51. Pleasure

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Scesi dalla macchina e chiusi velocemente lo sportello. Sbuffai, vedendo il grande palazzo dove avevamo l'incontro, e mi volsi a destra, dove Camila era già in piedi:

"Quindi? Quanto durerà?"

"Non lo so." Alzò le spalle: "Dobbiamo solo conoscere Shawn e credo che per oggi basti."

Annuii lentamente e mi sfilai gli occhiali da sole. La ragazza accanto a me, mi sorpassò velocemente e aprì la porta, invitandomi ad entrare:

"Prego, madame."

"Ti ringrazio."

Ridemmo e salutammo tutti quelli dello staff. Mi tolsi le lenti scure e le infilai nella borsa nera, raggiungendo l'ascensore del primo piano.

"Sicura che io possa venire?"

"Perché non dovresti?"

"Perché sono tuoi progetti." Spinsi il numero illuminato: "E c'è una cosa che si chiama 'segreto professionale', Camila."

Rimase in silenzio e spense il telefono. Alzò leggermente gli occhi verso di me e ne chiuse uno, per farmi l'occhiolino:

"Non ci vorrà molto..."

"Lo so."

Quando le porte si aprirono, la ragazza schizzò fuori e si guardò attorno, cercando la porta della sala. Non appena la vide mi sorrise e mi afferrò per la maglia, trascinandomi dietro di lei:

"Ti prometto che mi sbrigherò." Continuò a guardare avanti: "Mi dispiace che tu sia dovuta venire."

Le sorrisi, alzando gli occhi al cielo per i suoi timori infondati, e la bloccai ostacolando un suo altro passo:

"Puoi metterci quanto vuoi, Camz. È la tua occasione, okay?"

La cubana mi guardò negli occhi e mi sorrise, con la mano già premuta contro la maniglia, mimandomi con la bocca un "Ti amo."

Annuii lentamente e lasciai che facesse il suo ingresso da solista.

La stanza bianca presentava una lunga vetrata tutta intorno ed una ingombrante scrivania al centro: sembrava la scena di un film d'azione.

Camila raggiunse Steph ed io mi preoccupai di rimanere a distanza da quel mondo così crudele. L'uomo mi guardò alzando le sopracciglia in segno di saluto ed io mi limitai ad alzare la mano, sedendomi lontana da tutta quella gente.

Afferrando il telefono, mi fu possibile controllare le mille notifiche che mi arrivavano e sorrisi, pensando che c'era tutta quella gente che mi voleva bene. Per un attimo mi chiesi come poteva essere possibile che qualcuno, che neanche mi conosceva, provasse così tante emozioni per me.

La porta scorrevole si aprì e tutti alzammo lo sguardo verso il ragazzo. Lo conoscevo, e anche bene, perché mia sorella mi aveva riempito la testa con le sue canzoni. Ricordai perfettamente di quante volte ne avevo sentito parlare e di tutte le interviste in cui lui faceva riferimenti così personali verso Camila. Nella mia testa balenarono mille pensieri, che vennero subito interrotti quando Shawn si piegò verso di me:

"Piacere." Sorrise: "Sono Shawn."

"So chi sei."

Il ragazzo restò interdetto, ma poi mi sorrise dolcemente e continuò:

"Allora è vero."

"Cosa?"

"Che i tuoi occhi sono così belli."

The fault of the moon || CamrenWhere stories live. Discover now