3. Hurt You

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Avevamo un concerto da fare, quel giorno. Ed essendo il primo dopo una breve pausa di tre giorni, ci stavamo morendo tutte dalla paura. Camila continuava a dire che sarebbe andata male e che non si sarebbe ricordata le canzoni, ma io sapevo che era la più brava e di certo, dirlo ad alta voce, non sarebbe stato carino. Così alzai gli occhi e vidi Camila giocare con Sofia, che era venuta a vedere il concerto con sua mamma Sinhue e suo padre Alejandro e a quell'immagine sorrisi. Sorrisi vedendo la mia migliore amica più tranquilla, sollevata.

"Giochi con noi, Lolo?"

Lasciai perdere le mie scarpe e scossi la testa dispiaciuta:

"Devo andare al trucco, Sofi. Ma ti prometto che quando verrai a trovarmi a Miami, faremo tutto quello che vuoi."

La bambina, che poco somigliava a sua sorella grande, mi sorrise annuendomi e Camila mi fece un occhiolino, capendo che l'avevo fatto per lasciarle sole, tra di loro, almeno per un po'. Anche se non era il mio turno, mi alzai per andare a truccarmi e mi lasciai conciare come dovevano, un po' scettica. Quando tornai di là, Normani mi afferrò per un braccio e mi tirò a sé, facendomi spaventare a morte:

"Ma cos'hai?"

" C'è Bradley, qui fuori. È da venti minuti che ti sta aspettando, non so più che dirgli."

Alzai gli occhi al cielo e tolsi la sua mano dal mio bicipite, per poi correre verso la porta ed uscire dal camerino:

"Wow Jauregui" Disse il ragazzo: "Sei davvero splendida."

"Ti ringrazio, Simpson."

Bradley mi diede un bacio sulla guancia, sorridendo come un bambino e si chinò più avanti per baciarmi, ma io mi tolsi fingendo di dover andare:

"Fai un buono show, Lauren. Sono venuto fin qui solo per vederti!"

"Certo, lo farò!"

Dovetti alzare la voce, per farmi sentire, e non appena svoltai l'angolo del corridoio, pensai di esser stata davvero una grandissima idiota. Continuai a camminare a testa bassa e sbattei contro Austin:

"Dio mio, ma siete tutti qui?"

"Io devo esserci per forza, mi esibisco dopo di voi."

"Giusto..."

Il ragazzo mi esaminò il volto, un po' confuso:

"Stai bene?"

"Cosa?" sospirai: "Oh si, tutto alla grande. Vuoi che vada a chiamarti Camila?"

Abbassò la testa, scrocchiandosi il dito indice e poi schioccò la lingua in segno di negazione:

"No, lascia stare."

"Tutto okay?"

Mi sorrise e per un attimo, per quanto mi stesse antipatico delle volte, mi dispiacque vederlo così. Gli accarezzai una spalla e lui annuì, liquidandomi nel giro di un secondo, per andare a riposarsi. Alzai le spalle, stranita dalla situazione e balzai quando Mani mi bussò sulla spalla:

"Oh Cristo, mettetevi un campanaccio al collo, così capisco che state arrivando."

Indietreggiò, corrugando la fronte, e poi scosse la testa per dirmi quello che doveva dirmi:

"Il tuo telefono sta suonando da un po', credo sia tuo fratello Chris."

Sorrisi, al pensiero, e corsi nei camerini per andare a parlarci. Ma quando arrivai ed afferrai il telefono, Camila mi prese la mano:

"Dobbiamo andare, Lo. È ora di spaccare."

Guardai la foto di mio fratello, messa per il contatto, sul segno delle chiamate perse. Dovetti posarlo ed unirmi alle altre, facendo il nostro grido di battaglia, per far cadere il mondo ai nostri piedi.

The fault of the moon || CamrenWhere stories live. Discover now