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Mi sono svegliata con un umore completamente diverso, il mondo mi sembra improvvisamente bello ed io sono pronta a tornare a vivere di nuovo. Può sembrare assurdo, ma mi auguro davvero che duri perché era da tanto che non stavo così bene e non voglio credere di essere egoista perché piango sempre meno il mio ragazzo. So solo io quanto ancora sia forte il dolore per la perdita di Connor e quanto grande il mio amore per lui. L'idea della rubrica e delle interviste mi ha smosso qualcosa dentro. Era da parecchio tempo che non sentivo tutta questa euforia in me, perché non posso chiamarla diversamente: sono euforica, letteralmente.

«Posso avere il numero del tuo capo?» mi ha chiesto Carly stamattina.

«Perché?» L'ho vista arrossire leggermente.

«Per quella cosa dell'intervista. Avrei alcune domande da fare, vorrei dare a papà delle indicazioni più precise», ha provato a spiegare.

«Puoi chiedere a me», le ho fatto notare.

«Non voglio disturbarti. Mi sembri già molto presa.»

Ho fatto finta di crederci e gliel'ho dato. Non pensavo che tra quei due potesse nascere un'attrazione.

Penso a questo mentre sto guidando, le mani strette intorno al volante del mio pickup. Sono agitata, non voglio negarlo. Ma devo vincere il mio limite. E non voglio relegare questi nuovi progetti a una telefonata arida a mio padre. Voglio guardarlo in faccia, voglio dimostrargli che pian piano sua figlia si sta riprendendo. Sarà uno shock per lui vedermi arrivare.

La cittadina è esattamente come l'ho lasciata due anni fa. Passo davanti al liceo e fermo la macchina in uno dei posti liberi nel parcheggio. Mi vengono le lacrime, ma cerco di trattenermi. Posso quasi vederci, come nei film. Io Sanne e Malek davanti all'ingresso. Logan che arriva sgasando con la sua macchina e fa voltare tutte le ragazze. Connor che cammina sicuro col bomber della squadra di football e Isabelle dietro seguita dalle sue Barbie sui tacchi a spillo. I nostri sguardi. Le nostre frasi non dette. E i baci in corridoio, gli incontri rubati dietro le gradinate del campo di football. E anche tutte le cose spiacevoli come le persecuzioni di Isabelle: quella volta che mi ha fatta cadere a mensa, o quando mi ha umiliata alla festa di Camille, o quando ha fatto fare la figuraccia a Sanne alla riunione del gruppo studentesco. La più assurda rimane il suo tentativo patetico di farmi passare per drogata quando sono svenuta con gli antidolorifici nello zaino. Le ha provate tutte per tornare con Connor e liberarsi di me. Anche rubarmi la migliore amica, metterla contro di me e rovinare un'amicizia.

Mi asciugo le guance e rimetto in moto, lasciando ignari studenti alle loro lezioni.

Parcheggio davanti casa e mi do della stupida per aver fatto passare tutto questo tempo. Davvero non sono più tornata per due anni? Suono il campanello e attendo.

Quando la porta si apre Patricia mi fissa come fossi un fantasma. «Rachel!» esclama. Poi mi abbraccia commossa. «Che succede? Come mai sei qui?» domanda.

«Affronto i miei demoni», rispondo alzando le spalle.

Lei si porta una mano alla bocca trattenendo l'emozione e si fa da parte per farmi entrare. «Tuo padre sarà così felice di saperlo. È uscito ma dovrebbe rientrare tra poco», mi spiega.

Entro nella mia vecchia cucina e sorrido. Si vede che adesso c'è un deciso tocco femminile in questa casa. Per prima cosa è in perfetto ordine, secondariamente profuma e terzo si percepisce l'amore che riempie le stanze.

«Come stai?» chiedo.

«Molto bene», risponde lei. È sempre bellissima. La più sexy psicologa scolastica che si sia mai vista.

«Posso fare una corsa di sopra a vedere la mia stanza?» domando avviandomi verso le scale.

«Credo la troverai parecchio in disordine», prova a fermarmi lei. Ma non le do corda. Sicuramente Patricia sarà una di quelle che si scusa del disordine anche con la casa impeccabile.

Quando apro la porta immaginando di trovare la mia vecchia stanzetta rosa con i mobili bianchi, mi trovo invece davanti una cameretta arancione con culla e fasciatoio. Sbatto le palpebre ripetutamente boccheggiando incapace di articolare una frase di forma compiuta.

«Stavamo pensando a come dirtelo», sento Patricia alle mie spalle. «Christopher voleva fosse una sorpresa, e siccome ci vediamo poco, volevamo trovare un modo carino.»

Mi volto. «Aspetti un bambino?»

«Sì», annuisce. Solo adesso mi rendo conto che indossa un maglione dalla forma comoda invece dei suoi abiti super attillati.

«Ma... come?» continuo con le domande. Mi aveva detto che il suo primo matrimonio era naufragato perché non potevano avere figli.

«Non lo so. Semplicemente è successo. Proprio quando io non ci credevo più», spiega. «Christopher ha detto "proviamoci", ed è quello che abbiamo fatto.»

Sto per diventare una sorella maggiore. A vent'anni. Faccio per dire qualcosa quando sentiamo la macchina di papà nel vialetto. 

BETWEEN (The Again Serie #3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora