38. Sacra

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«Okay, arriviamo al tema focale della serata.» Marcus sbatté la birra sul tavolino. «Perché, cazzo, Tim è qui con noi la sera di San Valentino se ha la ragazza?»

Sollevai entrambe le sopracciglia. «La domanda non dovrebbe essere perché siamo usciti insieme noi tre la sera di San Valentino?»

«Perché è sabato. Il sabato è sacro. Il sabato è sfondarsi di alcol con gli amici.»

Feci una risata nasale, dandogli mentalmente ragione. Da che ne avevo memoria – e l'età per farlo – era sempre stato così. Io, Tim e Marcus in giro al sabato sera fino a tarda notte, per locali o in discoteca. Quando le temperature lo concedevano, ci accontentavamo anche di un parco o un semplice muretto, cazzeggiando e raccontandoci qualunque cosa ci venisse in mente: le nostre giornate scolastiche, i video più scemi che avevamo scovato in giro, come ci fossimo bloccati in un livello di qualche gioco, quale ragazza ce lo aveva fatto venire duro quel giorno. Ecco, era su quello che si basava la nostra amicizia: sabati sera e cazzate.

Troppe cazzate.

Eppure, sembrava non ne avessimo mai abbastanza.

Era la nostra amicizia a essere sacra.

Tim e Marcus – escludendo per forza di cose Trey e Kevin – erano stati i primi a cui avevo confessato che stavo con un ragazzo. In realtà glielo avevo sbattuto in faccia mettendo la lingua in bocca a Rory durante il compleanno più imbarazzante di tutti. Avevo avuto paura per così tanto tempo, pensando che li avrei persi... Insomma, Trey era stato sbattuto fuori casa da suo padre perché innamorato di Kevin, Rory era scappato dai nonni perché gay. Chi mi avrebbe assicurato che non avrei fatto la stessa fine? Non volevo essere solo, non volevo la mia vita cambiasse. Peccato fosse cambiata nel momento in cui avevo conosciuto Rory. E io ero cambiato con lei. Ci avevo messo un'eternità a capirlo.

Quanto cazzo di tempo sprecato.

Avrei voluto indietro ogni secondo. Se avessi saputo prima come sarebbe andata a finire, non me ne sarei lasciato scappare nemmeno uno sputo.

Le cose tra me e i miei amici, comunque, non erano cambiate granché. Avevamo continuato a essere i soliti cazzoni, e dopo la morte di Rory erano stati i primi a capire che avevo bisogno del mio spazio. I sabati sera insieme annullati, le cazzate un miraggio lontano. Solo un meme di tanto in tanto nella nostra chat di gruppo. Ero stato io a invitarli di nuovo fuori, quando ero finalmente riuscito a rattoppare parti di me. Non eravamo tornati come un tempo, non subito almeno, ma non poteva essere diversamente. Pian piano, come tutte le altre cose, anche noi avevamo ritrovato il nostro equilibrio.

Perciò eccoci lì, ancora noi tre, con i nostri sabati sera e le nostre cazzate.

Quel sabato, però, era un po' diverso dagli altri. Solo Marcus era ben integrato nel mood della serata tra amici. Tim era perso da qualche parte tra "Oddio, avrò ricevuto un messaggio dalla mia tipa?" e "Devo mandare un messaggio alla mia tipa!"

Mentre io...

Jen.

Non sapevo esattamente dove o come, ma sapevo che stava festeggiando San Valentino con Austin, anche se festeggiare era un eufemismo. Dove aveva imparato a mentire così bene? Perché dovevi essere una gran bugiarda per riuscire a far finta di essere a tuo agio e divertirti, quando ti trovavi con la merda-su-due-gambe più grande del secolo. Era la parte innamorata di Austin a recitare per Jen? O forse non era nemmeno tanto una recita, forse c'erano momenti in cui lei stava bene con Austin, in cui lo amava davvero nonostante quell'amore fosse sbagliato.

Cristo, la mia testa sarebbe esplosa fra tre... due... uno...

«Ecco, mi ha scritto!»

Marcus per poco non si rovesciò la birra addosso, ne risputò una parte sul tavolino tuttavia. Feci una smorfia tra il disgustato e il divertito.

Come Toccare un FioreDonde viven las historias. Descúbrelo ahora