Capitolo 27

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Clearwater, Florida
1 luglio 2002
Pov. Chyna
"Jo... svegliati". Sean mi scuote ripetutamente la spalla, sono un attimo disorientata nel vederlo e mi accorgo di essere sul suo letto. Tra le coperte sento il suo profumo, non ricordo come io sia finita qui ma a giudicare dalla sua espressione non è successo nulla di bello tra di noi. Mi fissa ai piedi del letto, cerco di svegliarmi ma mi sento la testa pesante e dormirei per altro tempo se potessi ma Sean insiste nel volermi parlare. "Che ore sono?" Gli domando disorientata, fuori dalla finestra è buio pesto. "Quasi le dieci. Tra poco arriveranno i bambini". "Perché?" Gli domando confusa, non mi sembra arrabbiato ma non riesco a capire il suo stato d'animo. "Beh, perché io sono il padre e questa è casa loro" mi risponde incrociando le braccia. "No, perché è così tardi?". "Perché erano ad una festa di compleanno e c'era un incidente in autostrada" continua insistentemente,  pare che mi stia prendendo in giro. "Intendo dire: perché ho dormito così tanto? Ricordo che stavamo parlando e poi ... che mi è successo?". Sono stufa di vederlo fare il finto tonto, continua a massaggiarsi il collo dicendo di avere dolore e  mi sta ignorando. "Jo, dovresti spiegarmi tu perché ti sei addormentata nel mio letto. Non sai badare a te stessa, non sono io il responsabile". "Ma... che cazzo stai dicendo? Credo di essermi sentita male, quelle pastiglie mi fanno uno strano effetto". Si avvicina a me sedendosi sul letto, mi tiro su appoggiandomi a un cuscino con la schiena e mi guarda di nuovo negli occhi: "Sei venuta qui e mi hai baciato, come se nulla fosse. Eri ubriaca, l'alcol ti ha fatto uno strano effetto". "Quindi vuoi rimproverarmi per averti baciato? Perché sono nel tuo letto allora? Non mi sembravi così contrario mentre è successo, ti è salito" rispondo rimanendo sulla difensiva, non so che cosa abbia intenzione di fare ora ma lui è il mio tipo è ho intenzione di riprendermelo adesso. Sono stanca di questa situazione, io ancora gli piaccio e non capisco perché si diverta a negarlo. "Sei nel mio letto perché stavo riposando quando Eddie ti ha portata qui e mi sei saltata addosso dicendo che ti mancavo. Mi hai baciato, hai detto qualcosa di confuso ma poi ti sei addormentata qui. Ti aspettavi che ti cacciassi via? Ti ho messo una coperta, cosa avrei dovuto fare?". "Svegliarmi due ore fa. Ho perso il volo" rispondo seccata, ho un gran mal di testa e Sean ancora finge che non gli importa di me. "E comunque l'erezione è fisiologica" aggiunge senza neanche guardarmi. "Anche dormire lo è, ero stanca". "Noi non stiamo più insieme. Non puoi piombare in casa mia così e fingere che non sia successo nulla". "Io non ho finto che non sia successo nulla, mi mancavi. Sai che con Masahiro non è stato niente di importante, non puoi dimenticarlo?". "Jo, non è questo..." mi sussurra guardandomi ancora negli occhi, non capisco proprio questa espressione pietosa. "Chi ti ha dato quei farmaci?". "Il medico, io sono andata a farmi curare come hai detto tu. Sto bene adesso, perché non vuoi riprovarci?". "Io sono preoccupato per te. Sei sicura di non averne abusato?" "Anche tu? Sono adulta non ho bisogno che mi controlli". "Non dovresti bere alcolici quando prendi il valium". "Ma se Eddie ormai beve solo limonata!". "Hai bevuto prima di venire qui. Joanie, puoi dirmelo. Io non ti giudico... sto solo cercando di capire, perché ti vuoi male?". Sean è completamente impazzito, si preoccupa per me quando il suo collo è in condizioni pietose. So che è ancora arrabbiato con Masahiro ma è da quando siamo tornati che sento dire che parla di me..."Tu come stai? Perdonami se non te l'ho chiesto, è che non volevi che ti chiamassi... ho sentito la tua mancanza, stare senza di te è stato difficile. Volevo tornare a trovarti da tempo, chiederti come stavi... però tu volevi stare solo, ho cercato di rispettarlo ma ho avuto un periodo difficile nelle ultime settimane e volevo solo un tuo abbraccio". Mi guarda per un momento accarezzandomi i capelli, si sta sforzando di non sorridermi ma vedo che è ancora preso da me. "Avresti dovuto dirmelo invece che ridurti così... potevi scrivermi, o telefonare. Io non ho mai voluto abbandonarti, è che non capivo perché tu hai detto a Masahiro che stavi male con me. Abbiamo parlato, si è scusato e l'ho anche mandato a fanculo all'inizio ma poi mi ha spiegato che ti sentivi sola, che avevi problemi con me. Mi dispiace tanto, io ho cercato in tutti i modi di essere presente per te anche quando eri lontana. Credevo che sarei stato meglio senza di te ma...". "Non sono mai stata bene senza di te". Rispondo prima che possa continuare. "Mi serviva tempo per pensare. Vederti stare male mi uccide. È stato difficile perché qualsiasi cosa mi ricordava noi, credevo che sarebbe passato dopo un po' ma baciarti di nuovo mi è piaciuto. Io non posso negare di essere innamorato, ogni volta che ti vedo per me è strano perché abbiamo discusso tante volte e mi fai girare i coglioni quando entri in casa mia senza avvisare o sparli di me con i miei figli... sei una stronza, tu mi guardi con quegli occhi apposta perché sai che dimentico tutto". Continuo a guardarlo negli occhi, ho capito che gli manco... "Ero arrabbiata con te. La verità è che avevo paura di convivere, ho convissuto per anni e guarda come è finita poi... è stato orribile ricominciare, non volevo farlo ma non sapevo come dirtelo. Pensavo che partendo si sarebbe risolto tutto, che mi saresti mancato...". "Quindi non ti sono mancato. Jo, io lo sapevo. Smettila di prendermi in giro, per favore. Perché non mi hai detto subito della convivenza! Perché? Avevi dubbi sulla nostra storia e non ne hai parlato nemmeno per un secondo! Io credevo fosse seria... devi capire cosa vuoi, non ce la faccio più". Si allontana sedendosi sul bordo del letto, è di nuovo arrabbiato e subito mi avvicino a lui: "No, non è così. Io non ho mai messo in dubbio quello che provo, ma non è una buona idea convivere! Hai appena divorziato, i tuoi figli fanno avanti e indietro da casa di tua madre e poi entrambi viaggiamo... non è una buona idea". "Adesso sicuramente non lo è" risponde seccato, sono stanca di tutto questo... mi stava perdonando, avrei dovuto stare zitta ma lui è ancora arrabbiato. Rimango in silenzio fissando il muro davanti a me, non so più cosa dire per farmi perdonare e mi manca averlo vicino, mi manca tutto di lui. Siamo a pochi centimetri l'uno dall'altra e nemmeno ci guardiamo, non ci tocchiamo più e sembra bene attento a non sfiorarmi nemmeno la mano. Pensavo che non mi sarei più sentita così, innamorata di qualcuno che finge di ricambiarmi, che non sa cosa vuole... "Con chi ti sei visto?" Gli domando in modo diretto, c'è qualcosa che gli impedisce di fidarsi di nuovo di me e a giudicare da come si comporta potrebbe averlo fatto apposta, per quello che ho fatto con Masahiro... "Quando? In che senso? Adesso ti importa di me?". "Lo sai cosa intendo. Hai visto altre donne, non è vero?". Si volta di nuovo verso di me con tutto il busto, il suo collo irrigidito è messo piuttosto male. "Jo, lo sai che c'è qualcosa tra di noi. È evidente che ci piacciamo, quando si tratta di passare insieme un weekend tutto fila liscio ma poi appena parlo seriamente finiamo per litigare. Io ci tengo a te, ma forse non possiamo avere una storia". "Allora è così! Chi è la tua nuova fidanzata? Lo hai detto adesso, tu vuoi solo scopare con me... ma lei lo sa?". Non lo sopporto più, mi sono alzata in piedi per prendere le mie cose ma sono costretta a risedermi per un giramento di testa. "Amore, dove vai così?" Mi domanda aiutandomi a rimettermi seduta. "Amore? Sei tu che dovresti decidere cosa vuoi". "Io voglio stare con te". "Allora perché mi dici che c'è solo attrazione tra di noi? Io ho fatto tanto per te, ci credevo veramente! Quello che è successo con Masahiro non è niente, è stato solo un errore. Mi dispiace, so che ti ha dato fastidio, non avrei dovuto farlo ma io pensavo sempre a te in Giappone, ho sbagliato! Sentire quelle parole dai tuoi amici è stato un trauma, io avevo paura che anche tu mi stessi prendendo in giro e sono andata a fare serata per cercare di non pensarci ma ho esagerato e non sapevo più cosa stavo facendo. Lui mi stava addosso, mi corteggiava... non lo so nemmeno come sia successo, eravamo in discoteca e abbiamo fatto qualcosa... non ricordo niente. Se mi fosse piaciuto me lo ricorderei. Io... io ti amo". "Stai male, non sai quello che dici" risponde senza nemmeno guardarmi, non so più che fare con lui. "Non volevo ferirti". "Ma lo hai fatto... Jo, io lo so che ti serve del tempo, che le interviste di Hunter in televisione ti fanno ancora soffrire". "Io non l'ho guardata. Era qualche ora fa, non mi importa. Non mi importa più nè di lui nè di Masahiro... amore, sono venuta qui perché mi manchi". "Io lo capirei se fosse per questo, Hunter è uno stronzo! Guardavo la TV prima che arrivassi, non so da dove gli sia venuto in mente di dire che non ha mai cercato un figlio con te... capisco la tua rabbia, ma devi lasciar perdere. So che parlando continuamente dei bambini e della causa con la mia ex moglie ti ho dato fastidio, ma se vuoi andare avanti non ti deve importare". "Ha davvero detto questo? Che pezzo di merda!" Esclamo senza nemmeno pensarci, sapevo che avrebbe detto stronzate sul mio conto ma non credevo che sarebbe mai arrivato a tanto. Dire che non abbiamo mai voluto figli e che non abbiamo mai provato è stato un colpo basso da parte sua. Era lui il primo a soffrirci, è stato lui a chiedermi di provare! Non ha mai voluto seriamente... "Ha detto tante cose brutte... ho parlato con lui per rispetto, perché era un mio amico e non volevo fargli un torto mettendomi con te. Mi sono anche assicurato che non gli importasse più di te... lui non merita rispetto, dice un sacco di bugie. Non parlerei mai così di nessuno, e lui che diceva di amarti. Jo,io ti amo. Non mi importa di Masahiro, è stata una stronzata di una sera e non voglio perderti per questo". Vorrei tanto ignorare ciò che ho appena sentito, Sean mi ama ma quello che abbiamo passato io e Hunter... non può dire che non ci abbiamo mai provato, non esiste! "Amore, che succede?" Mi domanda per poi abbracciarmi, sto cercando di nascondere le lacrime ma con lui mi sento al sicuro. Non so perché mi fa così male. "Ha detto che non ci abbiamo mai provato? Ci abbiamo provato per un anno intero! E io cosa avrei fatto per tutto quel tempo? Solo a pensarci mi viene il vomito, io volevo un figlio da lui! Lui pensa che sia colpa mia, è questo che pensa! Lui può sempre avere figli, potrebbe farne con chiunque se volesse,mentre io non avrò mai una famiglia". Sean mi guarda per un attimo per poi aggiungere: "Tu hai una famiglia: i bambini ti vogliono bene, e io non voglio che abbiano solo me nella loro vita. Ti hanno chiamata più volte nelle scorse settimane, sei importante per loro. So che non sarà mai la stessa cosa, ma puoi ancora realizzare questo sogno. Io ho già dei figli, non serve che rimani incinta. Ti amo, tu sei la mia ragazza e farai parte anche della loro vita d'ora in poi. La loro madre è assente, non la vedono da tanto e non se ne prende cura come dovrebbe, se vorrai tu potrai esserci. Essere una famiglia non significa per forza avere dei figli insieme, tu hai quello che volevi mentre quel cretino... beh lui ha rischiato di mettere incinta Stephanie per sbaglio perché non sa nemmeno indossare un preservativo. Il suo sperma è una condanna, chi vorrebbe un figlio con quel naso? E poi lui dice che i miei figli sono più belli di me, che dovrei fargli un test di paternità... imbecille. Pure un asino sa che è impossibile uscire se ormai sta per venire, spero che mai si riproduca! Nessun bambino merita come padre uno che rinnega la sua ex ragazza. Joanie, so che ne parleranno in giro ma non voglio che tu stia male adesso". Mi abbraccia e mi sento un po' meglio, Sean vuole che io e i suoi figli andiamo d'accordo ed è un pensiero molto dolce. "Non è per lui... ma per il fatto che non è vero che io non ci ho mai provato. Abbiamo provato fino all'ultimo ma non è successo nulla! Pure con te sarebbe dovuto succedere se solo fosse possibile. Non abbiamo mai usato precauzioni, eppure guarda: nulla, non è mai successo niente. Sono io il problema". "No, è lui il problema! Se non ti avessero operata probabilmente non saresti più qui. Nessuno avrebbe mai conosciuto Chyna. E poi non significa niente, avere dei figli non equivale ad essere genitori. Guarda mio padre: non l'ho mai visto in faccia, almeno non da quando ho memoria. Ero piccolo quando ha lasciato mia madre da sola, non me lo ricordo. Sono cresciuto con una madre single, se solo avesse trovato un compagno prima credo che ne sarei stato felice. Ora ha un fidanzato, ma non vivo più con lei e non siamo così legati. Non vorrei mai che i miei figli crescessero soli con me, non voglio fare il padre single. Da quando ci sei tu si sono affezionati, la loro madre non gli cucina nemmeno la cena perché è sempre ubriaca. Sono felice che non si vedano più. Mi piace che sorridono con te, da quando non vieni più qui gli manchi molto. Anche a me manchi". Mi sfiora le labbra improvvisamente, mi manca e subito ci baciamo di nuovo, questa volta non mi respinge più e mi sento le sue mani addosso sotto alla maglietta. "Quanto abbiamo prima che tornino?" Gli domando sedendomi su di lui per poi spogliarmi. "Non lo so... ma dobbiamo approfittarne". Riprendiamo a baciarci, mi è mancato stare con lui e finalmente è di nuovo mio: gli tolgo la maglietta facendo attenzione al suo collo, per fortuna l'infortunio non sembra essere così grave e rirorno a baciarlo subito dopo. "Ti dispiace se andiamo di fretta?" Mi domanda scendendo subito con una mano nei miei pantaloni, l'ansia che possano scoprirci lo sta eccitando e devo dire che non è così male avere dei figli in casa... "Dipende da te questo" rispondo mentre lui mi tocca, riesco a sentirlo dai pantaloni e so che è impaziente di iniziare. Mi slaccio per fare in fretta, Sean vorrebbe solo strapparmeli questi shorts quando improvvisamente suonano alla porta. "Oh merda!" Esclama cercando la maglietta sul letto, scendo subito per rivestirmi quando suonano un'altra volta. Sento le voci dei bambini dalla finestra, sono già arrivati... "Scendi ad aprire per favore" afferma strofinandosi gli occhi. "Che cosa? Non è casa mia, vai tu!". "Non posso" risponde indicandomi in basso, tutto ciò è decisamente imbarazzante e non so cosa fare. "Beh, lo capirebbero se aprissi io". "Sarebbe peggio se mi vedessero con un'erezione. C'è mia madre!". Sento i bambini ulrare da dietro la porta, mi precipito al piano di sotto cercando di reggermi in piedi ma non mi sento ancora bene. Apro la porta, i bambini stanno bussando in modo frenetico quando mi trovo di fronte la madre di Sean: "Oh, ciao. Sean non mi aveva avvisata, credevo potesse tenerli da stasera". È la prima volta che vedo sua madre e le circostanze sono pessime, cerco di sorriderle quando vedo finalmente i suoi figli. "Ciao Jo!" Esclamano entrambi, Kaitlyn mi abbraccia contenta mentre Jesse ride tirando la manica della nonna: "Ti avevo detto che avrebbero fatto pace". "Ciao tesoro, vieni anche tu o no?" Gli domando per poi abbracciarlo, ha dieci anni ormai e sembra già un piccolo adolescente. "Papà dov'è?" Mi chiedono ridendo. "Di sopra... in bagno. Aspettate un momento" affermo sciogliendo l'abbraccio, vanno subito a lasciare le loro cose mentre la madre di Sean si avvicina entrando in casa. "Così tu sei Joanie... piacere, Cindy". Si presenta per poi portare in casa gli zaini dei bambini, non pensavo che Sean le avesse parlato di noi. "Sono ancora in tempo per riportarmeli a casa" afferma a bassa voce. "No, non c'è problema. Io non dovevo esserci, ero da un amico e sono passata qui...". "So che tu e Sean vi frequentate, non mi interessa. Se volete del tempo da soli lo capisco". "Sì... ma non è un problema se i bambini restano qui. È casa loro, e poi mi conoscono". "Ti adorano. Non voglio impicciarmi, ma sono felice che abbiate risolto. Mi chiedevano spesso quando ti avrebbero rivista". La conversazione sta diventando imbarazzante, Sean finalmente sta scendendo dalle scale e ha salutato i suoi figli. "Ciao mamma" afferma venendoci incontro, quando la signora risponde: "Vado a casa, il viaggio è lungo. Trattamelo bene questa volta,Jo". Lascia la casa dopo aver salutato i nipotini, non immaginavo che fossero al corrente della nostra storia... "Che significa?" Gli domando dopo aver chiuso la porta. "Che sperava che facessimo pace. Mi vede più felice, forse è colpa tua". "Colpa mia? Comunque la cosa brutta di uscire con un padre single è che non si può fare quello che si vuole". Vedo i bambini tornare, hanno lasciato le loro cose e si sono messi sul divano dopo aver acceso la TV. "No, è troppo tardi. Mettetevi il pigiama che si va a letto". "No! Papà, non ho sonno" brontola Jesse. "Non hanno neanche scuola domani" rispondo guardando Sean, mi piace dargli contro. "Ma sono quasi le unidici! È tardi". "Domani non abbiamo scuola. Tu e Jo potete fare più tardi". "Che cosa? Chi ti ha insegnato queste cose?" Urla Sean incredulo. "I bambini sono svegli oggi... ha dieci anni, accettalo" rispondo andando verso la cucina, dovremmo dargli almeno dell'acqua dopo tutto questo viaggio ma Sean ne approfitta per rimanere solo con me: " Appena vanno a letto ci penso io a te". "Tra cinque minuti dormiranno sul divano..." rispondo per poi baciarlo. "Ma che schifo!" Urlano i bambini guardandoci dal salotto, a quanto pare non resteremo soli facilmente stasera. "Sono contento che gli piaci" mi sussurra all'orecchio prima di allontanarsi. "Papà, se ti lasci ancora ti vengo a picchiare" urla suo figlio mentre gioca con il telecomando della TV. "Ha anche pianto..." risponde sua figlia trascinandomi vicino a lei sul divano. "Sul serio? Amore, dai!". "Dicono bugie. Ragazzi, basta stasera!". "Sono bambini, è ovvio che non mentono!" Rispondo mettendo un DVD nella televisione, mi mancava restare a casa con loro e Sean si siede vicino a me abbracciandomi. "Mi siete mancati tutti" mi sussurra baciandomi un'altra volta, per fortuna sono troppo concentrati per vederci...

The Game is over (She never recovered parte 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora