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«Congratulazioni ancora.» Un uomo calvo si avvicina a Ivy e le stringe calorosamente la mano. «Senatore», esclama lei radiosa. John si è defilato da tempo, giusto lo spazio di assaggiare la prima portata e poi ha cominciato il giro dei tavoli stringendo mani e dando pacche sulla spalla. Cassy e Percy sono mezzi brilli ma sorridenti. Cassandra si è notevolmente rilassata adesso che porta l'anello al dito. Zack non ha mai tolto la sua mano dal mio ginocchio, forse percepisce la mia tensione. Non riesco a rilassarmi completamente. John e Ivy non mi hanno quasi mai rivolto parola, anche se sono seduta allo stesso tavolo e Mary sembra continuare a vivere nel suo mondo fantastico. «Vuoi ballare?» mi chiede Zack.«Non sono capace», scuoto la testa.«E allora? Almeno ci togliamo di qui», sorride lui.Mentre siamo in pista, mi guardo meglio attorno. Prima non ho avuto il coraggio di soffermarmi sui volti dei presenti, sapevo che tutti loro guardavano incuriositi me e non volevo essere beccata mentre ne studiavo le facce. Ma adesso, girando, posso concedermi un po' di curiosità. Noto che ci sono moltissime giovani ragazze.«Ho notato che mi guardano tutti», dico.«Perché sei bellissima», dice Zack.«O forse perché sono la tua ragazza», preciso io. «la gente è curiosa. È la prima uscita ufficiale che facciamo, il matrimonio di tua sorella è un evento particolare per presentarmi. Credo di aver catalizzato l'attenzione togliendola a Cassandra.»«Era un rischio.»«Forse non sarei dovuta venire», aggiungo.«Avrebbero dovuto fare a meno anche di me, allora.»Sorrido e gli poggio la testa contro il petto. Sento il suo cuore battere e sovrastare la musica. Quando riapro gli occhi, vedo Dickon Brown che mi fissa a qualche tavolo di distanza. Scatto sull'attenti mentre il gelo mi scorre sulla schiena.«Che succede?» mi chiede Zack fermandosi in mezzo alla pista.Il signor Brown si alza, sempre fissandomi, e si allontana per il parco. Come se fosse stato un invito implicito, mi allontano da Zack e lo seguo. «Ciao Rachel, ti trovo bene», mi dice quando sono sufficientemente vicino. Ci siamo allontanati dalla festa, intorno a noi poche persone che chiacchierano su divanetti creati apposta per chi cerca un po' di tranquillità.«Sono sorpresa di vederla, signore», dico cercando di mantenere un tono rilassato.«E perché mai?»«Perché credevo che la sua conoscenza con Mason fosse superficiale», spiego. Sua moglie lavorava per l'azienda, ma pensavo fossero in rapporti così stretti.Brown mi fissa qualche secondo. «Sono uno degli avvocati della famiglia Mason da tantissimi anni», dice.Sgrano gli occhi. Non so per quale motivo ma questa frase è quasi minacciosa. Improvvisamente quest'uomo mi fa paura. «Non lo sapevo», biascico stupidamente.«Non vedo per quale motivo la cosa avrebbe dovuto interessarti», dice lui.«L'ultima volta che ci siamo visti ero con Zack e nessuno dei due mi ha fatto intendere che ci fosse una conoscenza tra di voi», spiego.«Io lavoro per John, non per Zack. Sebbene adesso, col ragazzo in azienda i nostri rapporti si siano fatti più frequenti», risponde sorseggiando il vino dal suo calice perfettamente a suo agio. Sono sempre più confusa. «Sei ancora alla ricerca della verità?» mi chiede a un tratto.«Ora più che mai», dico stringendo i denti.Brown ridacchia. «Capisco perché John ti ha voluta nella sua squadra. Sono sicuro che saprai fare un ottimo lavoro.»Sa anche che lavorerò per Mason? «Darò il meglio di me», dico. Mi sento esausta e confusa. «Sono sicuro che ci rivedremo presto», mi saluta prima di andarsene verso un gruppetto di uomini intenti a fumare il sigaro.Rimango da sola, stringendomi nelle braccia, tremando di freddo. Cerco di regolare il respiro. «Non l'ho mai sopportato», una voce.«Mary!» esclamo vedendola spuntare da una siepe.«Non capisco proprio perché papà si debba circondare di gente come quella», continua avvicinandosi. «Non credere che quello sia l'unico avvocato che ha, è solo uno dei tanti. Ne ha per ogni occasione. Se sei John Mason devi saperti coprire le spalle», dice guardando fisso Brown.«Era il padre del mio ragazzo», bisbiglio.«Connor?»«Come lo sai?» sono sempre più sconvolta.«Lo conoscevo.»Il mio sguardo deve dire molte più cose di quelle che riuscirei a esprimere.«Sua madre lavorava per papà, una delle sue più strette collaboratrici e penso tu abbia capito che lui si affiancava solo ai migliori. Quando è morta papà era sconvolto e ha donato un sacco di soldi a Brown come risarcimento, solo perché era una sua dipendente. E poi l'ha incluso tra i suoi avvocati. Ovviamente Brown era già un colosso nel suo campo, e averlo tra le sue fila ha reso mio padre ancora più potente. Connor è stato quasi uno di famiglia i primi tempi, anche se non andava d'accordo mio fratello. Poi crescendo si vede che ha coltivato altri interessi. È stato un colpo sapere della sua morte.»Comincio a tremare.«Va tutto bene?» mi guarda lei.Mi volto di scatto e corro via. Letteralmente. Me ne devo andare subito da questo posto, non m'interessa che sia un matrimonio, che ci sia pieno di fotografi o altro. «Rachel!» sento la voce di nonna chiamarmi da qualche parte, ma la ignoro completamente. Corro più veloce i tacchi me lo consentano. Attraverso il parco e oltrepasso il portone della villa. Solo quando Zack mi afferra per un braccio, mi accorgo che sto piangendo a dirotto.«Rachel che succede?» mi chiede sconvolto.Per tutta risposta gli do uno schiaffo. «Lasciami andare!» urlo incurante dei due parcheggiatori alle nostre spalle. Lui si porta una mano al viso, sgranando gli occhi che sembrano ancora più blu alla luce del tramonto.«Bugiardo!» urlo facendo un passo indietro. «Rachel calmati! Di che cosa stai parlando?» «Non fare finta di non saperlo», urlo ancora. «Per tutto questo tempo non hai fatto altro che mentirmi, prendermi in giro.» Mi passo una mano sul viso asciugandomi le lacrime e sicuramente impiastricciando il trucco. «Tu lo sapevi», continuo.Zack fa un passo verso di me ma io metto avanti le mani. «Non ti avvicinare», ringhio. «Tu lo sapevi, lo hai sempre saputo ma hai fatto finta di niente.»«Ho capito che sei arrabbiata, ma non capisco cosa ti ho fatto di male. Almeno se dobbiamo litigare, dimmi cos'è successo», cerca di usare un tono tranquillo che mi fa imbestialire ancora di più.«Tu conoscevi Connor!», scoppio a piangere. «Quella sera in camera mia, quando hai guardato la fotografia e mi hai chiesto chi fosse, lo conoscevi già!»«Non sapevo fosse il tuo ragazzo», risponde. Non nega neanche.«E cosa cambia?» chiedo. «Quando abbiamo incontrato Brown perché non mi hai detto niente?»«Mio padre ha una sfilza di avvocati, Rachel, lui è solo uno tra i tanti. Io neanche li conosco tutti perché non sono cose delle quali mi occupo io. Sono solo nomi che sento e poi dimentico.» Sospira, poi continua paziente. «Rachel conoscevo Connor di vista, anni fa ogni tanto frequentava casa nostra, se suo padre aveva impegni col mio. Non siamo mai andati d'accordo, era una conoscenza superficiale. Aveva molta più affinità con Mary.»«Mi ha detto che vostro padre ha dato un risarcimento per la morte di sua madre.»«Papà lo fa ancora adesso. Quando salta fuori che uno dei suoi dipendenti, non importa di quale filiale, si ammala di cancro, o subisce un lutto importante in famiglia, lui stacca un assegno. Soldi per sostenere le cure, o per mandare i figli al college se qualcuno rimane vedovo. Ha un sacco di soldi, si diverte così.» Alza le spalle. «Charlotte era una delle sue assistenti dirette. L'assegno è stato cospicuo quella volta e in più ha assunto il marito tra le sue fila. Che colpa ne ho io?» Fa un passo avanti e questa volta lo lascio fare. «Che tu eri la ragazza di Connor l'ho scoperto quella sera a casa tua e non mi sembrava il caso di raccontarti tutta la storia della mia vita. Mi è dispiaciuto molto sapere della sua morte, ma non mi sono disperato perché erano anni che non lo vedevo. Forse si sentiva con Mary, ma devi chiedere a lei.»LO guardo attraverso gli occhi velati di lacrime. Mi sono arrabbiata subito, sono esplosa dopo le parole di Mary senza pensare che potesse esserci una spiegazione logica. Ma poi, è questa la spiegazione? Ci devo credere? Ci posso credere? Mason è un uomo potente, ormai l'ho capito, e che regali soldi ai suoi dipendenti è anche un bel gesto, glielo riconosco. Se Charlotte Brown era una delle sue assistenti, ci può stare che abbia assunto il marito, un segno di rispetto verso di lei. Zack e Connor, però, si conoscevano e questo mi destabilizza.«Ho bisogno di andare a casa», dico.«Ti accompagno», si offre.«No. Torna alla festa, la tua famiglia ha bisogno di te.»«Tu hai bisogno di me.»«Io me la so cavare da sola.»

BETWEEN (The Again Serie #3)Where stories live. Discover now