30. Vento

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«Perché finisco per fare sempre io d'autista?»

La voce di Trey arrivò dal sedile dietro di me. «Io ho solo la moto, non ci stiamo in tre.»

Jen strinse con una mano la cintura di sicurezza vicino alla spalla, rimpicciolendosi. «Io non conosco ancora bene la città. So solo la strada da casa al negozio e poco altro.»

«I navigatori sono sopravvalutati?» mi lamentai.

Le lanciai un'occhiata, aveva le guance rosse. Ridacchiai e le posai una mano sulla coscia; le sue labbra si distesero in un sorriso divertito. Quelle stesse labbra che avevo desiderato baciare da quando mi ero svegliato.

Due parti di me erano ancora in lotta: il senso di colpa nei confronti di Rory e il calore che mi diceva che con Jen stavo bene.

Era stato un sonno irrequieto, quella notte, con flash che per fortuna ricordavo a malapena, sfumati e muti. Avevo poi avuto la testa da tutt'altra parte per l'intera mattina, alla ricerca di una spiegazione soddisfacente per i miei sentimenti che si rifiutavano di trovare un accordo.

Per fortuna era arrivato in mio soccorso Trey. Mi aveva chiesto di accompagnarlo a comprare un regalo per Kevin – fra cinque giorni sarebbe stato il suo compleanno, e Trey era a dir poco nel panico e in alto mare –, così mi era venuto in mente di invitare anche Jen. La fortuna mi aveva assistito una seconda volta, perché era il suo giorno libero. Uscito dall'università, quindi, ero passato a prendere prima lei e poi Trey.

Non avevo avuto il coraggio, tuttavia, di esaudire quel mio sciocco desiderio che forse avrebbe dato una piccola spinta ai miei sentimenti. La mano sul ginocchio era il primo contatto che osavo con Jen.

Era soffice, anche se la sua morbidezza era da imputare alle calze, quel giorno di un delicato rosa cipria. Il cappotto lungo e grigio con i pelucchi non mi permetteva di vedere cosa indossasse al di sotto, ma scommettevo un altro dei suoi maglioni lunghi. L'iris del suo profumo aveva riempito l'abitacolo dell'auto.

Le feci circoletti con il pollice, poi la sua mano fu sulla mia.

Gliela strinsi.

E quando lei ricambiò con altrettanto vigore, sentii stringersi anche il mio cuore.

Nausea e appetito esplosero in egual misura dentro di me.

Per poco non saltai in aria quando la testa di Trey sbucò tra i due sedili anteriori. «Non dovevi girare a sinistra?»

«Ah... sì. Ho sbagliato» confessai, riportando la mano sul cambio.

«I navigatori sono così sopravvalutati» mi fece il verso Jen.

Feci una risata di petto e le diedi una debole spinta sulla spalla. Lei e Trey si misero a ridere dopo di me.

Mi concentrai di nuovo sulla guida e arrivammo – con il giro largo – al centro commerciale.

«Cosa vorresti comprargli?» domandò Jen affiancandomi dopo essere uscita dall'auto. La tentazione di prenderle di nuovo la mano fu forte.

«Non saprei» rispose Trey, mogio. «Non so neanche come siamo arrivati al 23 gennaio senza che gli abbia comprato qualcosa.»

«Fa il compleanno troppo vicino a Natale» commentai. «Uno non ha il tempo di prepararsi.»

Trey mi concesse un sorriso.

«Cosa gli hai regalato per Natale?» indagò ancora Jen.

«Un weekend in una Spa, regalo in comune.»

E idea di Kevin, ma decisi di non infierire; Trey era già piuttosto avvilito. Tra i due, inutile negare che fosse Kevin quello con spirito d'iniziativa.

Come Toccare un FioreWhere stories live. Discover now