25. Terra

232 46 251
                                    

Avevo passato il pomeriggio a cercare in rete i possibili percorsi da intraprendere per imboccare la strada dell'insegnamento, ed ero ancora lì, di sabato sera, con aperte una manciata di pagine e la chat di gruppo tra me, Kevin e Trey.

Un anno, ne sarebbe stato sufficiente uno solo per ottenere l'abilitazione, insieme alla laurea che avrei preso di lì a pochi mesi. E poi tanti altri anni di gavetta, ma lo avevo già messo in conto. Tuttavia, avevo una corsia preferenziale grazie al professor Turner. Come non approfittarne? Forse era l'occasione della vita, forse l'unica che avrei mai avuto. Sarei stato uno scemo a sprecarla, soprattutto ora che avevo compreso che poteva essere la mia strada.

Te l'ho detto che saresti diventato il professor Evans, scrisse Kevin.

Sollevai d'istinto gli angoli della bocca, poi digitai: Ne riparliamo quando imprecherò contro ogni materia, tirocinio, o quel che sarà, e mollerò tutto.

Non dovresti partire così, si inserì Trey.

In realtà neppure io che lo avevo scritto lo pensavo, stavo cercando soltanto un po' di supporto.

Giusto, scrissi, ci penserete voi a riportarmi in riga.

Kevin fece l'occhiolino, Trey mandò un pollicione.

Erano quasi le dieci, potevo anche smetterla di girare e rigirare per le stesse pagine trovando ovunque le stesse informazioni. Così le chiusi e stavo per chiudere anche WhatsApp, quando la notifica di un altro messaggio mi fece spostare in automatico la freccetta sulla chat e aprirla.

Sei a casa?

Il cuore saltò dritto in gola.

Era Jen.

La chat al di sotto, il gruppo tra me i miei amici, lampeggiava e sembrava dire "clicca qui per sostegno", ma decisi di ignorarla e di ignorare anche il panico. Dio, era solo Jen. La ragazza che pensavo non mi avrebbe più parlato, che pensavo sarebbe andata a fondo senza che io potessi fare nulla per impedirlo, vittima di un destino disonesto.

Il coraggio me lo diede la sua foto profilo, la felicità disegnata sulle sue labbra ma che, se si fosse prestato attenzione, non si sarebbe riscontrata anche nei suoi occhi.

Perché ci avevo messo così tanto a rendermene conto? No, anzi, perché me ne ero reso conto ma non avevo agito prima?

Menomale che volevo salvarla...

Beh, nonostante aspettare che prima o poi lo capisse da sola non fosse stata una grande mossa – tuttavia l'unica che mi era venuta in mente – il piano doveva aver dato i suoi frutti, se adesso Jen mi aveva scritto.

Oddio.

Mi aveva scritto, e io me ne stavo lì a fare congetture e a litigare con il mio cuore scalmanato. Posai le mani sulla tastiera e cominciai a digitare.

Purtroppo faccio parte di quella cerchia di sfigati che non è uscita al sabato sera, già.

Decisi di prenderla sul ridere, fare lo sbruffone era una delle cose che mi riusciva meglio. L'altra era fare lo stronzo, ma quello non era assolutamente il momento adatto.

Posso passare un attimo?

Per la seconda volta rimasi di sasso. Okay, la carta dello sbruffone non aveva centrato il segno. A quel punto mi restavano solo quelle della sincerità e della serietà.

Ti aspetto.

Fissai per una manciata di secondi la chat con i miei amici, poi li salutai con una scusa del tipo Mi attacco alla playstation, chiusi tutto, spensi il portatile e andai alla portafinestra. L'attesa era più snervante di quel che avrei creduto. Di Jen neanche l'ombra, chissà quanto le stava costando mettersi le scarpe e uscire di casa per venire da me. E Austin? Si sarebbe accorto se fosse uscita, no?

Come Toccare un FioreWhere stories live. Discover now