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Quando entro nel salotto trovo nonna intenta a leggere un libro. Solleva lo sguardo e mi guarda sorpresa.

«Rachel, non ti aspettavo», mi dice alzandosi in piedi.«Ciao nonna», le vado incontro.Lei mi stringe in un abbraccio. «Se mi avessi avvisata, ti avrei fatto trovare qualcosa di pronto», mi dice.«Ho mangiato qualcosa al campus», la tranquillizzo. Poi mi siedo su una delle poltrone. «Zack come sta?» mi chiede.«Bene», dico. «Non sono ancora riuscita ad andare a trovarlo a Stanford, i ritmi non me lo permettono.»«Sei una donna molto impegnata e lascia che ti ripeta ancora una volta che immenso orgoglio è per noi saperti alle prese con una campagna elettorale. Tuo nonno era al settimo cielo.»«In verità sarei qui per vedere lui», dico.La sua espressione cambia. «C'è qualcosa che non va?» mi chiede.«No. Devo solo chiedergli alcune cose.»Sono molto stanca. Ho lavorato tutta la settimana senza sosta, non vedo l'ora di andarmene a letto. Ma da quando ho visto Mary, non c'è stato giorno che io non abbia pensato a una cosa ben specifica e devo assolutamente parlarne con lui.«Credo sia nello studio», dice nonna. Si alza e mi precede.«Rachel, che sorpresa!» mi dice nonno dopo che sono entrata nella stanza.«Posso disturbarti?» domando.«Se avete bisogno, sono di là» ci dice nonna chiudendo la porta.La stanza è quasi al buio, nonno ha una lampada da scrivania che illumina una serie di scartoffie. È questo il futuro?«Non posso farlo», dico.«Cosa? Non ho capito.»«Tutto questo» e apro le braccia. «Non sono come te, non posso prendere in mano la tua attività, non ne sarei capace e non è giusto verso papà.»«Dimmi che non è stato lui a metterti in testa queste cose», dice severo.«Cosa? No! Lui e la mamma sono felicissimi per me, ma io non mi sento in grado. Non so niente di finanza né di come si manda avanti un'impresa. Non ho mai avuto ambizioni di questo tipo, ti deluderei e distruggerei tutto.»«Siediti», mi dice indicando la poltrona. Sento caldo e mi viene da piangere. Lui si versa un drink e si appoggia alla scrivania. «Rachel pensi che tuo nonno sia un mentecatto?» domanda poi. Strabuzzo gli occhi. «No», dico.«E quindi ti avrei intestato l'azienda perché sono un masochista? Perché dopo quarant'anni di lavoro voglio vederla distruggere da una ragazzina incompetente?»«Nonno mi stai sopravvalutando», lo interrompo. «Mi sta bene che ci siamo ritrovati dopo anni e che vuoi recuperare tutto il tempo perduto. Mi sta bene che hai avuto l'illuminazione dopo l'infarto che ti ha quasi ammazzato, ma mi basta questo: venirvi a trovare, chiacchierare con te, essere rimproverata da nonna. Non voglio un impero economico da gestire perché non hai potuto darlo a mio padre e allora lo dai a me che sono l'unica che rimane. A parte il fatto che adesso c'è anche Andrew, magari lui si dimostrerà più bravo.»«Tu non ti preoccupare che tuo fratello non ha neanche un anno ed è già più ricco di quello che puoi credere», sbotta lui. Noto un leggero affanno nella sua voce, si allenta il nodo della cravatta. «Voglio che sia tu a portare avanti l'azienda, proprio perché non sei attaccata ai soldi. Da quando ti conosco, non ti ho mai sentita chiedere. Sono più che sicuro che una volta preso possesso del tuo posto, lavorerai talmente bene che sarà come ci fossi nata.» Stringe la presa sulla scrivania.«Nonno stai bene?» domando.«Ho caldo. Credo che quest'anno l'influenza mi abbia preso prima. È da qualche giorno che arrivo a sera debole.»«Forse stai lavorando troppo», dico alzandomi per aprire la finestra quel tanto che è consentito a questo piano. Una leggera brezza mi scompiglia i capelli e la frescura fa stare improvvisamente meglio anche me. «Ecco fatto» dico.Quando mi volto, trovo nonno accasciato a terra, la faccia bloccata in un'espressione orribile. «Nonno!» urlo correndo da lui. Lo tocco è rigido come un tronco, la mano al petto, l'altra trema stesa al suo fianco. «Nonno mi senti?» provo a dire. Niente, non dà segni di coscienza. Corro alla porta e la spalanco. «Chiamate aiuto!» urlo. «Un'ambulanza!» Nonna si precipita nella stanza. «Edward!» strilla alla vista del marito. Si aggrappa alla porta e comincia a piangere fissando l'espressione sul volto del nonno.«Non morire», dico piegandomi su di lui per sentire se c'è battito. «Ti prego, ti prego, ti prego, nonno. Non morire.»***Cammino avanti e indietro per la sala d'attesa del pronto soccorso. Nonna sta parlando col primario da mezz'ora ed io sono qui da sola. Mi sento malissimo. Mi siedo e mi prendo la testa tra le mani. Possibile che sia successo sul serio? Un attimo prima stavamo parlando e un attimo dopo era per terra con quell'espressione agghiacciante sul viso. Non la dimenticherò mai, popolerà i miei incubi. Ovviamente ho dovuto fare io le telefonate di rito. Papà ha detto che si sarebbe messo in macchina appena possibile e mamma mi ha chiesto se avessi bisogno di qualcosa.«Solo che il nonno non muoia», ho risposto pateticamente prima di scoppiare a piangere.I paramedici l'hanno trasportato in barella dentro l'ambulanza, nonna si è precipitata con loro. Io mi sono fatta dare l'indirizzo e ho raggiunto l'ospedale in taxi.Guardo il cellulare. Niente. Compongo il numero. «Zack, ciao. Sono di nuovo io. Ti prego chiamami appena senti il mio messaggio. Nonno è in sala operatoria, ancora non ci hanno detto niente di chiaro.» Poi chiudo la comunicazione.Ho lasciato tre messaggi nelle ultime due ore, ma non mi ha ancora risposto. Mi mordo le pellicine delle dita come non facevo da anni.«Rachel!» una voce e scatto in piedi.Abbraccio Carly più forte che posso.«Ho cercato di fare il prima possibile», mi dice guardandomi con gli occhi preoccupati. Mi limito ad annuire, non riesco a fare altro senza scoppiare a piangere.«Come sta?» mi chiede.Alzo le spalle e torno a sedermi. Si siede vicino a me e mi abbraccia, il pelo del cappuccio del giaccone mi solletica la fronte.Trascorriamo così un tempo che sembra infinito. Ho messo in silenzioso il telefono perché non voglio essere disturbata da mail o messaggi di lavoro. Lo so che probabilmente non sentirò nemmeno la chiamata di Zack, ma al momento voglio solo che qualcuno mi dica che nonno si riprenderà.«Ictus», dice nonna uscendo dall'ufficio del primario. È dritta e composta come sempre, le labbra solo leggermente tese, ma sembra ancora padrona della situazione. Non ha neanche gli occhi lucidi. «Cosa?» la guardo.«Un ictus, Rachel», ripete. Stringe il cappotto fra le mani.«Vuole un caffè signora Anderson?» domanda Carly. So che è una scusa per lasciarci sole. Nonna annuisce e infatti, appena la mia amica si è allontanata, si siede vicino a me e scoppia a piangere. «Nonna», sussurro stringendola al petto. Sembra così fragile adesso.«Non sanno cosa succederà», singhiozza. «Dicono che non è in pericolo di vita, ma devono aspettare che svanisca l'effetto dell'anestesia per vedere che cosa è successo realmente.»«Vedrai che risolveremo tutto», dico perché sono le solite frasi di circostanza quando non si sa dire altro.«Non risolveremo un bel niente, Rachel», sbotta lei tirandosi su altera. Si passa le dita sulle guance per asciugare le lacrime. «Possibile che sia stata così sciocca? Erano giorni che non stava bene.»«Nonna come potevi prevederlo?»«Da quando ha avuto l'infarto continuo dirgli che deve smettere di lavorare. Non è più uno stile di vita che può mantenere. Non so quante volte gli ho detto che se ne doveva andare in pensione. Ma lui niente, sempre ficcato in quell'ufficio.» Sospira rumorosamente. «Adesso che succederà? Rimarrà invalido? Sarà cosciente?»«Nonno ha una tempra molto forte e non è così anziano. Sono sicura che avrà un'ottima ripresa.»Mi prende una mano. «Per fortuna che ci sei tu, tesoro», mi dice. «Da quando sei tornata nelle nostre vite tuo nonno è rifiorito», abbozza un sorriso. «Certo, forse non saremo molto espansivi, forse non abbiamo i mezzi adatti per dimostrarti quanto ti vogliamo bene», mi guarda. «Ma te ne vogliamo, Rachel, non dubitarne mai.»Sento di nuovo le lacrime agli occhi. «Fortunatamente tuo nonno è riuscito a intestarti l'attività prima che succedesse tutto questo.»«Nonna veramente...», provo a dire. Ma lei è un fiume in piena. «Dovevi vedere quanto era contento. Orgoglioso. Con tuo padre le cose sono andate tutte nel verso sbagliato, ma l'idea di nominarti sua erede era qualcosa che l'ha ringiovanito di vent'anni. Sei il nostro futuro, bambina.»Ingoio ma ho la gola secca.«Adesso finalmente avrò la scusa per tenere a casa mio marito. Grazie.» Si alza e s'infila la giacca. «Vado a fare qualche telefonata.»Si allontana ed io rimango seduta, gli occhi sgranati. Mi accorgo solo quando Carly torna senza caffè che sto tremando. In un modo o in un altro devo far fronte a questa cosa, non posso rinunciare. Non adesso che nonno sta male. Non adesso che ha più bisogno di me.

Quando torniamo a casa sono stravolta. Mi ficco sotto la doccia e piango accompagnata dal rumore dell'acqua che scroscia sul mio corpo. Non sono mai stata brava a gestire i cambiamenti, di solito mi hanno sempre spaventata. Ma se penso a quante cose sono cambiate nell'ultimo anno, quasi faccio fatica a credere di essere ancora io. Come se guardandomi allo specchio dovessi vedere il volto riflesso di un'altra persona. Mi chiudo in camera con i capelli bagnati. Afferro il telefono e noto tre chiamate perse di Zack. Lo richiamo.«Ehi!» mi rispondo al primo squillo. «Scusami ho avuto una riunione dietro l'altra», dice. «Come sta Edward?»«L'operazione è andata bene. Domani avremo i primi riscontri», dico con una voce orribile. Sono infilata sotto le coperte, mi sento uno straccio.«Sono pieno di riunioni anche domani, Andy mi ha riempito l'agenda d'impegni, ma vedrò di prendere un aereo il prima possibile», dice.Carly entra silenziosamente in camera e mi lascia una camomilla calda sul comodino. Poi mi lancia un bacio e se ne va chiudendo la porta.«Non ce n'è bisogno», dico. «Non preoccuparti.»«Certo che mi preoccupo. Edward ha avuto un ictus.»«Ed io avrei voluto che tu fossi qui», dico stringendo gli occhi mentre un'altra ondata di lacrime mi avvolge. È difficilissimo concentrarmi e trattenerle. Non voglio piangere al telefono.«Rachel anch'io avrei voluto essere lì.»«Sarei voluto tornare a casa e vederti qui ad aspettarmi e dirti queste cose di persona mentre tu mi abbracciavi», dico tutto d'un fiato. «Invece sei a chilometri di distanza e non c'è niente che possiamo fare.»«Ti ho detto che verrò appena possibile.»«Ma non sarà adesso», ribatto.Silenzio.«Adesso sei confusa, arrabbiata, lo capisco», dice poi.«Non sono né confusa, né arrabbiata», rispondo calma. «Ma capisco cosa intendeva Olivia sulle relazioni a distanza», continuo. «Tutto sembra possibile finché si tratta di telefonarsi e segnare i giorni sul calendario. Ma quando succedono cose imprevedibili come queste, la distanza diventa un macigno. E ne senti tutto il peso.»«Io non sono qui a giocare», la sua voce si fa più dura.«No, certo, Andy bada a tenerti impegnato», ribatto.Sono una deficiente. Me la sto prendendo con lui e non faccio altro che farmi ancora più male. «Andy è la mia assistente ed è pagata per fare il suo lavoro», risponde Zack paziente. «E non mi sembra questo il momento di precisare le ovvietà. Un anno, Rachel, questo è il tempo che ci è stato chiesto. E se dopo due mesi questo è il risultato, credo che saranno i dodici mesi più difficili della mia vita.»«Pensavo che avremmo comunque avuto più tempo per stare insieme.»«Mio padre ti ha imbottigliata con la sua campagna per il libro.»«Dici che lo abbia fatto apposta?»«Per tenerci ancora più lontano? Assolutamente sì», è maledettamente sicuro. «Ma l'ha fatto anche perché sa che gli tornerai utile. Ed io credo in te e non mi metterei mai a dirti che mi pesano le tue scelte solo perché faccio fatica a starti lontano.» Il suo tono si addolcisce. «Mi manchi da impazzire, Rachel. Mi manca ogni secondo con te e ogni secondo che non posso condividere con te. Ma non ci aiutiamo se ci fermiamo a pensare solo a questo. Pensiamo che lo stiamo facendo perché siamo due persone adulte e responsabili che credono in quello che fanno e che vogliono cogliere e imparare il più possibile dalle possibilità che ci sta dando la vita.» Fa una pausa. «Io non lo so cosa succederà domani. Non ne ho la minima idea. Ma so che il mio presente è qui a Stanford come il tuo è a New York. E so anche che l'unica cosa certa che vedo nel mio futuro siamo noi.» Sospira. «L'importante è che lo vedi anche tu.»«Mi dispiace», dico. «Mi sono spaventata da morire oggi e la nonna non mi ha aiutata per niente scaricandomi addosso altre responsabilità che ero pronta a rifiutare. Non dovevo prendermela con te. »«Io ci sarò sempre ogni volta che sarà necessario. E soprattutto farò sempre il tifo per te.»«Ti amo», dico.«Ti amo anch'io», risponde lui.

BETWEEN (The Again Serie #3)Where stories live. Discover now