriale di successo. Lei mi comprendeva, mi ha aiutato a crescere a livello professionale spronandomi a fare nuove cose, ma questo non ha fatto altro che farmi capire che non tutti sono tagliati per arrivare in alto in tutti i campi. Questo è ciò che ha insegnato suo padre a lei e a suo fratello, che bisogna eccellere in qualsiasi cosa ci si cimenti. Ma io non sono d'accordo, le nostre figlie sono così immerse in questa mentalità che a volte mi domando se quando io parlo la mia voce sia stata messa in muto. Steph credeva che avrei fatto successo nella recitazione e che avrei dovuto esplorare nuovi campi per aumentare il mio fandom, perché avrei dovuto cavalcare l'onda come prima di me avevano fatto Hulk Hogan in Rocky III, The Rock in Longshot e il suo amato Randy in Spider-Man. Steph ha sempre avuto un debole per lui, d'altronde è stato il suo primo amore e io non posso lamentarmi dei suoi sentimenti per un altro dal momento che non sono mai stato in grado di smettere di amarti, Jo. Quest'ultima uscita ha fatto così scalpore nella mente di Steph che subito mi ha proposto di fare dei casting: in fondo mi sembrava una buona idea, la mia popolarità sarebbe cresciuta in tutto il mondo e forse avrei potuto trovare uno dei miei talenti nascosti. La sua teoria era che ognuno di noi deve avere per forza più di una qualità, di conseguenza non potevo limitarmi ad essere un bravo lottatore ma avrei dovuto sforzarmi ad eccellere in qualche altro ambito per avvalorare la mia posizione nel mondo TV. La sua teoria mi sembrava realistica, il suo pensiero riguardo alla mia carriera non era errato e da quando le avevo chiesto di prendermi in carico come manager del mio personaggio aveva fatto un ottimo lavoro. Era la mia compagna, era la persona di cui mi fidavo di più in assoluto e dal momento che non avevo più un manager in quanto reputavo di non averne più bisogno lei si era subito offerta di aiutarmi a gestire i miei progetti. Mi ero illuso che ce l'avrei fatta da solo. Steph sosteneva che io fossi tagliato per recitare, e come darle torto: il pubblico mi fischiava, ero stato nominato heel più odiato della storia tutti credevano che fossi così bravo a mantenere quella faccia scura che non avessi neanche più bisogno di fare le prove. Se solo fossi stato più autocritico avrei avuto la saggezza di ammettere che The Game non era altro che la parte più oscura del mio carattere che era finalmente emersa fondendosi con quello che ero io nella mia massima espressione: un lottatore cattivo, calcolatore ed egoista. Già, perché se Dio esiste davvero, la penso come Shawn: siamo tutti destinati a qualcosa nella nostra vita, e io ero e sarò per sempre un wrestler. Avrei dovuto smetterla di paragonarmi a Steph e a tutti gli altri: Dwayne di lì a poco avrebbe trovato la sua strada ad Hollywood e la sua fama da attore precede ormai di gran lunga quella ottenuta da wrestler, Hulk Hogan è sempre stato un culturista e recitare gli avrebbe solo permesso di mostrare a tutti il suo fisico, Randy come attore non ha mai fatto faville. Anche Stephanie, la quale sembra essere più di tutti multitasking, in realtà lavora con una certa mediocrità in dirigenza: la sua vera vocazione è la scrittura, in questo più di tutto eccelle e spero che un giorno riesca a lasciare un segno in questo ambito. Io ero tagliato per questo lavoro, nel mio personaggio mettevo tutto me stesso tanto da portare ogni sera una parte di me in quel ring. The Game era il mio alter ego, l'evoluzione finale di colui che era stato un tempo Hunter Hearst Helmsley: quando ero quel conte del cazzo ero deriso, sottovalutato, non sapevo chi volessi essere in quel mondo. Poi sei arrivata tu, hai dato un senso alla mia vita e così al mio personaggio: avevo una guardia del corpo, abbiamo creato una stable e finalmente ero chi mi sentivo di essere, potevo ridere e fare le mie battute irriverenti, decidere se farmi fischiare o applaudire, mostrare il mio fisico e le mie abilità atletiche e avere un pieno controllo sulla mia vita come se fosse quella la mia unica dimensione. Quando mi separai da te e iniziai a lavorare con Steph sentivo di non poter più essere ciò che ero in precedenza: Chyna e Triple H avevano un senso in quanto coppia. Mi sono perso, non sapevo più come comportarmi senza il supporto tuo e di Shawn durante i miei segmenti. E fu così che diventai cattivo: arrivarono i primi stipendi folli, avevo capito che più la gente mi avrebbe odiato e più sarebbe salito il mio compenso. Stephanie e io piacevamo come coppia, solo perchè lei davvero piaceva a me. Il vero me era attratto da lei, avrei dovuto capirlo dal momento che il ring è sempre stato il mio unico mondo. Solo lì dentro mi sono sentito davvero me stesso. Steph non poteva capirlo, per lei e gli altri era solo una recita fare promo e mi credevano solo un bravo attore. Solo tu avevi compreso: solo chi mette anima e corpo in questo lavoro sa che è solo tra le corde che noi viviamo veramente.  Shawn poteva indossare le paillettes e ballare senza essere preso in giro, Mark grazie al wrestling aveva seppellito la versione di sè di cui si vergognava diventando un morto vivente, Eddie non aveva più una moglie a spegnere il suo latino heat, Benoit si sentiva apprezzato senza doversi esprimere a parole ed essere additato come sociopatico e tu, Jo, eri ciò che hai sempre voluto essere: eri una donna forte e muscolosa ma allo stesso tempo seducente, una che non deve rendere conto a nessuno, senza fragilità, senza un passato, senza alcun punto debole. Chyna era ciò che eri diventata, la versione più perfetta di te che serviva a rendere fiera di sè la piccola Jo. Ma anche Chyna aveva un punto debole: nascondeva la sua fragilità nella rabbia. Tutti i pensieri negativi hanno bisogno di una valvola di sfogo, tutte le nostre insicurezze servono a renderci più forti. Sarebbe più semplice non dubitare mai di sè, essere sempre sicuri... quello che anche The Game aveva tentato di fare. The Game era quella parte di me che aveva ottenuto tutto, che non aveva fragilità nè insicurezze: quello era Paul Levesque, ma lui era morto. Accettai quel ruolo solo per dimostrare a Stephanie che io ero davvero capace di tutto, che non avrei avuto problemi ad adattarmi ad un nuovo lavoro. Mi sbagliavo. Non mi sono mai sentito al mio posto mentre dovevo recitare le battute di quel personaggio e mi sono pentito di aver accettato. Il film ha incassato piuttosto bene, ma la critica non ha molto apprezzato il mio lavoro. Avrei dovuto prevederlo, sul set non riuscivo ad andare d'accordo con gli altri attori e con la troupe, litigai pure con Masahiro perchè la sua voce non stava per nulla bene su di me. Credevo che io dovessi diventare Jarko Grimwood come nel ring ero capace di diventare The Game, trascurando la abissale differenza di interpretazione che esiste tra un personaggio che è una finzione nata dalle idee di qualcun altro e un personaggio che è in realtà la versione più autentica di me. Tu amavi The Game, e io amavo Chyna. Le vere versioni di noi, ciò che non riusciva ad emergere nel quotidiano, le nostre fragilità trasformate in una corazza per una apparente self confidence. A te piaceva piacere agli altri, Jo era una persona difficile che nessuno aveva mai capito e apprezzato pienamente; a me piaceva non piacere, Paul era un bravo ragazzo che amava la famiglia ed era leale con tutti, che era sempre gentile, sorridente, che nessuno rispettava fin quando si arrabbiava. The Game non piaceva a nessuno, piaceva solo a me. E a te, che sapevi che in realtà la rabbia è soltanto un desiderio di riscatto inespresso, un grido di aiuto così forte che nessuno ha il coraggio di ascoltare. Chi è arrabbiato vorrebbe solo essere salvato, ero così impegnato a sprofondare che non ho saputo salvarti. Solo io avrei potuto. Non provo più rabbia ora: vorrei soltanto che tutto finisse anche per me, non voglio più essere salvato dai miei demoni. Masahiro era soltanto l'ennesima persona che non ha saputo cogliere il mio grido di aiuto, avrei soltanto voluto salvarmi da quella vita, tornare ad essere spensierato nel ring e cancellare quelli che erano stati i miei ultimi cinque anni di vita. La fama era il mio veleno, ciò che come un anestetico sapeva placare il mio malessere facendomi sentire ancora apprezzato, desiderato e utile a qualcosa. Facevo soldi, era questa la mia gioia. Fare soldi, avere la donna più desiderata al mio fianco ed essere invidiato. Stavo giocando ad un gioco troppo pericoloso, era ormai una dipendenza farmi odiare e scavalcare i miei colleghi per ottenere gratificazione dai complimenti del capo, dagli elogi di Steph e da stipendi da capogiro. Era come una droga, sapevo che mi avrebbe condotto a una brutta fine, ma non sapevo nè come nè quando. Ogni volta le conseguenze di questo gioco mi facevano stare sempre meglio. Non vedevo il motivo per cui avrei dovuto lasciare tutto e chiederti scusa. Masahiro sul set era una spina nel fianco per me, ma credevo che giocando anche con lui sarei stato soddisfatto. In fondo farmi un po' gli affari tuoi non avrebbe causato nessun danno, anche Angle lo faceva... Mi sarei sentito migliore ad essere colui che nella coppia era riuscito a ricrearsi una vita stabile. Da lui ho scoperto i tuoi problemi con le droghe: Waltman aveva riempito la tua vita come Steph aveva fatto con la mia, entrambi erano complici nei nostri giochi distruttivi."

The Game is over (She never recovered parte 2)Where stories live. Discover now