37. Smuggler's Cove

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The 16th Avenue Tield Steps. Guardammo tutte la scala dalle tinte accese, formata da una serie di bellissimi mosaici che proseguono per tutta la lunghezza della scalinata.

"Sono 163 scalini!"

Guardai in alto dove Dinah, con il suo outfit da ragazza super sportiva, agitava le mani per farsi vedere.

"Non posso crederci." Risi: "Li hai fatti tutti?"

La ragazza, distante da me, annuì e sorrise fiera. Abbassai lo sguardo, quindi, ed osservai le mie scarpe sospese dall'altezza del muretto su cui ero seduta. Camila, con Normani, aveva raggiunto Ally al locale accanto alla 16th Avenue.

Guardai le scale, ancora, e mi accorsi che Dinah stava venendo verso di me, saltando gli scalini due a due. Sospirò, non appena saltò sulla stessa base su cui ero seduta io, e mi diede una piccola botta sulla gamba:

"Ieri hai parlato con Camila?"

"Si"

Parlarne mi imbarazzava, non so il perché, ma tutte le lacrime di Camila ed i suoi discorsi mi impaurivano. Avevo il timore che, raccontando alle altre delle sue parole, avrebbero potuto esprimere opinioni che io, anche se egoisticamente per me, non volevo sentire.

Quindi abbassai lo sguardo e sospirai, facendo finta che andasse tutto bene, e Dinah mi accarezzò i capelli mori sorridendomi:

"Camila ha davvero ragione." Annuì: "Non sei affatto brava a nascondere le cose alle persone."

"Ho nascosto tante cose a tante persone e Camila crede di sapere troppe cose."

La ragazza rimase in silenzio, scuotendo la testa per la mia cocciutaggine, ed allora la guardai e mi tocca la fronte confusa:

"Non so se mi ama." Confessai: "Ci sono momenti in cui mi guarda negli occhi e mi sorride e non fa altro che abbracciarmi e dirmi che mi ama; e ce ne sono altri in cui si mette con il muso e sta zitta e non mi guarda nemmeno."

"E hai provato a.."

"Certo." Saltai giù: "Certo che ci ho provato. Le ho chiesto mille volte quale fosse il motivo di tante sue tristezze , preoccupazioni; ma lei continua ininterrottamente a dirmi sempre la stessa cosa: ha paura."

Dinah inarcò le sopracciglia e poi saltò giù come me, poggiandosi con la schiena sul muretto:

"Paura di cosa?"

"Di ferirmi, di dire qualcosa di sbagliato, di far capire tutto quanto."

"Questo dipende da lei." Alzò le spalle: "Non potrai mai sapere quando e come ti ferirà."

La guardai un attimo confusa, non capendo il senso della frase, e Dinah se ne accorse:

"Nel senso che non si può scegliere come essere feriti. Ma si può scegliere la persona che lo farà."

"Lo so." Annuii ancora: "Ma credo di non essere responsabile delle azioni di Camila."

"Questo che vuol dire?"

Abbassai gli occhi a terra e sospirai, ma poi Dinah tossì ed io alzai lo sguardo verso le ragazze che stavano tornando. Tenevano tutte un bicchiere tra le mani tranne Camila, che invece ne aveva due. Ally porse la bevanda a Dinah e la cubana lo porse a me, baciandomi una guancia.

"Sono 163 scalini." Disse la Polinesiana: "Li ho fatti tutti di corsa per tipo sei volte."

"E tu?"

Guardai Normani e sospirai scuotendo la testa:

"Sono stata seduta a prendere un po' di sole."

La cubana cominciò a camminare verso la macchina ed io e le altre la seguimmo alzando, di tanto in tanto, lo sguardo verso i raggi solari.

The fault of the moon || CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora