41. Shut Up

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"Non posso crederci." Risi alla telecamera di Camila: "Sta russando come un orso."

Io e le ragazze ridemmo sotto i baffi: Ally era davvero una furia mentre dormiva. La cubana, ancora sporta tra i due sedili, cominciò a ricomportarsi normalmente: come un'amica.

Mi inquadrò ed io sorrisi ancora, indicando la ragazza accanto a me. Camila sospirò e si rimise con le spalle contro il proprio schienale, continuando a smanettare con il suo iphone.

Di tanto in tanto, potevo sentire i suoi sguardi furtivi sulla mia nuca e sorridevo, sapendo che poteva benissimo vederlo attraverso lo specchietto retrovisore: il fatto che lei mi guardasse in quel modo, mi faceva dimenticare di tutto. E che enorme cazzata: stavo continuando a fare la stessa cosa di sempre: lasciar correre.

"Hey Lo?"

"Si?"

"Mia madre ha scaricato le foto della festa di Sofia: ha detto di aprire le email appena puoi che te le manda lì."

"Certo, va benissimo."

Amavo come parlava della sua famiglia: sembrava che facessimo parte della stessa. Tornò più avanti, con la scusa di fare un'ultima foto ad Ally e, a differenza di come mi aspettavo, posò il suo mento sulla mia spalla, sospirando nel mio collo:

"Dobbiamo parlare."

"Lo so." Annuii: "Ma non ora."

Ally si mosse e lei si rimise seduta al suo posto. La più grande strizzò gli occhi e mi guardò atterrita:

"Se mi avete fatto foto, giuro che scendo qui e vi inculo una per una."

"Wow." Risi: "Che finezza. Buongiorno anche a te, principessa Ally."

"No davvero, odio farmi fotografare mentre sbavo e russo."

"Sono foto divertenti." Scherzai: "Prima le guardi e poi decidi se incularci o no."

Si sistemò sul sedile e accettò il compromesso, riaccendendo la radio. Il fato volle che passasse la canzone preferita dei 1975 da me e Camila. La cubana balzò davanti ed alzò ancora, facendo rimbombare le casse della macchina.

Eravamo io e lei, con la nostra canzone preferita, e cantavamo a squarciagola. Mi ero dimenticata che, prima di essere la ragazza che amavo, era anche la mia migliore amica: e ridere e vederla ridere mi fece pensare che mi sarebbe bastato anche così.

I suoi capelli neri, che si muovevano sulle note di Matty Healy, mi ricordarono di quella volta sul tetto di casa sua, quando il vento mi fece pensare che avrei potuto persino volare con lei al mio fianco: io le volevo bene, ed il fatto che non riuscissi a provare il contrario mi faceva ammattire. Ma nonostante di ragioni per non farlo ce ne fossero molte, io non ci riuscivo proprio a non amarla.

Sentii la macchina muoversi in modo diverso dal solito, sobbalzare lentamente. Mi tolsi gli occhiali da sole e guardai gli specchietti laterali:

"Abbiamo bucato." Annunciai: "Dobbiamo fermarci appena possibile."

Camila smaneggiò con il suo telefono e poi mi indicò dieci metri più avanti:

"Ecco lì un'officina."

"Wow." Sdrammatizzai: "Qualcuno lì su ci vuole bene."

Rallentai, poiché non era affatto consigliabile correre con le ruote bucate, e mi misi nella corsia di destra per raggiungere il posto.

"Oggi è domenica."

"E?"

"E quindi è chiuso, Camz."

The fault of the moon || CamrenWhere stories live. Discover now