65. Now or never

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"Ne sei sicura?"

Chiusi il borsone nero e mi sistemai velocemente i capelli. Sospirai, guardandomi allo specchio, e mi rivolsi alla più grande:

"Sicurissima." Dissi decisa: "Ma non deve saperlo nessuno."

Spostandomi da una parte all'altra della casa, raccolsi le cose che mi sarebbero servite per il viaggio: le ragazze mi seguirono per tutte le stanze. Normani, evidentemente preoccupata per la mia scelta improvvisa, si massacrò le dita delle mani, in tensione:

"Come facciamo a tenerlo nascosto? Stephan ci chiederà di te, i tuoi genitori anche. Tra due giorni abbiamo la conferenza e.."

"Ai miei genitori ci penserò io."

Ci sedemmo tutte sul divano, come se ci stessimo riuniendo per un'importante decisione, ed io, controllando di aver preso tutto, le invitai ad ascoltarmi:

"Stephan sa che ho dei parenti lì: tutto quello che diremo sarà che sono andata a trovarli."

"Così? Di punto in bianco?"

"Così di punto in bianco." Confermai: "Non m'importa di quello che penserà: se non lo faccio ora, so che prima o poi impazzirò e non voglio dare a Camila questa soddisfazione."

Le ragazze annuirono e mi augurarono di riuscire nel mio intento. Quindi  mi rialzai e, continuando a vagare per il salotto, ripassai a mente la lista delle cose da prendere:

"A che ora hai l'aereo?"

Osservai l'orologio:

"Alle 3, tra un'ora. Vi lascio le chiavi di casa mia: i miei genitori non saranno a casa per i prossimi giorni perché sono fuori dalla nonna. Sapete che dovete fare come se questa fosse casa vostra: prendetevi tutto quello che volete dal frigo a patto che poi ripuliate."

"Sei sicura che non vuoi che noi veniamo con te?"

Mi fermai, di spalle a loro, ed osservai le mie mani tremare. Sapevo benissimo che sarebbe stato un viaggio difficile e che il loro aiuto mi avrebbe supportato un po'; ma era ora di fare dei passi da adulta: era ora di dimostrare, se pur in ritardo, che le palle di affrontarla ce le avevo.

"Vorrei davvero avervi al mio fianco sempre, ma  credo che sia arrivato il momento di crescere. Non immaginate neanche lontanamente quanto avrei bisogno di voi; ma per la prima volta sento di dover fare qualcosa senza l'aiuto di nessuno."

"Hai ragione.." disse la polinesiana: "Cosa le dirai?"

Mi voltai verso di loro e sospirai. Alzai le spalle e, scuotendo la testa, mi guardai attorno:

"Ci sono così tante cose che dovrei dirle che una notte intera non basterebbe mai. Non so davvero cosa le dirò: non ho intenzione di prepararmi un discorso perché so che, quando la vedrò, la mia testa si annebbierà per qualche secondo. Immagino che il solo vederla mi farà impazzire e che probabilmente rimpiangerò di essere arrivata fino a lì. Ma le dirò ciò che penso, per la prima volta da un mese a questa parte, evitando di omettere anche una singola cosa. So che non riuscirò a trattenermi e che le dirò che mi manca, ma so anche che quando i nostri occhi si incroceranno, per me Camila non sarà più la stessa."

"Cosa significa?"

"Significa che per me non è la stessa persona. dopo quello che è successo, dopo le foto che ho visto e le cose che mi ha detto, mi sento come se mi fossi innamorata di qualcuno che ora non esiste più. Le ho sempre detto che non sarei mai riuscita ad odiarla, qualsiasi cosa avesse mai fatto, e ancora non sono in grado di farlo: ma di certo non è più la stessa cosa per me. Mi sembra di aver sognato fino ad ora e penso sia arrivato il momento di svegliarsi, una volta per tutte."

The fault of the moon || CamrenWhere stories live. Discover now