73. My Fault

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Aprii lentamente gli occhi, rendendomi conto che stesse iniziando a fare freddo, e cercai di sollevarmi dal pavimento sabbioso. La testa di Camila però, che si era addormentata su di me durante la notte, impedì al mio corpo di liberarsi del suo peso. Guardai l'orologio che la cubana portava al polso e, ancora insonnolita, osservai cosa ci fosse attorno a noi: nulla. Erano le 4:30 di notte e si gelava: la ragazza sopra di me era ghiacciata, me ne accorsi immediatamente, così sfilai la maglia che teneva e l'abbracciai, tenendo a contatto la nostra pelle per riscaldarla. Lentamente mi tirai su, poi afferrai le scarpe con una mano e presi in braccio la ragazza che, subito, cominciò a muoversi.

Camila aveva il sonno pesante e fu probabilmente per questo che si svegliò solamente dopo qualche passo:

"Hey..." Disse con la voce ancora impastata: "Fammi scendere: ti peso."

"Siamo quasi arrivate" la rassicurai: "E non mi pesi affatto"

Camila mi guardò preoccupata, come se in quel momento il suo peso mi stesse schiacciando. Ma quando io, completamente tranquilla, le sorrisi, lei posò di nuovo la testa sul mio petto bagnato.

Arrivammo a casa dopo qualche minuto, ed io arrancai leggermente per aprire la porta. Non appena la casa silenziosa si aprì davanti a noi, io mi preoccupai di posare Camila sul divano.

La ragazza fece per alzarsi, evidentemente perché aveva freddo, ma io le chiesi di tornare giù e di restare lì.

"Torno subito, tu togliti quei vestiti fradici di dosso."

Dopo averle baciato le labbra, corsi in bagno ed aprii l'acqua calda della vasca. Abbassai le luci, accesi l'idromassaggio e tornai da lei:

"Sto morendo di fame.." Mi disse lei come se fosse dispiaciuta di dirmelo: "Stasera non ho mangiato nulla."

"Va a farti un bagno caldo" la raggiunsi abbracciandole il corpo scoperto: "Di là è già tutto pronto: sai dove sono gli asciugamani e tutto. Io ti preparo qualcosa, va bene?"

"Ma Lo.."

"Vai." Le dissi dolcemente: "Sarò qui ad aspettarti."

Camila, sentendosi un po' colpevole di tutte le mie dolci attenzioni, prima di andare mi baciò ancora e mi sorrise. Mi carezzò le guance fredde, osservando il mio volto dagli occhi alle labbra, e poi sospirò dolcemente:

"Ti ringrazio, nessuno mi ha mai coccolato così."

Portai a mia volta le mie mani sul suo viso e mi piegai leggermente per baciarla. La accompagnai in bagno e mi chiusi la porta alle spalle.
Dopo aver lasciato Camila da sola, mi spogliai di corsa e mi diedi una veloce strofinata ai capelli corvini. Andai in cucina, poi, e accesi i fornelli per farle mangiare qualcosa.

Dopo una ventina di minuti il telefono suonò ed io inarcai le sopracciglia confusa: erano quasi le cinque del mattino, chi poteva essere?
Lasciai la padella e cercai il mio cellulare per tutta casa: niente. Continuai ancora, sopra le note del ringtone dell'iPhone, fino a quando non lo intravidi sulla libreria. Corsi ad afferrarlo ma, non appena lo girai per vedere chi fosse, mi accorsi che non era il mio a suonare.
Guardai la borsa della cubana e mi fiondai per rispondere, ma fu troppo tardi: una chiamata senza risposta. Lasciai l'apparecchio elettronico dove l'avevo trovato e tornai ai fornelli; ma quando il telefono risuonò di un sms, spinta dallo strano orario, mi avvicinai per leggere.

Austin: "Mila, passi da me tra poco? Sono solo, sbrigati."

Rilessi il nome, convinta di aver letto male per la stanchezza, e sperai davvero di aver letto male. Perché mai Camila sarebbe dovuta andare a casa sua a quest'ora del mattino?
Un senso di colpa mi invase tutta: dopotutto, mi stavo impicciando dei suoi messaggi. Ma quando mi ricordai che Camila ed io eravamo abituate a farlo con il telefono dell'altra, il mio pensiero principale diventò l'incontro dei due ragazzi.

The fault of the moon || CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora