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«Com'è stata la tua infanzia, all'ombra di un padre così importante?» chiedo, quaderno degli appunti in mano e registratore di fianco.

Siamo nel parco del campus, seduti all'ombra di un albero. Non è la giornata ideale per stare all'aperto, il sole è caldo ma l'aria no, ma piuttosto che stare chiusa in una stanza con Zack mi sarei tagliata una mano.

«Cosa ti aspetti che risponda?» mi chiede.

«Per esempio la verità», dico alzando le spalle. Sono molto rigida, non riesco a sciogliermi con lui.

«Preferisci che ti risponda che è stato l'esempio per essere ciò che sono adesso e ciò che vorrò diventare in futuro oppure si legge di più un articolo in cui piango la sua assenza e descrivo la recita scolastica in cui la sedia vuota col suo nome appiccicato sopra mi ferì così tanto da rovinarmi l'infanzia ricca e agiata?»

Sospiro rumorosamente e mi porto le mani alle tempie. «Senti», dico guardandolo in faccia.«Se collabori, finiamo in fretta e siamo liberi di andarcene. Non stai facendo la campagna presidenziale, prendi questa rubrica come un giornale di gossip, lo leggeranno solo le ragazzine curiose. T'interessa del loro parere?»

«Ah, le donne e la sindrome premestruale», sospira lui tragico.

«Devo ripeterti la domanda o te la ricordi?» chiedo ignorando il commento.

Lui mi fissa un secondo di troppo prima di cominciare a parlare. «Ho sempre ammirato mio padre», dice. «Fin da quando ricordo l'idea che lui sapesse creare nuovi mondi mi entusiasmava. Quando sei un bambino, la realtà la immagini un po' come ti pare, ed io ero dell'idea che papà facesse qualcosa per il bene degli altri. Inventava programmi tv che poi le famiglie potevano guardare tutti insieme, pubblicava libri che col tempo si affermavano nel mondo dell'editoria. Casa nostra è stata un circolo di gente illustre per un sacco di tempo, la gente si sarebbe venduta l'anima per avere un'occasione con Mason. Ma non ho mai voluto essere come lui», termina.

Inarco le sopracciglia curiosa. Lui mi si avvicina e poggia la sua mano sulla mia, facendo pressione sul mio indice per mettere in pausa la registrazione.

«Da un grande potere derivano grandi responsabilità, non è così che si dice?» bisbiglia pericolosamente vicino al mio viso. «Ed io sono più che sicuro che John Mason sia il diavolo in persona, altrimenti non si spiega.»

«Non si spiega cosa, Spiderman?» chiedo trattenendo il respiro mentre il cuore mi martella nelle orecchie.

«Non ha mai avuto un fallimento, uno sbaglio, un periodo negativo. La Mason Enterprise è un impero in ascesa da vent'anni. Filiali aperte in giro per il mondo, mio padre sempre con la valigia in mano, mia madre sempre più sola a crescere me e le mie sorelle. Lo sai cosa significa questo?»

«Che i suoi sacrifici vi hanno garantito il lusso in cui affogate? Che tua madre è una casalinga alcolizzata che non sa che farsene dei soldi del marito? Che tu ti droghi ed è tutta colpa di tuo padre?» sparo a raffica un sacco di luoghi comuni che ho già sentito.

Zack sorride. «No. Significa che mio padre è un pezzo di merda di quelli che sanno il fatto suo. Che dietro ogni sorriso di John Mason c'è già un universo di calcoli. Che la sua non è apparenza ma strategia. Non mi stupirei di venire a sapere che si è scopato ogni singola segretaria di ogni filiale. E che mia madre ne sia perfettamente consapevole.»

«E tu sei sicuro di non voler essere come lui?» Dopotutto non l'ho beccato a letto con una meno di un'ora fa?

Lui si ritrae, toglie la mano e la registrazione riprende. Il distacco dal suo corpo mi procura un brivido di freddo. «Non si può aspirare alla perfezione, rischi di scottarti», dice con il tono di voce cordiale di prima riprendendo la risposta da dove l'aveva interrotta.

«Ultima domanda», dico sfogliando gli appunti. «Come ti vedi nel futuro?»

«Sposato e con tanti bambini felici che corrono in giardino», dice sbattendo le ciglia.

Lo fulmino con lo sguardo. «Non riesci proprio a rimanere serio?» sbuffo.

«Non quando ci sei tu». Mi fa l'occhiolino.

«Ti prego risparmiati queste bieche battute d'abbordaggio. Funzioneranno con le disperate, per mia fortuna non lo sono ancora.»

«Mi vedo realizzato, ricco e circondato di persone adoranti», risponde. «Non è detto che arriverò ai livelli di mio padre, ma se mi ha insegnato qualcosa in tutti questi anni è coltivare l'ambizione. Ed io sono ambiziosissimo. Punto sempre in alto, al meglio, e ottengo sempre quello che voglio.»

Per quanto la sua carica erotica sia pazzesca e innegabile, non ho nessuna intenzione di trasformarmi nel suo giocattolo sessuale, né tantomeno nella preda irraggiungibile da "prima o poi sarai mia". E deve capirlo subito.

«Bene», dico chiudendo il quaderno e stoppando il registratore. «Grazie per il tuo prezioso tempo. Il giornale ti farà avere una copia della rubrica non appena stabiliremo la tiratura di stampa», termino alzandomi.

«Posso offrirti da bere?» mi chiede sfiorandomi un gomito.

«No, grazie. Ho del lavoro da fare.»

«E non può aspettare il tempo di un caffè?»

Possibile che sia così tardo nel comprendere?

«Senti Zack», decido di andare al sodo. «Ho avuto la mia intervista, tra qualche giorno avrò quella con tuo padre e ti ringrazio per la disponibilità a nome del giornale. Detto questo le nostre strade si dividono, esattamente com'erano prima. Prendere un caffè insieme non ha senso, non siamo amici e non voglio che lo diventiamo.»

M'incammino verso il dormitorio.

«Perché?» mi urla dietro Zack.

«Cosa?» mi volto.

«Ti faccio così schifo?»

«Per niente», alzo le spalle. «Sei un bellissimo ragazzo e non credo tu abbia bisogno di sentirtelo dire da me. Ma per il resto non hai niente da offrirmi.»

«Ho un sacco di soldi», dice a mo' di sfida.

«Con i quali puoi comprarti un sacco di compagnia più o meno di lusso. Ma io non sono in vendita.»

«Non ho intenzione di rincorrerti», sbotta. «Lo so cosa stai facendo e sappi che non imploro le ragazze. Se qualche tua amica al dormitorio ti ha consigliato di giocare a tirartela perché così io inizierò a darti la caccia, sappi che non funzionerà.»

«Benissimo», annuisco con un sorriso. «Buona giornata.» E mi allontano lasciandolo lì.

BETWEEN (The Again Serie #3)Where stories live. Discover now