53. Change

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Afferrando la Polaroid che Camila mi aveva regalato qualche giorno prima, addentai un pezzo di pane con la marmellata che mi ero preparata per la colazione. Della cubana non avevo traccia: ero a conoscenza solo del fatto che stesse con Shawn.

"Non ti da fastidio?"

Mi voltai, sforzando di sorridere a mia sorella, e la salutai velocemente con un cenno della mano:

"Cosa?" Masticai: "E comunque buongiorno."

"Non ti da fastidio che... si, insomma, che Camila non ci sia mai?"

Posai la macchina sull'isola e, restando di spalle, fissai il pezzo di carta che avevo gettato a terra la sera prima:

"No." Mentii: "Sono contenta che lei stia un po' da sola. A momenti torneremo a lavoro e passeremo praticamente ogni istante insieme e..."

"Sai che non è così."

"Si, Taylor." La guardai scocciata: "Perché non dovrebbe?"

Mia sorella scosse la testa e, legandosi i lunghi capelli castani, raggiunse il divano. Impiegò qualche secondo per sistemarsi, poi afferrò il bicchiere di latte che le stavo porgendo e ne bevve un goccio.

"Sai perfettamente che non capisco niente di questa roba." Disse lei: "Ma io non credo che ci si comporti così. Andiamo, Lauren, che cosa ci ottengo io nel dirti queste cose? Nulla. sto esprimendo il mio giudizio da sorella e vuoi sapere cosa ne penso?"

"No."

"Bene, te lo dico lo stesso." Sorrise soddisfatta: "Credo che un giorno di questi scoppierai. Insomma, guardati: stai facendo di tutto affinchè le persone continuino ad apprezzarti, ma sembra che nessuno se ne accorga. Sai perfettamente che sono una delle persone che ti conosce meglio e che mi accorgo subito di quello che ti passa per la testa."

"Questo cosa significa?"

"Che dovresti darmi ascolto." Si alzò: "Invece di continuare ad aspettarla."

Taylor afferrò il suo zaino e le chiavi e mi guardò un'ultima volta, alzando le sopracciglia per salutarmi.

"Aspetta!" La fermai: "Dove stai andando?"

"Da Clare, non tornerò tardi."

Annuii lentamente e la guardai andare via. Non appena la porta si chiuse, mi venne da piangere. Non ne so spiegare il motivo, ma avevo una perenne sensazione di angoscia. Avevo chiesto scusa a mia madre e lei, abbracciandomi, mi aveva detto che avrei potuto dirle qualsiasi cosa. Ma sapevo anche che, per dirle di Camila, mi ci sarebbe voluto un altro po' di tempo.

Il campanello suonò di nuovo ed io corsi ad aprire afferrando il quaderno che, immaginavo, Taylor aveva scordato.

"Hai dimenticato il..."

"Buongiorno!" Mi interruppe la cubana: "Che hai preparato di buono per la colazione?"

Mi sorpassò velocemente, buttando tutte le sue cose sul divano, ed io rimasi ferma davanti alla porta. Alzai gli occhi al cielo e la chiusi, voltandomi verso di lei:

"Come sei tornata?"

"Mi ha accompagnata la mamma di Shawn."

"La mamma di...?"

"Si, la mamma di Mendes."

Inarcai le sopracciglia, scuotendo la testa sconvolta, e mi girai verso il frigo:

"Non ti ho preparato nulla, a dire il vero. Non sapevo neanche se saresti tornata, quando, come."

"Ti ho mandato un sms." Afferrò il suo telefono per controllare: "Credo."

The fault of the moon || CamrenWhere stories live. Discover now