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Non riesco a descrivere quanto forte mi batta il cuore davanti a questa immensa porta a vetri. Sono ferma sui gradini del palazzo da circa venti minuti con lo sguardo rivolto all'entrata dove decine di persone mi continuano a passare davanti, alcuni mi guardano incuriositi, altri neanche mi vedono assorbiti dai fatti loro.

Stringo forte tra le dita la scritta AGAIN del mio braccialetto e a stento controllo l'emozione.

«Signorina ha bisogno di una mano?» mi domanda all'improvviso un signore in divisa. La sua pelle scura è imperlata di sudore nonostante non faccia caldo.

«Ho un appuntamento col signor Mason e mi sembra una cosa talmente incredibile che temevo di avere un attacco di panico», spiego.

Lui sorride benevolo. «Venga allora, l'accompagno dentro.»

Lo seguo docile come un cagnolino e raggiungo le segretarie.

«Deve vedere il signor Mason», mi precede l'uomo.

«Il signor Mason è occupato», mi dice la brunetta come se parlasse a un cretino.

«Ho un appuntamento», sottolineo.

«Il signor Mason non porta mai i suoi appuntamenti in ufficio», sghignazza la bionda.

«Documento», si rivolge a me la brunetta porgendomi la mano.

Le do il mio documento e rimango in attesa di badge e istruzioni.

In ascensore mi controllo velocemente senza gesti clamorosi nel timore che sia controllato dalle videocamere. Rileggo il messaggio che Malek mi ha inviato stamattina con l'in bocca al lupo e sospiro per farmi coraggio.

Percorro il lungo corridoio illuminato dalle ampie finestre che danno una vista splendida di Manhattan e raggiungo una segretaria.

«Rachel?» mi domanda affabile

«Sono io», sorrido a mia volta.

«Avviso il signor Mason» e schiaccia un pulsante.

Un istante dopo si spalanca l'imponente porta di legno alle sue spalle e John Mason in persona in un completo blu di ottima fattura e i capelli brizzolati che gli regalano quel fascino tanto esaltato dai siti di gossip mi accoglie nel suo ufficio. Assomiglia moltissimo a suo figlio. Stessi occhi azzurri, stessa sicurezza. L'ho sempre incontrato alle cene dei nonni, ma a parte qualche saluto di circostanza non ho mai avuto l'ardire di farmi avanti. Cerco di riprendermi.

Le pareti sono blu, un blu scuro caldo e accogliente, i mobili di legno scuro e le ampie vetrate sono pazzesche, la visuale toglie il fiato.

Mi accomodo su una delle poltrone di fronte alla scrivania e mi preparo tirando fuori il mio materiale. Gli porgo la copia stampata dell'intervista di Zack, nel caso voglia dargli un'occhiata.

«Mi ha detto mio figlio che sei un tipo interessante», dice dopo avergli gettato appena un'occhiata.

«Spero sia un complimento», abbozzo un sorriso.

«Non saprei. Dimmelo tu.»

«I rapporti con suo figlio sono stati esclusivamente professionali, per cui mi auguro fosse sincero.»

«Sei riuscita a strappargli un'intervista. Come hai fatto?»

«Avrà capito che ero disperata», la butto sul simpatico ma fallisco miseramente.

John Mason mi fissa imperscrutabile.

«La verità è, signore, che ci tenevo particolarmente a questa rubrica. Per la prima volta mi viene dato in mano, in totale gestione, un progetto da produrre. E per me, che sono sempre stata una correttrice di bozze, è un enorme passo avanti che voglio guadagnarmi e gestire al meglio. Non avrei permesso a nessuno, neanche a suo figlio, di mettermi i bastoni tra le ruote», dico. Poi trattengo il fiato.

«Incredibile quanto somigli a tua nonna», dice lui. «Elinor è sempre stata una donna decisa e determinata e se non conoscessi la vostra storia, direi che ti ha cresciuta a sua immagine e somiglianza. Evidentemente i geni si sono trasmessi ugualmente.»

Decido di prendere anche questo come complimento e mi limito a un altro sorriso di circostanza perché non so proprio cosa rispondere.

«E cosa vorresti fare dopo la laurea, Rachel?» mi chiede.

Rispondo a bruciapelo. «Lavorare per lei, signor Mason.»

Lui sgrana gli occhi e poi scoppia a ridere. «Comincio a capire Zack», dice.

Non capisco cosa ci sia di divertente e la cosa è anche abbastanza mortificante.

«Sono seria signor Mason», ricalco. «L'unico motivo per cui sto seguendo questo corso di laurea è perché ambisco a ottenere un posto nella sua azienda», sottolineo.

«Quasi mi dispiace per te. Chissà che peso terribile da sopportare», mi dice. «Concentrare tutte le proprie ambizioni e i propri sforzi in un unico tentativo è un rischio altissimo. Non hai un piano B? Se fallisci in questa impresa che cosa farai?»

Faccio finta di pensarci un attimo. «Semplicemente non fallirò», dico guardandolo fisso negli occhi.

John Mason tira le labbra. «Tuo nonno mi aveva accennato a questa cosa, ma gli ho detto chiaramente che non prendo raccomandazioni. Non ti assumerò solo perché conosco Edward da una vita. Ti dovrai sforzare di più.»

«Mi assumerà perché riconoscerà il mio valore», forse sto esagerando. Di solito non me la tiro così tanto.

Inspiegabilmente Mason ride. «Che ne dici di cominciare l'intervista?» mi chiede fissano il mio registratore.

«Ottima idea», esclamo sistemandomi sulla sedia. 

BETWEEN (The Again Serie #3)Where stories live. Discover now