16. Champagne

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Non ci avrei scommesso un soldo.

Era l'ultimo dell'anno, al Sunlight c'era odore di bistecca ai ferri, alcol, fumogeni e sudore. La musica faceva da accompagnamento più che rumoroso nella sala dove io e gli altri stavamo mangiando ed ero sicuro che faceva tremare le casse in quella accanto, adibita a discoteca.

Eravamo io, Tim e Marcus (i miei amici di sempre), Kevin e Trey (gli amici per cui avrei dato la vita), Sally, Samantha e Samuel (amici del giro di Kevin, in cui aveva coinvolto anche Trey), Robert e Julian (amici di Rory che erano diventati anche amici nostri).

E Jen.

Con Austin, ovviamente. E con Martin, Eddie e Fiona, gli amici di Austin.

Jen glielo aveva chiesto davvero. E loro avevano accettato. Mi aveva chiamato Austin stesso quella mattina per metterci d'accordo. Il caso aveva voluto che non avessero piani, se non il festeggiare a casa di Martin.

Perciò eravamo tutti lì.

Beh, ormai eravamo un po' dispersi. Le ragazze avevano fatto comunella in un lato del tavolo. Jen – anche lei è una ragazza, però – era impegnata in una conversazione su moda e abiti con Kevin. Austin beveva dall'altro lato del tavolo con i suoi due amici. Julian e Robert e gli amici di Kevin si erano amalgamati con la calca di gente nella saletta accanto, a ballare. E io ero al centro del tavolo, con Tim e Marcus davanti e Trey accanto.

«Vuoi mettere via quel cellulare?» sbottò Marcus.

Tim alzò la testa, la sua espressione lo faceva apparire come se si fosse appena svegliato. «Ce l'hai con me?»

«No, con quel povero sfigato che è qui con gli amici ma ha passato tutta la serata a scambiarsi messaggi con una tipa.»

«E dai, lascialo stare.» Finii il mio vino, per una volta non dovevo preoccuparmi di essere quello con la macchina, e me ne versai un altro bicchiere. «È l'amore.»

«Siamo messi bene» ribatté Marcus.

«Chi è lei?» curiosò Trey, l'unico al cento per cento sobrio tra noi, dato che era praticamente astemio.

Tim in un primo momento non rispose, di nuovo preso a scrivere un messaggio, poi Marcus gli diede una gomitata. «Eh?» domandò Tim, i neuroni fusi da qualsiasi ragazza ci fosse dall'altra parte dello schermo.

«Oddio, già era rotto prima. Adesso è da buttare.» Marcus sbatté le mani sul tavolo e rivolse lo sguardo al soffitto, attirando l'attenzione di Jen e Kevin, seduti proprio al suo fianco.

Scrollai il capo. «Non preoccupatevi, è tutto scemo.»

Jen abbozzò un sorriso, poi Kevin la rapì di nuovo con le sue parole. Sembrava non esserci più traccia della Jen impanicata del negozio, c'era soltanto quella piena di passione per ciò che amava e, anche se non la stava mostrando direttamente a me, la percepivo e ne ero felice.

Forse quella serata avrebbe spuntato altre caselline aperte dentro di me che portavano il suo nome. Forse avrebbe contribuito a riempire quel vuoto. Se non lo avesse fatto, almeno sperai che mi desse un indizio per come farlo io stesso.

«L'ho incontrata dal veterinario» cominciò a raccontare Tim. «Io ero lì con il mio Dobbie e lei con la sua Lilly. Ci siamo messi a parlare dei nostri cani e... È successo, capisci?»

Trey non aveva esattamente la faccia di chi aveva capito, ma Tim aveva perso ogni facoltà comunicativa, perciò immaginai dovesse farselo bastare.

«Cioè, avete capito?» fece Marcus, contrariato. «Manco La carica dei 101, con i guinzagli attorno alle gambe.»

Come Toccare un FioreWhere stories live. Discover now