12. Afraid

5.6K 317 30
                                    

Camila accarezzò entrambe le mie mani, appoggiando la sua testa sulla mia spalla scoperta dalla canottiera nera. Potevo sentire il suo respiro così vicino da influenzare anche il mio, per farli andare allo stesso tempo.

Eravamo rimaste in silenzio per tutto il film, con le mani incrociate tra di loro, che si rincorrevano nella speranza di non lasciarsi mai. i suoi capelli, legati in una coda di cavallo, erano così profumati che potei capire che si trattava di vaniglia: Camila amava la vaniglia.

Sospirai, amando completamente il pezzo più bello del film, e Camila alzò lo sguardo verso il mio, sorridendomi sia con la bocca, che con gli occhi. Io ricambiai quel sorriso, pensando che non volevo essere in altro posto se non su quel divano, quel giorno, con quella ragazza.

"Ti piace?"

"Mhmh" Annuii: "A te?"

Camila mi guardò di nuovo, restando per un momento in silenzio, e poi sorrise di nuovo annuendomi. Continuai a pensare a come sarebbe stato bello rimanere in quella posizione, con Camila accanto, con le sue mani tra le mie, con i suoi capelli nei miei occhi: amavo quella maledetta sensazione di essere invincibile, perché lei mi ci faceva sentire: sapevo che con lei accanto avrei potuto essere padrona di qualsiasi cosa.

Perché ero così che mi ero sentita la prima volta: il suo sfiorare le mie mani, mi fece capire che potevo avere tutto quello che volevo. E che tutto quello che volevo, era proprio Karla Camila Cabello Estrabao.

"Tutto bene?"

Tolsi lo sguardo dalla televisione, mettendo da parte i mille pensieri, e poi la guardai annuendo per la millesima volta. La ragazza si alzò dal mio corpo, mettendo il muto alla televisione, e si alzò in piedi, sistemandosi la maglia decisamente troppo corta:

"Lo pensi davvero?"

"Penso cosa?"

"Pensi davvero quello che mi hai detto sul tetto?"

Guardai lo schermo, spostando un po' la testa per sorpassare il corpo di Camila, e sospirai, vedendo che ci stavamo perdendo il bacio della pellicola. Ma poi riguardai la ragazza, capendo a cosa si riferisse, e sbuffai leggermente pensando, per un minuto, di aver sbagliato a dirle queste cose:

"Sul tetto?" Scherzai: "Quale tetto?"

"Il tetto di casa mia, quello sopra la tua testa."

Guardai in alto, continuando a giocare, e mi alzai, raggiungendo la ragazza leggermente più piccola:

"Ti piacerebbe se fossero vere?"

"Mi chiederei perché tu non me le abbia dette prima."

La guardai negli occhi, scuotendo la testa, e le toccai la punta del naso con l'indice:

"Sei così carina, Cabello."

"Non chiamarmi per cognome, Jauregui."

"E perché?"

"Perché.." Sorrise: "Perché tutti mi chiamano così. Ed io vorrei tenere una certa distanza tra te e gli altri."

Guardai le sue labbra muoversi e poi sorrisi, quando anche lei mi mostrò i suoi denti bianchi, che mi emanarono una luce immensa, quasi divina.

Mi venne da ridere lì per lì, perché mi sembrava tutto così surreale, ma poi la ragazza sbadigliò, riportandomi alla realtà:

"Hai sonno, Camz?"

"Oh" Scosse la testa: "No."

"Ma stai..."

"Sto sbadigliando, lo so." Alzò le spalle: "Ma non voglio andare a letto."

The fault of the moon || CamrenOnde histórias criam vida. Descubra agora