18. Cisterna

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«È da qualche settimana che non ci vediamo.» Il dottor Robertson mi accolse con un sorriso, il suo ufficio invece con odore di caffè. Due tazze fumanti troneggiavano sulla scrivania. Me ne offrì una, che accettai più che volentieri. «Come stai?»

«Bene.»

Si bloccò mentre stava per sedersi, poi si lasciò cadere sulla poltrona. «Davvero?»

Annuii, soffiando nella tazza e sedendomi a mia volta. «Beh, pieno di buchi, se vogliamo essere puntigliosi. Ma bene.»

Robertson si accigliò. «Approfondisci e argomenta "pieno di buchi".»

Strinsi con entrambe le mani la tazza, così che potesse riscaldarmele, e fissai il liquido scuro al suo interno sperando che venissero a galla le parole. Robertson attese i miei tempi, bevendo a piccoli sorsi il suo caffè.

«Ricorda quando ha detto che abbiamo scandagliato solo la superficie e non ci siamo accorti che c'è altro sotto?»

«Certo.»

«Ecco.» Piegai una gamba sotto al sedere. «La superficie era il mio primo buco, un'enorme cisterna vuota. L'abbiamo riempita, in qualche modo. Non è piena ovviamente, ma è accettabile. Peccato che sotto siano state scavate infinite gallerie che si intrecciano ma non vengono mai in superficie, rimangono lì e hanno le pareti cedevoli. Nelle scorse settimane ho sentito la terra sgretolarsi a poco a poco. Mi sono domandato "Cosa accadrebbe se crollasse tutto? I buchi si riempirebbero e la cisterna li tapperebbe, oppure la cisterna si rovescerebbe tornando vuota?" Allora ho pensato che è meglio rimanere con la cisterna piena ma pieno di buchi al di sotto.»

«Stabile» commentò Robertson.

Scrollai le spalle. «Sempre che regga.»

Il dottore ingollò ciò che rimaneva del caffè, poi incrociò le mani davanti a sé, come se stesse pregando, i pollici che sfregavano tra loro. «Quindi abbiamo appurato che qualcosa sotto alla superficie esiste. Come te ne sei accorto?»

«Jen.»

Annuì lentamente. Anche lui era consapevole che mi fossi fissato con lei, come piaceva dire a Kevin, e anche lui mi aveva suggerito di andarci leggero. Lei non aveva nulla a che fare con il mio passato, non poteva curare ferite ancora aperte.

Ma è lei che me ne ha aperte di nuove.

«È successo altro tra di voi?» chiese.

«Siamo diventati amici.»

Fece un'espressione stupita, quindi rilasciò una debole risata. «La tua perseveranza ha dato dei frutti.»

«Mi prende in giro, dottore?»

Il sorriso sardonico sulle sue labbra fu una risposta più che eloquente. Sentii le guance riscaldarsi e non per via del fumo che si innalzava dalla tazza ancora mezza piena.

Robertson tornò serio, una mano tra i capelli ingellati e poi di nuovo intrecciata all'altra. «E questa amicizia non ti aiuta a sorreggere la cisterna? O, ancora meglio, a riempire la galleria al di sotto?»

«È quello che vorrei.»

«Ma?»

«Nessun ma. Temo solo che ci voglia un po' di tempo.»

Il tempo, quello stronzo maledetto.

Quante volte erano stati gli altri a ripetermelo. "Ci vorrà del tempo", per andare avanti, per capire, per aggrapparmi ai sentimenti positivi e lasciare indietro quelli negativi, per aggrapparmi alle persone che mi amavano. Per riempire i miei vuoti. Ora che ne avevo scoperchiati altri, il tempo doveva essere per forza la risposta giusta.

«Ragionevole» convenne il dottor Robertson.

«Avanti, mi dica a cosa sta pensando.»

Delle rughe d'espressione comparvero attorno ai suoi occhi sorridenti. «Si sono ribaltati i ruoli?»

«Ormai non ha più segreti per me» ribattei ironico, nascondendo un ghigno dietro l'ultimo sorso di caffè.

Robertson lasciò la sua scrivania e si piazzò con una sedia davanti a me, la sua colonia fresca e frizzante mi inebriò i polmoni. Agrumi, noce moscata, muschio. Più inspiravo e più ne percepivo le diverse sfumature. Mi davano sicurezza, mi avvolgevano come le braccia di un padre, uno che non si era ridotto a qualche telefonata e a qualche ora al mese insieme.

«Ti do un'alternativa» affermò deciso. «Invece di rimanere in uno stato di apparente stabilità, pregando di avere le braccia abbastanza forti da sostenere un'intera cisterna, perché non versare ciò che hai raccolto in questi mesi nei buchi al di sotto e tornare con una cisterna sì vuota ma che rappresenta il tuo futuro? Una cisterna che riempirai con tutte le nuove esperienze e i nuovi sentimenti che proverai.» Poggiò l'indice sul mio cuore e lo mantenne lì. «Così sarai sicuro che non cederà, perché ha delle fondamenta solide.»

Rimasi con lo sguardo nel suo per parecchi minuti. Alla fine risposi: «Secondo lei sarò in grado di riempirla di nuovo?»

«Assolutamente sì.» Mi accarezzò la fronte e mi portò dietro l'orecchio una ciocca di capelli. «Hai visto cosa sei stato in grado di fare oggi?»

Scossi la testa.

«Ti sei capito da solo, ti sei analizzato fin nel profondo e hai tirato fuori quella metafora della cisterna. È una cosa che non hai mai fatto prima e che forse nemmeno sapevi come fare. Sai cosa significa?»

«Che lei è un bravo psicologo?»

Ridacchiò e si tirò indietro. «Grazie per la fiducia, ma non era ciò che intendevo. Sei maturato, Warren. E se sei riuscito a crescere così tanto in così poco tempo, non solo sarai in grado di riempire la cisterna, ma sarà talmente colma che ti chiederai dove mettere ciò che continuerai a raccogliere da questa vita.»

Solo in quel momento mi accorsi che il petto mi faceva male, perché d'un tratto il peso svanì e rimase un piacevole solletico.

Robertson tornò dietro la sua scrivania.

Pian piano, anche la mia mente si fece più leggera.

«Dottore?»

«Dimmi, Warren.»

«Menomale che ha fatto riparare il termosifone, altrimenti col cavolo che tiravo fuori una metafora del genere, con quel rumore insopportabile.»

Robertson scoppiò a ridere e si permise anche di darmi dell'idiota.

Risi con lui.

Non sapevo ancora come avrei effettivamente costruito quelle fondamenta solide, ma giurai a me stesso che ci sarei riuscito a costo di cadere e ricadere. Perché volevo alzarmi, volevo avere un futuro splendente.

Volevo essere baciato dal sole ogni giorno della mia vita per sbocciare come un nuovo fiore.



NOTA DELL'AUTRICE:
Mi esce la lacrimuccia a vedere Warren così maturo :')
Un evento più unico che raro!

Non chiedetemi come mi sia venuta in mente quella cosa della cisterna perché Warren si è messo a parlare da solo e io gli ho dato corda finché non ci siamo ingarbugliati entrambi, ma spero sia tutto chiaro, ahaha!

Lasciatemi un commentino per farmi sapere come sta andando e una stellina se anche voi volete riempire la cisterna di Warren con pensieri positivi!

Baci,
Flor ^w^

Come Toccare un FioreOù les histoires vivent. Découvrez maintenant