70. Tell me again

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Camila aveva le labbra fredde e tremava leggermente: eravamo ancora zuppe. Aveva le spalle poggiate alla porta e, benché il mio corpo fosse attaccato completamente al suo, potevo sentirla tremare.

"Hai freddo" dissi io tremando a mia volta: "Vero?"

La ragazza annuì sorridendo e posò la sua testa sulla mia spalla fradicia.

"Direi che è ora di cambiarsi; vuoi fare un bagno caldo, Camz?"

Camila alzò la testa di corsa e, senza neanche rispondermi, corse in bagno ad aprire l'acqua bollente. Io mi guardai attorno e chiusi le tende del bagno: non vedevo l'ora di riscaldarmi un po'.
La vasca era grande e munita di un rilassante idromassaggio per due persone. Eravamo infreddolite e stanche, ma eravamo fottutamente felici.

"Cazzo" mugolai io: "non riesco neanche a spogliarmi: sto gelando."

Afferrai i lati della mia maglia e feci per tirarla su; ma Camila mi raggiunse e, posizionandosi davanti a me, disse:

"Aspetta, ti aiuto io."

Sorrise, non maliziosamente, ma con felicità. Mi baciò prima le labbra e poi sfilò via il tessuto bagnato. Si avvicinò per baciarmi, ma io la bloccai per liberarla a sua volta dalla maglia zuppa.

Camila, restata solo il reggiseno, mi guardò con un po' di vergogna. Io, che l'avevo già vista così un miliardo di volte, feci un passo avanti e la baciai.

"Ti amo" le sussurrai poco sotto l'orecchio: "non dimenticarlo mai, va bene?"

La cubana riunì le nostre labbra e si sbrigò a slacciare la mia biancheria intima. Tremai, quando le sue dita toccarono la mia schiena e le gambe, e le sorrisi infreddolita e vogliosa di un po' d'acqua calda. Le mie labbra raggiunsero il suo collo e le mie dita fecero la stessa cosa con il suo reggiseno Bordeaux e le mutande abbinate.
Rimaste così, una davanti all'altra, praticamente senza nulla, io le porsi la mano e mi infilai nella vasca ormai piena. La mia schiena era poggiata all'apposito poggia schiena e Camila, che si era gentilmente accomodata tra le mie gambe, aveva posato le sue spalle contro il mio ventre.
Afferrò una bottiglia di sapone e la versó attorno a noi, muovendo il liquido per far uscire tanta schiuma, poi riposò tutto e sospirò rumorosamente:

"Che hai?" Dissi io cingendole il corpo: "Tutto okay?"

"Certo" annui: "Sono solo felice."

Mise il volto di profilo così che io, seduta dietro di lei, potessi arrivare alle sue labbra per baciarla. Camila allora, un po' scomoda, si alzò e si sedette sopra di me, completamente. Nel muoversi, in piedi nella struttura bianca, aveva tirato l'acqua da tutte le parti. Avevamo riso, vedendo quella scena divertente, ed io ero rimasta colpita dalla perfezione del suo corpo come la prima volta:

"Hai buttato tutta l'acqua a terra." Risi rumorosamente: "Sei un disastro."

"Ti vado bene così come sono, non è vero?"

"È vero" sospirai: "è proprio vero."

La ragazza, seduta sopra di me, cinse la mia vita con le sue gambe e strofinò il suo naso contro il mio. Restammo fronte contro fronte, immerse nell'acqua e nella schiuma, e Camila mi ripetè più volte che mi amava e che non aveva mai smesso di farlo.

Quel contatto così diretto non ci infastidiva affatto, anzi, era l'unico momento che avevamo per sentirci come tutte le altre persone del mondo. Sapere che Camila aveva aspettato così a lungo per riuscire ad avere un rapporto del genere con qualcuno mi lusingava: ero stata la sua prima volta e non potevo esserne più felice.

La ragazza, che aveva ancora la fronte su di me, baciò la mia e corrugò le sopracciglia bagnate quando la mia bocca toccó il suo collo. Sorrisi leggermente, vedendo che il nostro contatto le aveva causato quella reazione, e lo feci ancora:

The fault of the moon || CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora