5

7.2K 488 9
                                    

«Non va bene», mi dice Timothy sbattendo i fogli sulla scrivania.

«Perché?» domando sorpresa. Ho sgobbato due notti su questi articoli.

«Perché sembrano scritti da un bambino», spiega lui diretto come sempre. «Che succede? L'inizio della scuola ti ha scombussolata?» è ironico.

Lo guardo malissimo. «Non posso fare miracoli», mi giustifico. «Questi articoli sono carenti, ma se è il meglio che potevi passarmi questa settimana, ho cercato di farmelo bastare.» Alzo le spalle.

Perdere alcuni validi elementi è sempre un problema a ogni inizio anno. La gente si laurea e se ne va all'inseguimento di un lavoro vero. Lasciando noi nel caos più totale.

«Per questa volta passa», mi concede Timothy. Significa che sa che ho ragione io. «Vedrò di scrivere qualcosa di mio pugno per rimpolpare un po' il numero.»

Mi alzo dalla sedia. «Io vado a lezione, sono in ritardo», lo saluto infilandomi la tracolla al braccio.

La prima settimana di college è passata talmente veloce che ho fatto fatica a rendermene conto. Ancora non sono entrata a pieno ritmo nella routine dello studente universitario, ma il primo mese è sempre quello di rodaggio. Per il resto, tutto il mio tempo libero lo passo al giornale.

Le cose al dormitorio sono ancora piuttosto strane. Non che le ragazze siano male, però non credo proprio sia il posto per me e cerco di tenermene alla larga il più possibile. Non capisco come nonna abbia anche solo potuto pensare che potesse piacermi un ambiente simile. Carly non è male, in realtà. Sembra gentile, anche se mi ricorda moltissimo Isabelle Howard al liceo. Con l'unica differenza che Carly è simpatica, mentre Isabelle era malefica. A volte mi domando come proceda la sua scalata sociale al college, e la vedo sculettare nei corridoi della Brown.

«Ciao Matty», saluto il mio compagno di corso.

Il primo giorno di lezioni stavo per arrivare in ritardo per colpa di un caffè e lui mi ha ceduto il posto per non farmi beccare dal professore. Da quel giorno ci sediamo vicini, scambiamo due chiacchiere dopo la lezione e ci teniamo compagnia.

«Vieni dalla redazione?» mi chiede con un sorriso timido.

«Già. Il direttore sta uscendo matto per il primo numero», sbuffo.

Seguo la lezione distratta, ripensando se davvero non avessi potuto fare meglio per quegli articoli. È sempre molto facile incolpare agli altri per le nostre mancanze.

Più tardi mentre sto camminando con Matty verso il dormitorio, lui lavora in caffetteria e ho promesso di passare più tardi per studiare in pace, vedo il tizio della festa. Il biondo a casa di nonna che ha profanato la mia camera. Spalanco gli occhi per la sorpresa e mi blocco come un pezzo di granito. Matty continua a chiacchierare ancora qualche passo prima di accorgersene. Poi segue il mio sguardo.

«Lo conosci?» mi chiede.

«Di vista», dico.

«Non ti perdi niente.»

«Lo so», annuisco. Per la verità non è vero, ma il gesto che ha fatto con la foto di Connor non riesco ancora a perdonarglielo. Non mi piacciono le persone che si prendono troppe confidenze con chi non conoscono.

«Appartiene a un mondo fatto da gente che ha tutto e subito», continua Matty con una smorfia.

«Gli ho tirato uno schiaffo la settimana scorsa», ammetto sovrappensiero. Chissà se si ricorda.

«Sei seria?» Matty è colpito. «Credo tu sia la prima ad aver osato tanto.»

«Probabilmente non avrei dovuto. Non so cosa mi sia preso, in realtà. Mi ha fatto uscire dai gangheri e l'ho fatto.»

«Le ragazze passano il tempo escogitando un modo per finire nel suo letto e tu invece lo prendi a schiaffi. Immagino che dopo l'anno all'estero faranno la fila per recuperare il tempo perduto.»

Scoppio a ridere. «Io non ho nessuna intenzione di finire nel letto di quello», dico.

«Sei una ragazza strana.»

«Non sei il primo che me lo dice.»

Proprio adesso lui scoppia a ridere per qualcosa detto da uno dei suoi amici e si volta. Il suo sguardo incrocia il mio e capisco subito che mi ha riconosciuta. Smette di ridere e mi fissa per un lunghissimo istante. Non riesco a interpretare la sua espressione. Sorpresa? Rabbia? Ironia? Però mi accorgo di essere arrossita, perché il volto brucia, e il mio cuore ha accelerato i battiti, segno che sono anche molto a disagio. Quando quello alza una mano in segno di saluto, mi comporto come una cretina: alzo la testa di scatto in un gesto di stizza, distolgo lo sguardo e mi allontano.

Sbruffone!

Impiego tutto il tragitto fino al dormitorio per riprendermi. Sono arrabbiata con me stessa per la figuraccia e per la mia reazione. Ma davvero mi ha salutata? Mi sembrava di essere stata abbastanza chiara, non voglio avere niente a che fare con lui.

Qualcuno bussa alla mia porta.

«Posso disturbarti?» mi chiede Carly.

«Dimmi pure», sorrido.

«Volevo chiederti se hai tempo di passare di sotto tra poco. Con le ragazze vorremmo organizzare il dormitorio per la festa di sabato prossimo.»

«Di cosa parli?», chiedo.

«La solita festa d'inizio corsi», mi spiega.

Giusto. Ogni anno c'è questa festa che coinvolge tutto il campus. I dormitori rimangono aperti, le confraternite si scatenano. Non ho mai partecipato. Me ne tornavo diligentemente a casa.

«Non sono un tipo da feste», ammetto.

«Parteciperemo e, poiché anche tu vivi qui, sarebbe carino discuterne tutte insieme», insiste lei. Ha gli occhi grandi, un po' sproporzionati con il resto del viso.

«Vi va di parlarne mangiando qualcosa?» propongo d'istinto. «Un mio amico lavora a una caffetteria qua vicino e avevo già pensato di andarci. Potremmo trasferire lì la nostra riunione.»

Carly s'illumina. «Mi sembra un'ottima idea. Passo a dirlo a tutte» e sparisce lasciandomi sola.

Se proprio devo stare a sentire i loro discorsi tanto vale farlo davanti a un hamburger. 

BETWEEN (The Again Serie #3)Where stories live. Discover now