20. Reflection

5.9K 306 23
                                    

"Davvero?"

Camila annuì, bevendo un altro sorso della sua bevanda, ed io mi sporsi verso di lei perché la musica si era fatta più alta:

"E ti ha accannata?" Corrugai le sopracciglia: "Cioè, non ti ha più scritto? Chiamato? Niente?"

Scosse la testa, sorridendo al racconto fattomi qualche minuto prima, ed io sospirai sconvolta:

"Che c'è?" Disse la cubana: "Ti sembra strano?"

"Certo." Annuii: "Io non ti abbandonerei mai."

"Non tutti sono come te, Lo."

Mi feci più seria, apprezzando per davvero quello che mi stava dicendo, e poi sospirai alzandomi:

"Andiamo?" Le sorrisi: "Qui comincia a fare caldo."

Si alzò, assicurandosi di aver preso tutto, e poi incrociò la sua mano esile tra la mia, facendomi scapriolare il cuore in un modo indescrivibile:

"Possiamo uscire, se vuoi." Le proposi speranzosa: "Ci sono delle strutture fighissime nel giardino dell'hotel."

"Va bene" Mi annuì: "Ma credo di dovermi cambiare, prima."

Guardai il suo corpo magro avvolto dal vestito nero attillato ed annuii perfettamente d'accordo. L'ascensore stava salendo, impiantandoci nella testa una melodia a noi familiare. Guardai Camila, muovendo il piede sotto i colpi della batteria e poi le sorrisi, quando entrambe aprimmo la bocca per cantare 'girls' dei 1975.

Camz mi guardò, ridendo come una matta per il nostro inimitabile intuito, ed io le porsi la mano, avvicinandola a me per abbracciarla. Il suo naso finì esattamente nelle mie clavicole, ed io sussultai quando il suo respiro leggero mi accarezzò la pelle:

"Ci metterò un attimo" Mi sorrise all'apertura delle porte: "Mi aspetti giù?"

"Vado un attimo nella mia camera, nel frattempo." Sospirai: "Sarò lieta di incontrarti davanti alla mia stanza."

La ragazza mi annuì, baciandomi una guancia davanti alla porta della mia stanza, ed io passai la carta magnetica nell'apposita fessura, aprendo l'ingresso:

"Ma chi si vede." Esordii ridendo: "Siete tutte qui, eh?"

Lanciai la mia roba sul mobile accanto al letto e mi sfilai la giacca in pelle nera:

"Non riusciamo a stare da sole" Disse Ally: "La voglia di interferire potrebbe diventare troppa."

"E quindi ci siamo messe tutte in una stanza." La mia compagna di stanza mi sorrise, tirandomi un cuscino: "Seratona, eh? Sono due volte che ti guardi allo specchio."

"Dov'è che state andando?"

Guardai Mani e poi le altre e sorrisi, perché il loro atteggiamento mi divertiva:

"Stiamo uscendo nel giardino" Cercai la spazzola: "Camila si sta mettendo comoda."

"Comoda." Ripeté la scura: "Comoda per fare cosa?"

Dinah mi guardò, sperando che io facessi lo stesso con loro. E sentendo i loro sguardi su di me non potei evitare di guardarle, un po' confusa:

"Che c'è?" Sorrisi: "Ho qualcosa sulla faccia?"

Le ragazze mi guardarono felici, probabilmente perché il mio sguardo aveva raggiunto la pace dei sensi, ed io alzai gli occhi al cielo, mettendomi un po' di profumo:

"Ci vediamo dopo" Feci un cenno con la testa: "Non fatevi cacciare dall'hotel."

"Ci vediamo domani" Disse Mani: "Sappiamo tutte che non tornerai qui a dormire."

The fault of the moon || CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora