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«A me sembra una cosa piuttosto carina», mi dice mamma davanti a una tazza di caffè.

Alzo le spalle poco convinta. «Dormitorio aperto, così l'hanno chiamato.»

«È una specie di usanza», s'intromette Malek. «Tenere aperte le porte del dormitorio indica la voglia di partecipare. Davvero ti sei persa le feste degli anni passati?» Lancia un'occhiata a Hope che gioca sul tappeto.

«Non ci ho mai pensato», mi giustifico.

«A volte mi dispiace essermi persa tutto questo», sospira mia madre.

La guardo male. «Grazie, mamma», dico.

«O tesoro non mi fraintendere», si corregge subito. «Ovviamente ho avuto te e sono stata molto felice, ma credo che il divertimento al college sia parte fondamentale della vita di un adolescente. Lascia perdere la parte culturale della vicenda.»

«Ossia quella più importante», commento.

«Hai idea di quante esperienze puoi fare? Hai perso due anni della tua vita nascosta in quest'attico quando avresti potuto vivere la vita del campus, farti un sacco di amicizie, partecipare a decine di attività e conoscere qualche bel ragazzo.» S'interrompe. Non sanno mai come comportarsi con me quando si tratta di parlare di ragazzi.

«Punto primo non mi serve un ragazzo», dico infatti. «Punto secondo ho passato due anni a concentrarmi sullo studio e credo che la mia media te lo possa confermare.»

«Essere bravi a scuola non è tutto nella vita», dice Malek.

«Parli proprio tu?» Lei che era una studiosa di prima categoria al liceo.

«Direi che pochi meglio di me potrebbero parlare in questo caso. Guarda a cosa mi sono serviti tutti quei libri e i corsi universitari che papà mi faceva seguire a casa dopo i compiti» e indica sua figlia con un cenno della testa. «Ero promessa a Yale e invece faccio la libraia e sono mamma a vent'anni.»

«Non erano cose che potevi prevedere», dico.

«No, certo che no. E sicuramente una laurea ti aiuterà nella vita. Ma quello che tua madre sta cercando di dirti è che anche fare conoscenze ti aiuterà nella vita, creare una rete di contatti, fare esperienza. Cosa ne sai di cosa vorrai essere se non hai un metro di paragone?»

«Io voglio essere una giornalista. Devo farmi assumere alla Mason Enterprise...» comincio a dire.

«...per scoprire chi è il vero padre di Connor», finisce la frase per me mamma. Non mi piace per niente il modo in cui mi sta guardando. «Sul serio, Rachel? É questo quello che vuoi?» domanda. «Vivere la vita di qualcun altro per non dover pensare alla tua?»

«Non mi aspetto che capiate». Nessuno ci ha mai provato.

«E cosa succederà quando ci riuscirai? Mettiamo caso, e te lo auguro, che tu in qualche modo scoprirai chi è il vero padre di Connor: cosa succederà?» Non mi ero accorta che Malek fosse così schierata con mamma. «Connor è morto, Rachel, e se fosse vivo sono sicura che non ti avrebbe mai chiesto di rinunciare alla tua vita.»

Per loro è facile parlare di rifarmi una vita, come se il fatto di sapere morto il tuo ragazzo a diciotto anni sia solo una fase. Per la serie: tanto sei giovane hai tutto il tempo di trovartene un altro.

«Nessuno si aspetta che lo dimentichi», mi dice mamma afferrandomi una mano. Non riesco a guardarla. «Noi ti vogliamo bene, Rachel e vorremmo aiutarti.»

«Non potete», affermo.

«Ma tu puoi aiutare te stessa», continua lei.

«Dovresti venire a trovarci, per esempio», dice Malek. «Ogni volta devo caricare Hope in auto e guidare fin qui, quando potresti tranquillamente passare a trovarmi in negozio nel tempo libero. Io sono impegnata e ci vediamo poco. Se tu tornassi a casa ogni tanto, sarebbe tutto molto più semplice.»

«E anche tuo padre ne sarebbe felice. Non puoi costringerlo a vederti solo alla presenza dei nonni o in tempo record durante una pausa pranzo. Ha bisogno di riavere sua figlia a casa, ti vuole parte della sua nuova famiglia».

So che hanno ragione. Scappare a volte è la strada più facile. Quella più conveniente. Ti permette di non agire, di far finta che i problemi non esistano, ma la verità è che limita la tua vita e ti logora in maniera sottile, lenta ma vorace. Fino a quando devi farci i conti per forza. Potrei andare a trovare il signor Brown, anzi forse sarebbe una cosa sensata. Parlare di Connor con lui, che anche se non era suo padre era comunque la persona più vicina che aveva potrebbe farmi bene.

«Ho visto Sanne qualche giorno fa», dice Malek cambiando discorso.

«Bene», commento. Non m'importa più di quella ragazza. Un tempo era la mia migliore amica, poi mi ha pugnalata alle spalle.

«Mi ha detto che lei e Logan sono tornati insieme.»

Sgrano gli occhi e alzo il viso verso di lei. Mi fissa seria. «Dici davvero?»

«Anch'io non ci volevo credere all'inizio. So che Logan non è più andato al college e adesso sta lavorando, lei studia moda, non ho idea di dove trovino il tempo per frequentarsi.»

«Pensavo che la loro storia fosse morta al liceo. A Sanne serviva la popolarità di Logan per prendersi una rivincita su Isabelle.» Era da parecchio che non pensavo a Logan. C'è stato un tempo in cui eravamo amici del cuore, poi la sua rivalità con Connor ha fatto precipitare le cose fino al giorno in cui, ubriaco, ha tentato di farmi del male. Non dimenticherò mai la paura che mi facevano i suoi occhi.

«Dice che si sono rivisti qualche tempo fa, sono andati a prendersi un caffè e tra una chiacchiera e l'altra è scoccato qualcosa.»

«Non intendo permettere a Sanne di tornare nella mia vita», comunico.

«Nessuno te lo ha chiesto. Era solo un esempio.»

«Esempio di cosa?»

«Di come a volte le persone credono di agire secondo un fine e sono ben determinate nelle loro convinzioni, fino a quando arriva il giorno in cui si comportano nell'esatto contrario e scoprono che va bene lo stesso.»  

BETWEEN (The Again Serie #3)Where stories live. Discover now