31. Restart

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Camila poggiò le sue mani sulle mie spalle, pronta ad issarsi come le avevo chiesto.

"Al mio tre spingo." Risi: "Afferra la rete."

La ragazza annuì, divertita come me, e mise un piede sulla mia mano per usarla come 'trampolino di lancio'. Aldilà del prato, accanto alle siepi, una recinzione divideva il parco dal resto della proprietà:

"Uno... due... Tre!"

Alzai Camila spingendola per un piede e lei si attaccò alla rete per evitare di farmi faticare ulteriormente.  Non guardai sopra di me, poiché i suoi piedi erano poggiati sulle mie spalle coperte e mi sembrò una c osa da maleducati. Mi concentrai, piuttosto, sui miei bicipiti contratti:

"So che mi stai guardando il culo."

"Oh no" Risi scuotendo la testa: "Stavo vedendo la potenza Jauregui."

"Intendi le tue braccia?"

Annuii lentamente e lei se ne accorse, sospirando e ridendo allo stesso tempo. Scese con un salto e si sistemò le scarpe che le si erano leggermente slacciate:

"Temo di meritare una risposta" Mi pulii le mani: "Dopo aver tenuto quaranta chili sulle mie povere spalle."

"Potrei dirti cosa c'è." Si atteggiò: "O potrei tenermelo per me."

Camila si avvicinò lentamente, togliendo le impronte dalla mia giacca di pelle, e poi circondò il mio collo con le braccia, come se ci stessimo abbracciando:

"Ci sono dei garage." Disse poi: "Non è niente di che."

Corrugai le sopracciglia, permettendomi di posare le mani sui suoi fianchi, e poi  sospirai scherzando:

"So che hai paura, hai sempre odiato il buio."

Si tirò su, guardandomi in modo strano.

"Come lo sai?"

"Io ti ascolto quando parli, Cabello."

Camminai verso la recinzione, studiandone la struttura per poter scavalcare, e poi mi voltai di nuovo verso di lei che stava ancora pensando alle mie parole:

"Allora?" Schioccai le dita davanti ai suoi occhi: "Vieni o hai paura?"

"Vengo, vengo."

Sorrisi leggermente, captando in modo diverso quella frase,e  poi alzai le spalle preparandomi a scavalcare:

"Aspetta." Si fermò: "Perché dobbiamo scavalcare se c'è un cancello?"

Lasciai la rete e guardai la direzione da lei indicata. Lo raggiunsi e mi accorsi che non c'era davvero bisogno di scavalcare: era davvero molto basso. Misi le mani sul ferro verde e mi tirai su, mettendo una gamba dall'altra parte e tenendone una verso la ragazza:

"Non mi sento più una ribelle." Scherzai: "Ma almeno nessuno ci noterà."

Saltai e mi sistemai i pantaloni, guardando poi lei. camila fece gli stessi movimenti che avevo fatto io, arrancando leggermente per la sua goffaggine, ed io mi avvicinai per aiutarla:

"Mi mancava un po' di normalità."

"Per normalità intendi io che muoio, non è vero?"

Risi annuendo e mi posizionai davanti alle sue gambe che mi penzolavano davanti:

"ed ora?"

"Ed ora cosa?" Le sorrisi: "Saltami in braccio."

La ragazza esitò per un momento, ma poi si lasciò andare e mi scese tra le braccia. Il suo corpo camminò lentamente su di me tracciando tutta la lunghezza del mio.

The fault of the moon || CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora