37. Begonia

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Jen inspirò a pieni polmoni, trattenendo l'aria per una manciata di secondi prima di ributtarla fuori. Seguii il suo esempio. Gli odori della serra mi pizzicarono le narici e si mischiarono dentro di me. Fu totalizzante, la sensazione più bella della giornata. Mi rilassò così tanto che chiusi gli occhi.

«Non ero mai stata in una serra, sembra di camminare in mezzo a decine di arcobaleni profumati.»

Sorrisi per quell'immagine fantasiosa, ma quando riaprii gli occhi e mi guardai attorno dovetti darle ragione: c'era un'infinità di fiori dalle più disparate sfumature. Erano disposti in ordine sui banconi, dentro a vasi che neppure si vedevano perché ricoperti da altri fiori ancora. Era un'esplosione di petali, profumi, colori.

Spinto dalla promessa che Jen sarebbe venuta con me, mi ero deciso a cercare un posto in cui comprare le piante per il mio terrazzo e mi ero anche fatto un mezzo progetto. Avevo dovuto aspettare più di una settimana per trovare un pomeriggio in cui entrambi fossimo liberi, ma il suo sorriso raggiante era un'ottima ricompensa.

Jen si sporse verso dei papaveri e li annusò con tanto di verso estasiato.

Oh, sì. Più che ottima.

Le avvolsi la vita con un braccio. «Qual è il tuo fiore preferito?»

«Il girasole» rispose senza esitare.

«Davvero?» Ne rimasi colpito. La visione di un vaso di girasoli finti su un tavolo dalla tovaglia floreale mi ammorbidì il sorriso. Avrei dovuto dare un colpo di telefono ai nonni, non li sentivo da qualche giorno. «Pensavo un fiore rosso.»

«Come mai?»

«Non è il tuo colore preferito?»

Ed eccolo lì, si presentò sulle sue guance come fragoline di bosco. «Vero, ma ho sempre trovato i girasoli bellissimi.»

«Vorrà dire che aggiungerò alla lista delle cose da comprare anche dei semi di girasole.»

«Per me?» chiese emozionata.

«Assolutamente per te, così li vedrai ogni volta che passerai davanti a casa mia.»

Jen si accese diventando lei stessa splendente come se avesse assorbito i raggi del sole. Mi riscaldò il cuore.

«Dovrai aspettare questa estate perché fioriscano. Chissà, magari per allora...» mi bloccai giusto in tempo. La frase tuttavia mi pizzicava le corde vocali.

Per allora non vivrai più con Austin. Quindi dovrai venire apposta da me per vedere i girasoli.

Le diedi un bacio sperando di sviare l'attenzione. Non mi feci intimidire dal suo cipiglio e le baciai anche la punta del naso per poi scuotere la testa.

«Niente, era una scemenza. Dai, aiutami a scegliere.»

Fu più complicato del previsto. C'erano troppe piante che avrei voluto comprare ma, oltre a un budget limitato, avevo uno spazio altrettanto limitato. L'aiuto di Jen consisteva nell'indicarmi qualsiasi fiore catturasse il suo sguardo, e io puntualmente intervenivo per spiegarle che purtroppo erano fiori da interno o estivi, sarebbero morti nel giro di un giorno sul mio balcone. Non smise comunque di indicarmeli, e io non smisi di pavoneggiare le mie conoscenze in merito.

Fu divertente, spensierato.

Jen era al cento per cento una ninfa nel suo habitat naturale.

Io ero al cento per cento un botanico nel mio habitat naturale.

Stavamo bene insieme.

Più di quanto avrei potuto immaginare, più di quanto mi ero permesso di farlo. Erano due anni che volevo stare bene, ma forse mi ero auto-sabotato per tutto quel tempo. Il vago sentore di tradire Rory mi punzecchiava ancora in un angolo remoto della mente e del cuore, poi però venivo assalito dagli ultimi mesi e dai cambiamenti avvenuti. In me, nella mia vita. Nei miei sentimenti. Tante cose che ancora non afferravo appieno, eppure così confortevoli. Il cambiamento più grande, me ne ero reso conto soltanto nella settimana appena conclusa, erano le ore che trascorrevo a pensare a un'altra persona che non fosse Rory. Era quello il tradimento maggiore, ma non potevo evitarlo.

Come Toccare un FioreWo Geschichten leben. Entdecke jetzt