La corsa di Miguel

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*sospira*

Era solo venerdì, quando la professoressa ha segnato l'ora della mia morte dandomi quella maledetta autorizzazione.

Era solo ieri quando mi sembrava di essere più di là, che di qua.

"È solo una corsa", dicevano.

"Fallo tu, allora." Rispondevo.

Cosa è successo ieri, alla corsa? Quasi quasi non rammento neanche io, tanto stavo per morire.

Però non starei facendo questo capitolo... quindi, Wattpadiani, partiamo dall'inizio.

Giovedì 30/02/2024 

Siedo tranquillamente al mio banco, nell'aula di matematica mentre un mio compagno svolge alla lavagna un esercito sulle Invalsi che ci ha dato da fare la professoressa, che sta smanettando sul suo PC per fare chissà cosa, forse per mettere qualche nota, o forse sta semplicemente navigando su Instagram o Facebook. Ad un certo punto bussano alla porta. Rizzo la schiena e guardo il corpo della professoressa di sport che fa irruzione nell'aula. Mi fissa lo sguardo negli occhi, e io lo sostengo, anche se nel mio petto miliardi di emozioni continuano a turbinare inarrestabilmente. Ho forse fatto qualcosa di male? Ho forse dimenticato di portare un compito?
"Sofia, l'autorizzazione per la corsa di Miguel!"
Mi sorride la professoressa, passandomi un foglietto di carta.
Ho un tuffo al cuore. Speravo che la professoressa se ne dimenticasse, che non pensasse più a quella corsa...
E invece, eccomi con l'autorizzazione in mano. Quant'è "infame" la vita certe volte.
"Riportamela domani, eh!" La professoressa fa per andarsene, ma io, da brava "genia", le chiedo:"Dove posso trovarla?" Lei mi guarda come se fossi una stupida, quindi continuo:"Sempre in palestra, giusto?"
"Eh, sennò dove?" Ride, e se ne va dall'aula. Mentre metto il foglietto dentro il mio diario, la professoressa di matematica mi guarda e mi fa, beffarda:"Dove posso trovarla è stato bellissimo."

Ed è così che la professoressa di sport ha segnato il mio destino.

Questo destino:

Lunedì 5/03/2023

Sto con la schiena dritta sulle sedute del grande campo per la corsa delle Olimpiadi, dove probabilmente si allenano ragazzi e ragazze più grandi di me che fanno atletica. Aspetto con ansia il mio turno, anzi, il turno della batteria 2010 femminile, quella a cui faccio parte. È una giornata molto strana. È partita diluviando, per poi lasciare posto ad un timido sole, per poi piovere di nuovo e infine far splendere un sole che spacca le pietre. Non c'è nessuno della mia classe a sostenermi e conosco solo una ragazza della 2B, due ragazzi della 3C e della 3D, ma non ho molto rapporto con loro, anzi, ad uno ho anche dato palo, e conoscere i suoi genitori è stato molto imbarazzante. Pensate che la madre ci ha fatto anche una foto, a me, e a quello a cui dato palo. Senza offesa, ma quella donna è schizzata.
Arriva il turno della batteria delle ragazze 2010.

Mi preparo per partire.

Bandiera bianca per la partenza.

Bandiera bianca per l'arrivo.

1200 metri di corsa. Sotto al sole. Che sarà mai?

Devo solo mantenere il respiro regolare, e non succederà niente di male, no?

"Via!" Il tizio con la bandiera bianca urla quella magica parola, e 30 ragazze cominciano a correre.

Prendo a correre pure io. Scatto come se stessi scappando da un cane rabbioso. Sento gli sguardi delle persone sugli spalti su di me e le altre ragazze.

Mantengo la terza posizione per circa 400 metri, finché...

Cosa sta succedendo?

Non respiro.

Non... respiro...

Però devo continuare. Ne va del mio orgoglio...

Le ragazze mi passano davanti. Rallento. Divento sesta, ottava... decima... dodicesima... ventesima.

No... ero partita così bene!

Cosa sta accadendo? Non respiro.

Vedo la professoressa di sport a lato della pista. Almeno un giro e mezzo l'ho fatto...

Decido di abbandonare la corsa. Non vedo più nulla.

"Prof...." La chiamo, la voce che trema, il cuore che vuole uscire dal petto.

Lei mi guarda. All'inizio mi incita a continuare a correre. Non capisce che sto male.

Però dopo mi prende da parte, mi mette una mano sulla spalla e mentre diversi puntini neri mi danzano davanti agli occhi, mi dice di rizzare la schiena e di respirare regolarmente. Grandi respiri dal naso, espirazione dalla bocca.

Ci provo.

Il mondo gira vertiginosamente intorno a me.

Mi sento svenire, morire. Morire...

Ho visto la mia vita passarmi davanti.

Che stupida, stupida a partire così a bomba. Perché l'ho fatto?

Sto per svenire. Lo sento. Sento i sensi che mi abbandonano, ma no. Non posso. Non adesso. Non posso svenire.

La professoressa mi lascia con il padre di un ragazzino di prima media che conosco. Quell'uomo è un angelo.

Mi ha aiutata a riprendermi, più o meno.

Vedo tutto doppio. Dove sono? Chi sono?

Vedo mio padre che mi guarda. Vado verso di lui, barcollante. Gli chiedo di andare a casa.

Le gambe mi tremano. Il mondo sembra avvolto in un perenne terremoto. Non mi reggo in piedi.

Perché non so dire di no?


*sospira* Ma Raziel.

Vi scrivo un giorno dopo a 'sto schifo di corsa.

MA IO DICO, NO-

MA A RESISTENZA MI METTE, A ME? CHE SEMBRO UN BRADIPO SCHIACCIATO DA UN TIR?

Nahh, questo è tentanto omicidio. Altroché.

Qua scatta la ✨️denunzia✨️

Cioè, parliamone, neanche Giovanna d'Arco sarebbe riuscita a fare 1200 metri rincorsa da quelli che volevano metterla a rogo. Infatti è stata presa e bruciata.

...

Dico solo che oggi ho saltato sport a scuola e parkour fuori scuola perché le mie gambe si rifiutavano di muoversi.

Aaaiiiuuttoooo! Secondo voi delle nuove gambe le trovo su Wish?

Va be ', come state?

Diario di una ragazza di terza mediaWhere stories live. Discover now