67. Reason Why

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Avevamo ricominciato. Quanto sarebbe durata? Non lo sapevamo, né io né lei; ma non ci importava. Da quel momento in poi avremmo vissuto giorno per giorno, insieme. Stare con Camila era sempre stato difficile, tralasciando il problema del lavoro, a causa dei nostri caratteri completamente diversi; ma era questa la cosa che ci faceva stare bene: i nostri modi di essere si completavano a vicenda, in un modo o nell'altro. Sapevamo entrambe che ricominciare era la cosa migliore ed entrambe, quella stessa notte, ci promettemmo ancora e ancora che sarebbe stato diverso quella volta: niente più bugie, niente più segreti. Le chiesi, per favore, di mettermi a conoscenza di tutto quello che le accadeva: preferivo sapere una cosa brutta che non sapere nulla. E Camila mi rispose decisa a non ferirmi più.

Mi svegliai a conoscenza del fatto che lei non sarebbe stata al mio fianco: durante la notte mi aveva detto che il giorno dopo avrebbe avuto degli impegni per il singolo ed io non la biasimavo: stava avendo molto successo. Nonostante il mio letto fosse vuoto, mi svegliai con la consapevolezza che, da quel momento in poi, la mia vita sarebbe cambiata ulteriormente: ero felice. Ero finalmente felice.

Mi tirai su con i gomiti e, vedendo le coperte sistemate, sorrisi al pensiero che prima di andarsene Camila le avesse rassettate per coprirmi. Alzatami lentamente, mi diressi verso le grandi vetrate che davano sulle principali vie affollate della "Grande Mela" e mi sentii completa: certo, lei non era con me; ma ero nella città che più amavo al mondo con la sicurezza che lei sarebbe tornata presto. Mi affacciai, posando le braccia sul freddo davanzale delle finestre, e mi sporsi sotto: la macchina affittata dai manager per Camila stava giusto andando via. Sorrisi e, nonostante lei fosse già nel mezzo oscurato, alzai una mano per salutarla: mi sentivo bene, soddisfatta.

Quando il telefono iniziò a suonare, mi riversai nella stanza e chiusi le vetrate. Accorsi e, afferrato il cellulare, risposi:

"Lauren.."

"Mamma" dissi io "Siete a casa?"

"Noi si, tu dove sei?"

"Sono a New York, non te lo hanno detto?"

La donna rimase un attimo in silenzio, come se stesse riflettendo su cosa dire, e poi, sospirando, mi rispose:

"Si, le ragazze ci hanno avvisati oggi. Come stanno andando le cose?"

"Bene, credo che sia tutto okay."

"Non puoi fare così, Lauren."

"Così come?"

"Andartene" disse fredda: "Non puoi ogni volta reagire d'impulso e agire senza pensare alle conseguenze."

"Non ti seguo.."

"C'è in ballo il tuo lavoro, la tua carriera. Ci sono in ballo tutti i sacrifici che hai fatto per arrivare fino a qui e mollare tutto per nulla non è la cosa giusta da fare."

Mi trattenni dall'attaccare, quindi mi sedetti sul letto e risposi con tutta calma:

"Non so quale sia il tuo concetto di 'amore', mamma, e non hai idea di quanto mi piacerebbe saperlo. Non so cosa tu abbia fatto per stare con papà e se la vostra storia sia stata complicata oppure la più facile del mondo; ma so che la mia vita, per quanto vi piaccia o no, è nelle mie mani. Ciò che succede nel mio cuore non avrà mai nulla a che vedere con la mia carriera: Camila è nel gruppo e sappiamo benissimo cosa comporti; ma non sarà di certo la mia passione più grande a dividermi da lei."

"Non sto mettendo in dubbio il tuo amore per lei: sai quanto mi piaccia quella ragazza; ma dovresti riflettere sulle cose che fai: non puoi mollare le tue amiche e la tua famiglia da un'ora all'altra per raggiungere qualcuno dall'altra parte del mondo."

The fault of the moon || CamrenWhere stories live. Discover now