4. Party

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Non dicemmo niente, per il resto della canzone. Mi limitavo a tenerla tra le mie braccia e sentivo che aveva il bisogno di sentirsi sorretta. Non conoscevo il motivo di quella sua affermazione sul fatto del farmi del male, ma conoscevo bene Camz. E sapevo che se ci sarebbe stato qualcosa di grave, sarebbe subito venuta a dirmelo.

"Credo sia ora di andare, Camila."

La ragazza tirò su i suoi occhi marroni, improvvisamente pieni di vita, e si staccò da me sorridendo. Mi annuì, chiedendomi di aspettarla un attimo mentre prendeva le sue cose. Afferrai il mio telefono, che avevo lasciato sul tavolo e mi infilai le scarpe. Appena fummo entrambe pronte, Camila sospirò porgendomi la mano:

"Che ore sono, Lo?"

Diedi una sbirciata al telefono, prima di risponderle, e avvolgendo le sue spalle con un braccio, sospirai:

"Mezzanotte passata, Cam."

La ragazza annuì, affatto stupita per l'ora così tardi, ed io la informai del baccano che avremmo ritrovato nel bus, al nostro ritorno. Camila impiegò un attimo a saltarmi sulle spalle ed io camminai velocemente verso il pullman timorosa di cadere a causa delle mie scarpe alte. La mia amica scese, tenendo stretta la mia mano, ma si fermò all'ingresso, senza entrare:

"Ti ringrazio, Lauren"

"Wow" Dissi scherzando: "Non mi chiami mai 'Lauren'. E comunque, per cosa?"

"Non lo so." Guardò a terra: "Sapevi che ti stavo aspettando giù, non è vero?"

"Si" Annuii sistemando la ciocca dietro all'orecchio: "Sennò non sarei venuta."

Mi guardò per qualche secondo e poi, prima di salire i gradini, mi lasciò la mano. Aprì la porta e subito un silenzio, inaspettato, invase il bus. Normani, Ally e Dinah erano occupate a mettere a posto il casino che avevano fatto e subito mi accorsi che Camila era completamente cambiata. Non dico che prima fosse triste, ma di certo non spruzzava gioia. Eppure, una volta entrate, cominciò subito ad aiutare le altre, nonostante non avesse fatto niente di tutto quello, e a scherzare, come il suo solito.

La guardai, poggiando la testa contro la parete di parquet e lei alzò le spalle mimandomi con le labbra:

"Vieni ad aiutarmi?"

Annuii, senza pensarci due volte, e mi liberai di quelle scarpe che odiavo. Mi chinai a terra, dove c'era anche lei e cominciai a raccogliere i bicchieri che erano sparsi sul pavimento. Mentre parlavo con Dinah di come fosse stato l'appuntamento con Bradley, sentivo gli occhi di Camila osservarmi, quasi di nascosto. Non potevo far finta di niente, e delle volte mi giravo verso di lei, lisciando di un secondo i suoi occhi marroni che, al mio contatto, si concentravano su qualcos'altro. Volevo davvero bene a quella ragazza, così tanto che delle volte mi sembrava normale, quasi me ne dimenticavo. Ma poi la guardai, prendendo in pieno le sue iridi ondate di marroncino e le sorrisi, ricordandomi che averla accanto fosse sicuramente il regalo più bello.

"Vi siete baciati?"

Scostai lo sguardo, per un attimo scordandomi del discorso, ma poi annuii senza pensarci. Camila mi guardò, come le altre, senza dire niente e solo lì capii di aver detto una stronzata:

"Cioè no. Intendevo dire di no."

"Ma hai fatto si con la testa."

"Ma volevo dire no, va bene Mani?"

Mi alzai, pulendomi le mani sui pantaloni scuri e mi infilai il pigiama. Sospirai, chiedendomi se quel ragazzo potesse davvero essere un buon modo per aumentare la mia felicità; ma quando la tendina della mia cuccetta si aprì, ebbi il tempo di pensare solamente a come fare spazio alla mia migliore amica.

The fault of the moon || CamrenWo Geschichten leben. Entdecke jetzt